IPER, alla riscoperta delle periferie
È partito lo scorso 2 maggio, ma è ancora in piena attività il Festival delle periferie IPER, un progetto a cura di Museo delle periferie, promosso da Roma Capitale e Azienda Speciale Palaexpo, giunto quest’anno alla quarta edizione con il tema «Urbs et orbis. Roma e le altre: città allo specchio». Tra proiezioni, tavoli di lavoro, esplorazioni urbane, mostre, incontri, performance, presentazioni di libri e riviste, convegni, spettacoli teatrali, tavole rotonde, letture… la kermesse – che chiuderà i battenti il 28 maggio – si propone, per dirla con le parole di Massimiliano Smeriglio, Assessore alla Cultura di Roma Capitale, di «accendere i riflettori sulle aree spesso marginalizzate che sono parte integrante della nostra identità e per questo ricchissime di potenzialità». Un appuntamento, dunque, prezioso «perché svela e mette in evidenza il territorio nella sua interezza costruendo luoghi di partecipazione, condivisione e confronto».
Nato in versione phygital durante la pandemia e svoltosi successivamente negli spazi polifunzionali della Pelanda al Mattatoio, ora IPER è divenuto un Festival diffuso che coinvolge diversi luoghi e istituzioni della Capitale: il Palazzo delle Esposizioni, il Macro, la Casa dell’Architettura, la Casa del Cinema, il Teatro Ateneo, il Teatro di Tor Bella Monaca, il Teatro Biblioteca Quarticciolo, la Società Geografica Italiana, il Museo delle Civiltà, il MAAM, Piazza Tevere, il Museo condominiale di Tor Marancia, il Quadraro… «In un mondo globalizzato che offre risposte standardizzate – e spesso inadeguate, perché fondate su un modello che in maniera sempre più efficiente riproduce se stesso senza evolvere o mutare, anzi eliminando sistematicamente le anomalie e le mutazioni – è in periferia, nei luoghi meno interessati dalle attività estrattive che succhiano energie e futuro al Pianeta e alla città, che possiamo andare a cercare residuali e a volte temporanei spazi di sperimentazione – spiega il direttore artistico del Festival, Giorgio de Finis –. “Crepe” che possono essere abitate in controtendenza e al cui interno l’immaginazione e la politica (nel senso etimologico del termine) trovano ancora la possibilità di esprimersi».
Da non perdere, tra i prossimi appuntamenti, il 20 maggio, alle 19, alla Real Academia de Espana en Roma, l’incontro «Città allo specchio tra arte, memoria e immaginario» a cura del sociologo Raffaele Quattrone con gli interventi di Inés Camara, Massimiliano Casu, il Collettivo ATI, Jorge Conde, Bruno Delgado, FOD (Francisco Olivares Diaz). Sempre il 20 maggio, alle 10, presso l’American Academy in Rome: la visita guidata (su prenotazione) alla scoperta della mostra «Women and ruins: archaeology, photography and landscape», dedicata all’influenza e allo spirito di avanguardia di un gruppo di donne che, agli inizi del Novecento, hanno contribuito a documentare l’archeologia e i suoi paesaggi da nuovi punti di vista. A seguire, il 21 maggio, alle 16.30, nella Sala Auditorium del Palazzo delle esposizioni, la lettura: «È ancora possibile fotografare Roma?» con il fotografo Marco Barbon e lo scrittore Valerio Mattioli.
Si svolge invece il 22 maggio, dalle 9.30 alle 18, il convegno in collaborazione con la Società Geografica Italiana «La città e i segni: fregi e sfregi», un incontro con dibattito sulla street art e sul suo rapporto con lo spazio urbano e con i territori. Venerdì 23 maggio sarà poi la volta di Anselm Jappe, filosofo e docente di estetica all’Accademia di Belle Arti di Roma, che alle 17, nell'Aula Magna di ABO Roma, terrà la lettura «Il cemento di Roma». Un materiale, quest’ultimo, che ha permesso di creare a basso costo gli alloggi popolari nella periferia della Capitale.
È fissata per il 24 maggio, dalle 15.30 alle 17.30, la visita guidata «Rigenerare Tor Bella Monaca», a cura di ABOR Architetti Associati e in collaborazione con Open House Roma. Mentre il 27 maggio si terrà alle 10 al Museo delle Civiltà il convegno internazionale «I have known rivers and cities. African cities on the move». Tema del giorno: «Cosa può apprendere Roma da città come Cape Town ad Abidjan, da Niamey a Yaoundé, da Luanda a Dakar, metropoli che sfuggono ai parametri architettonico-urbanistici occidentali, in continua mutazione?».
Info: www.iperfestival.it
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