La diaspora circassa e tatara
Le antiche popolazioni dell’Asia settentrionale e del Caucaso, costrette ripetutamente ad abbandonare le loro terre, oggi si trovano nuovamente a dover ricostruire una vita in esilio. I circassi e i tatari, a causa dei conflitti in Siria, Russia e Ucraina, cercano ora rifugio, accoglienza e una nuova dimora in Turchia. I circassi sono una delle popolazioni autoctone più antiche del Caucaso. A causa di guerre, eccidi e genocidi, sono stati costretti, in diverse fasi della storia, a migrare. Già in passato, per affinità religiosa, e in seguito a vari accordi bilaterali tra gli imperi dell’epoca, molti circassi sono emigrati nell’impero ottomano. Negli ultimi dieci anni, poi, migliaia di circassi sono giunti in Turchia, partendo dalla Siria e dall’Ucraina.
Cacciati dalla Siria
«In Siria, dall’inizio della guerra, noi circassi abbiamo scelto la neutralità. Siamo già stati, per la nostra storia, vittime di guerre, immigrazione forzata ed esilio. Ma questa nostra recente posizione non è stata gradita né dal governo né dai ribelli. Così per noi vivere in Siria è diventato impossibile e migliaia di circassi sono partiti in cerca di una nuova casa. Io e la mia famiglia abbiamo deciso di venire in Turchia, dove c’è una grande comunità circassa», spiega Naim Doughouz (73 anni), un circasso siriano, davanti alla telecamera del giornalista italiano a Istanbul, Italo Rondinella.
La solidarietà tra i circassi ha permesso a molti profughi di trovare rifugio in Turchia. A Yalova, vicino a Istanbul, la storia di Naim Doughouz non è isolata; altri siriani circassi di varie estrazioni sociali vivono lì. Grazie ai legami storici, si assiste a una sana convivenza. «C’è un pregiudizio verso i siriani arabi, ma quando la gente scopre che sono circasso, le cose cambiano», continua Doughouz, riferendosi alla situazione in Turchia dove vivono circa quattro milioni di rifugiati siriani. Lo storico americano Danver Steven, nella pubblicazione del 2023 Native Peoples of the World: An Encyclopedia of Groups, Cultures and Contemporary Issues, scrive che in Turchia vivono circa 3 milioni di circassi. Questa comunità ha un tessuto associativo capillare, preserva tradizioni folkloristiche e religiose, e commemora ogni anno le vittime del genocidio perpetrato dall’impero russo tra il 1830 e il 1870, che causò circa 1 milione e mezzo di morti.
Altri due importanti Paesi di riferimento per i circassi erano l’Ucraina e la Russia. In Russia, in particolare, vivono attualmente oltre 750 mila persone appartenenti a questa popolazione. Ma, dopo l’introduzione nel 2018 di leggi che limitano i diritti delle «minoranze linguistiche», la popolazione circassa di stanza in Russia ha iniziato a spostarsi. Con l’inizio della guerra in Ucraina, poi, si è verificata una nuova ondata di partenze anche da questo Paese, a causa del crescente nazionalismo: nel 2022, infatti, il governo ucraino ha chiesto ai circassi di formare brigate speciali contro la Russia e, nell’agosto 2023, le forze russe hanno colpito ?erkasy, dove risiede una importante comunità circassa. Questa situazione, simile a quella già vissuta in Siria, ha così spinto molti circassi a raggiungere la Turchia, in cerca di stabilità e sicurezza.
