La Costituzione va a teatro
Siamo già in settembre, si riaprono le scuole, i banchi tornano a vivere accogliendo bambini/e, ragazzi/e e insegnanti. Oltre alle scuole, riaprono i teatri e le rispettive compagnie iniziano ad allestire i loro spettacoli da portare in giro per il mondo. Anni fa ho avuto il piacere di imbattermi nella compagnia teatrale denominata «Teatro di Camelot», il cui direttore artistico, il regista Alberto Canepa, è diventato un mio amico e così, parlando, mi ha raccontato la sua storia. Alberto nasce nel 1946 a Genova; agli inizi della sua carriera ha partecipato al festival di Sanremo accompagnando il brano Jesahel del gruppo musicale Delirium, poi ha collaborato come attore teatrale con Giorgio Gaber e Dario Fo. Oltre che attore e regista, è produttore di tante trasmissioni televisive e di tanti spettacoli teatrali. Ma la cosa più interessante è che tutte queste esperienze lo hanno portato, nel 1999, a fondare l’«Associazione culturale Camelot».
Dal sito del «Teatro di Camelot» leggiamo alcune cose molto interessanti: «Teatro di Camelot onlus è il frutto di un costante lavoro di ricerca [...] che mette in pratica, proprio per il piacere di fare, l’arte teatrale con la disabilità a vantaggio di tutti. Il teatro per noi è uno spazio di azione e movimento, pause e attese attraverso cui vivere il quotidiano oltre tutte le aspettative. Lavoriamo per trasmettere la nostra passione alla gente senza esclusioni o discriminazioni […]. La nostra linea guida è l’idea che attraverso lo spazio creativo si possa dare risalto a ciò che spesso viene messo in disparte, nascosto perché considerato non adatto alla scena, mentre per noi proprio nello spazio creativo del teatro ognuno va bene così come è, unico e necessario con le sue differenze e le sue caratteristiche peculiari. Anzi, proprio la diversità è un valore aggiunto che attraverso l’arte può dare linfa vitale allo spettacolo». Il cavallo di battaglia di questo gruppo è quello di raccontare la Costituzione dal loro punto di osservazione che, a mio parere, è una interessante intuizione, visti i tempi che corrono. Già il titolo dello spettacolo teatrale è tutto un programma: Siamo uomini o caporali? Raccontiamo la Costituzione italiana a teatro.
Mi sono fatto aiutare da Federico Feliziani, un attore con disabilità del «Teatro di Camelot», con cui abbiamo fatto una piccola chiacchierata sulle ragioni di portare in teatro la nostra Costituzione, e lui ha condiviso con me delle considerazioni molto importanti. Alla domanda se mancasse qualcosa alla Costituzione italiana, ha risposto con saggezza: «Il dovere di leggerla e poi, possibilmente, quello di attuarla. Fuor di battuta: la Costituzione italiana è un grande esercizio di equilibro e inclusione. Anche quando pensiamo che manchi qualcosa, in realtà, nelle virgole c’è. Se da domani tutti iniziassimo a fare quello che c’è scritto, questo Paese cambierebbe in un modo impressionante. La Costituzione italiana è rivoluzionaria: peccato che la attuiamo a spizzichi e bocconi». Sono molto d’accordo con lui, abbiamo una Carta Costituzionale che credo sia la più bella al mondo: bisogna però leggerla con attenzione, e rileggere anche le virgole, così da trovare in essa quel senso della nostra identità, che spesso scordiamo. E voi siete uomini o caporali? Scrivete a claudio@accaparlante.it e sulle mie pagine Facebook e Instagram.
Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»!