Torniamo a sognare
«Una luce c’è in primavera, non presente nel resto dell’anno, in qualsiasi altra stagione» (Emily Dickinson). Siamo ancora capaci di vedere questa luce? Sappiamo ancora lasciarci accendere dall’energia della vita, fidarci della sua forza e lasciarci portare, liberando il nostro desiderio dalla gabbia dei bisogni immediati e delle paure?
Siamo provati da questi anni di pandemia, abbiamo capito che nessun «ritorno alla normalità» è possibile perché è con circostanze ormai mutate che dobbiamo fare i conti: crisi di tanti settori, crescita della povertà e delle disuguaglianze, montare della rabbia degli esclusi o di chi non accetta le regole imposte in un’emergenza ormai stabile.
Sono soprattutto le generazioni più giovani che stanno pagando un prezzo elevato, in termini di socialità, formazione, prospettive. In molti stanno accusando sofferenza psicologica, apatia, ritiro dal mondo. È a loro che bisogna guardare con sollecitudine. Lanciando un invito al coinvolgimento, alla presa di responsabilità, alla contribuzione al bene comune, che ha bisogno di linfa nuova, del loro sguardo sul mondo.
È l’invito di papa Francesco: «Stare in piedi mentre tutto sembra andare a rotoli; essere sentinelle che sanno vedere la luce nelle visioni notturne; essere costruttori in mezzo alle macerie; essere capaci di sognare. Perché questo fa chi sogna: non si lascia assorbire dalla notte ma accende una fiamma, una luce di speranza che annuncia il domani».
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