Io, tu, noi: chi siamo sul web?

Riflessioni sul mondo social e dintorni. Perché, c’è da scommetterci, se Antonio morisse oggi, i ragazzi darebbero la notizia sui social e in poco tempo essa diventerebbe virale.
14 Giugno 2022 | di

La più antica biografia relativa alla vita di sant’Antonio ci narra come, incredibilmente, la notizia della sua morte sia stata data proprio da un gruppo di ragazzi che la spargono in giro gridando: «È morto il padre santo, è morto santo Antonio!». E questo con grande sconcerto dei francescani, che non avrebbero voluto diffondere troppo la cosa per evitare assembramenti legati alla sua venerazione e anche lotte tra fazioni cittadine per custodire, come privilegio e potere, il corpo stesso del Santo. Eppure quei ragazzi gridano a gran voce una notizia vera, che è reale e che, per primi, hanno appreso non si sa come. La rivelano senza quella prudenza e quel calcolo che in questa vicenda appartiene invece al mondo degli adulti. Potrebbe quindi partire da qui una nostra riflessione su quale sia oggi il rapporto tra gli adolescenti e il modo di comunicare, dove prende grande spazio, ovviamente, il mondo dei social e tutte le implicazioni dell’«esserci virtuale» della vita dei giovani.

La prima considerazione, quindi, potrebbe proprio riguardare il come la realtà, e dunque l’idea di verità che vi è connessa, venga tante volte stravolta nell’essere presenti sui social, dove si veicola un messaggio e si dà un’immagine di sé frammentata, se non addirittura alterata e falsata, che spesso è altro da sé. È il caso di Lara, che fin da piccola ama immensamente la danza classica e frequenta scuole e corsi, anche se la sua costituzione fisica non è propriamente adatta a volare sulle punte: Lara è piuttosto massiccia, muscolosa e tarchiata. Non è una ragazza troppo grossa, ma ha un corpo robusto, troppo robusto per quello che vorrebbe fare. Così, durante le lezioni di danza e i relativi saggi è sempre frustrata, perché vede le sue compagne volare come libellule e lei si sente sempre ultima come prestazione e bravura, sia negli esercizi, sia negli spettacoli. Comincia dunque a creare vari video su TikTok dove, partendo da originali che si è fatta fare durante le lezioni, deforma la sua immagine, assottiglia le sue gambe, i fianchi, il punto vita… rimpicciolisce il seno e allunga perfino il collo. I suoi video diventano velocemente virali, perché lei li commenta con leggerezza e simpatia, esaltando le sue prestazioni. Si piace talmente in quei video e li riguarda così tante volte che, quando si specchia alla sbarra nel salone della scuola, non vede più la sua goffa immagine, ma quella dei suoi video: che successo che ha lì, e quanto pubblico!

Chi è Lara, ormai, potremmo chiederci. Riesce ancora a percepire bene quale sia la sua immagine reale, quella vera? La realtà per lei coincide allora con la verità che ha in testa e negli occhi? I ragazzi che annunciano la morte di Antonio lo fanno col loro corpo, con la loro voce, col loro correre per la città spargendo parole. Oggi, diversamente, il corpo e la fisicità sembrano c’entrare poco nel modo di relazionarsi degli adolescenti che scelgono i social come luogo preferito, ad esempio, per giocare e stare insieme. Fino ad arrivare al paradosso di forme di comunicazione ibrida, dove non si riesce ad abbandonare lo smartphone come unica possibilità di scambio con i coetanei. È il caso di un piccolo gruppo misto (ragazzi e ragazze adolescenti) seduti vicini su un marciapiede di fronte a un supermercato, tutti immersi nel loro cellulare, in evidente silenzio tra loro. A un certo punto, una ragazzina si alza di scatto e si rivolge a un ragazzo poco lontano con un sonoro: «Cretino!». E se ne va. L’amica, solidale, si alza per seguirla e dice allo stesso ragazzo: «Potevi evitare di scriverle quella cosa!». Se ne deduce che stessero chattando tutti insieme, parlando di un determinato argomento in quel modo, evitando però il confronto diretto personale, suscitato solo alla fine dalla forte reazione di rabbia della prima ragazza. Anche qui ci chiediamo: quale presenza avvertono di più questi ragazzi? Come il loro corpo si esprime, quando la parola viene mediata da uno strumento virtuale? E, infine, quale corpo vivono, mentre si relazionano?

Inoltre, se la realtà virtuale sempre più spesso prende il posto della realtà oggettiva, potremmo chiederci in quale caso avvenga una vera pienezza di contatto tra i giovani che scelgono queste modalità. Se infatti un’amicizia che nasce online può esprimersi nel limite e nei margini che la virtualità consente, è spontaneo chiedersi quale pienezza un ragazzo possa avvertire e quale intensità sperimenti nelle relazioni che crea così. È il caso di Sammy, la cui madre, dopo il primo lockdown, trascina in gita con lei a visitare Matera per un week end. Di rito ovviamente è inclusa la passeggiata serale suggestiva ai Sassi illuminati, così verso mezzanotte Sammy e la madre sentono una splendida musica di pianoforte diffondersi dappertutto e si accorgono che c’è una ragazza che sta suonando realmente. Quando finisce, Sammy le si avvicina e la saluta, scambiano diverse parole e la madre a distanza non riesce a capire che cosa stia succedendo. Quando si lasciano, la madre chiede spiegazioni e Sammy, tranquillo, risponde: «La conosco, è mia amica su Instagram! Sapeva che venivo, mi aspettava. Si chiama Luna, le ho già fatto un video, devono sentire tutti quant’è brava!». La madre non si capacita: «Ma com’è possibile? Sono mesi che siamo chiusi in casa, come hai fatto a fare amicizia così? Sembrava che vi rivedeste dopo tanto tempo… io non riesco proprio a capirti! Allora domani vi rivedete, prima che partiamo?». Sammy sbuffa, per lui la conversazione è già finita e di quell’argomento hanno già parlato abbastanza: «Dai mamma, andiamo in albergo a dormire, sono stanco! Perché la dovrei rivedere domani? Ci siamo già visti, non farti i tuoi soliti film!».

Che cos’è l’amicizia per Sammy? Non sembra la stessa cosa di cui gli parla sua madre, lontana anni luce da come lui vive la sua relazione con Luna, che pare dipendere molto poco da quanto si vedono dal vivo; eppure Sammy sembra tenerci molto a quella Luna che abita a Matera, mentre lui vive a Bologna. E anche questo sembra che non gli crei un gran problema. Tirando le fila, forse la vera domanda sta proprio nel rapporto che corre tra realtà, verità e forse anche viralità: oggi più una cosa si diffonde, più appare vera. In tutti gli esempi che abbiamo visto, infatti, esistono piani che spesso si sovrappongono tra loro o si sostituiscono scambiandosi di posto come in un gioco. E qui il rischio maggiore diventa proprio questo: perdere se stessi in una comunicazione amplificata, deformata, condivisa e rimbalzata fino a smarrire ogni possibilità di controllo sulla sua diffusione. Così, in questo modo di comunicarsi e di comunicare, i ragazzi spesso confondono i confini della propria figura, non solo esteriore ma anche interiore. Ci piacerebbe chiedere a Lara, alla ragazza «senza nome» davanti al supermercato e a Sammy: ma voi chi pensate di essere veramente? E chissà come avrebbero comunicato loro, sui social, la morte di sant’Antonio!

 

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Data di aggiornamento: 14 Giugno 2022

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