La gioia del Vangelo
«È domenica 8 agosto, la S. Messa viene celebrata all’aperto in un giardino che fiancheggia una stradina molto frequentata. Siamo in un ridente paesino dell’Appennino bolognese. Conto i giovani presenti: zero. Una constatazione che deve fare riflettere molto più di ieri. I nostri giovani si vergognano a partecipare o ritengono tutto vecchio, superato. O entrambe le cose.
[Una settimana più tardi]
Nello stesso luogo di domenica scorsa ho partecipato alla S. Messa all’aperto. Oggi, di fronte all’altare, ci sono cinque giovani che partecipano attivamente. La Chiesa vive».
Lettera firmata
Questo messaggio risale all’estate scorsa, ma ci dà buoni spunti per alcune riflessioni sulla relazione tra i giovani di oggi e le celebrazioni ecclesiali. Il nostro lettore propone due interpretazioni all’assenza iniziale alla partecipazione della Messa. Se sulla vergogna è difficile ragionare, essendo un sentimento personale, vissuto da ciascuno in modo particolare, per quanto riguarda il ritenere «tutto vecchio, superato», possiamo spendere alcune parole. Sicuramente i giovani percepiscono una certa distanza, talora una sensazione di estraneità rispetto ai riti che si compiono; questo è in parte dovuto alla difficoltà di comprendere il linguaggio utilizzato, soprattutto a livello simbolico. La liturgia è ricchissima di segni ed elementi significativi, che però fatichiamo a cogliere, forse anche per un clima culturale diverso da quello in cui si è formata.
In questo senso, è importante riscoprire la tradizione, che non è anzitutto un insieme di regole, precetti e abiti, ma soprattutto è la consegna della fede. Questo è il dono prezioso che la Chiesa custodisce e tramanda, quel dono che i giovani hanno diritto di ricevere. A volte la preoccupazione è quella di coinvolgerli, di farli sentire protagonisti, di dar loro un posto di rilievo: il rischio che si nasconde dietro a questo è di mancare l’obiettivo autentico, che è l’incontro con il Signore Gesù che apre a un rinnovato incontro con gli altri.I giovani hanno sete di essere amati e di amare, sete di bellezza: questo segna la loro esistenza e sappiamo che è quanto Dio offre a noi, il cuore del messaggio cristiano. Forse ciò che manca, come dice il Papa, è la gioia dell’annuncio del Vangelo, che nasce da un’autentica cura dell’intimità con il Signore.
È bello anche vedere che la risposta dei giovani è inaspettata, come nell’esperienza del nostro lettore; così è anche nel Vangelo: «Il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa» (cfr. Mc 4,27). Attenzione, però, a non caricarli con le nostre attese: spesso siamo troppo preoccupati di mandare avanti quello che già stiamo facendo e il giovane diventa l’ottimo sostituto, l’animatore, il catechista, il membro del consiglio… e ci scordiamo che anzitutto è una persona in cammino, con le sue fragilità e ambiguità, e ha bisogno di far esperienza autentica della vita cristiana nel quotidiano.
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