In fuga dalla Russia
Antenuk è un cittadino russo che vive a Istanbul da due anni. Ha dovuto lasciare la Russia «a causa del disaccordo con le politiche del governo». Nato e cresciuto nella Repubblica di Cabardino-Balcaria, situata nella parte centrale del versante settentrionale del Caucaso all’interno della Federazione Russa, Antenuk è circasso di nazionalità. «Quando avevo 6 anni, io e i miei genitori ci trasferimmo a Mosca, dove ho frequentato la scuola e mi sono laureato». Antenuk in realtà è uno pseudonimo, poiché l’intervistato teme di essere riconosciuto e perseguitato dal governo russo. «La mia identità nazionale è sempre stata importante per me, quindi ho sempre mantenuto rapporti con le organizzazioni che difendono i diritti del nostro popolo. L’adozione, nel 2018, della legge sullo studio delle lingue native in Russia è stata una pietra miliare; dopo, ho deciso di lasciare il servizio pubblico a Mosca, in disaccordo con la politica di assimilazione». Così, Antenuk ha scelto di tornare nella sua terra natale. «Qui ho iniziato a dedicarmi al lavoro e ho partecipato allo sviluppo e all’attuazione di vari progetti per preservare l’identità nazionale e le lingue native. Ma l’inizio della guerra russo-ucraina, insieme alla severa censura e alla repressione contro gli attivisti per i diritti umani, mi ha fatto capire che era il momento di prepararmi a partire. Nel settembre 2022, così, ho lasciato la Russia e sono venuto a Istanbul», racconta Antenuk, spiegando le motivazioni della sua nuova vita in esilio.
In Turchia, Antenuk non riesce a svolgere la professione per cui ha studiato e deve fare lavori saltuari e non qualificati, vivendo con molta difficoltà in una città costosa come Istanbul: «Sono comunque felice di avere l’opportunità di portare almeno un piccolo beneficio alla società e alle persone che mi hanno dato rifugio e sicurezza. Qui posso parlare, pensare e comunicare liberamente. Penso che il valore di sentirsi liberi sia molto più alto di un caldo posto di lavoro a Mosca». La scelta di venire in Turchia, anche per Antenuk, è legata alla storia del Paese: «In Turchia, la diaspora circassa ha mantenuto la sua identità nonostante i 150 anni trascorsi. Il fatto che molte persone conoscessero la mia lingua madre mi ha reso la vita più facile e mi ha dato l’opportunità di comunicare liberamente. La preservazione e la tutela delle tradizioni, della lingua e dell’identità mostrano l’esempio unico di un popolo che lotta per la propria esistenza nonostante tutte le circostanze e i fattori esterni avversi».
Scappati dall’Ucraina
Anche in Ucraina, nel marzo 2022, dopo l’invasione della Crimea da parte dell’esercito russo, si è registrato uno spostamento di massa. La zona storicamente abitata dai tatari è entrata nel dibattito politico della Turchia. I tatari, infatti, sono un gruppo turcofono. Secondo il censimento russo del 2002, sono circa 5,5 milioni, mentre nel 2010 l’ente statistico ucraino ne contava poco più di 1 milione. Sparpagliati in vari angoli dell’Asia, una ricerca del 2021 pubblicata su «Novaya Gazeta» indica che in Turchia vivevano circa 2 milioni di tatari. A causa dei legami storici, molti tatari che vivevano in Ucraina e in Russia sono quindi fuggiti dalla guerra e dalla repressione, trovando rifugio proprio in Turchia.
Sin dal 2014, la popolazione tatara ha subito un’ondata di nazionalismo, restrizioni dei diritti umani che, oltre all’occupazione russa, l’hanno spinta a lasciare la Crimea. Inoltre, nel 2021 Mosca ha arrestato Nariman Celal, il vicepresidente del Parlamento della Crimea, che è stato rilasciato nel giugno 2024. Nel 2022, Ankara ha condotto operazioni di salvataggio per portare centinaia di tatari dalla Crimea in Turchia. Ad agosto, il ministero degli Interni ha rilasciato permessi di soggiorno a tempo indeterminato per queste persone. Istanbul, Elazığ, Konya, Eskişehir ed Edirne sono state le principali città coinvolte nell’accoglienza dei tatari. Oggi, in Turchia, i tatari si sono inseriti in un vivace tessuto associativo e dispongono dell’agenzia giornalistica internazionale «Kirim Haber Ajansi», che fornisce aggiornamenti in diverse lingue su quanto accade in Russia e Ucraina. Secondo Ayşegül Aydıngün, professoressa presso il Politecnico ODTÜ di Ankara, la storia attuale dei tatari è la continuazione di un’esperienza di immigrazione forzata iniziata nel 1783: «Successivamente, nel 1944, nel 2014 e nel 2022, i tatari della Crimea hanno dovuto lasciare le loro abitazioni e cercare rifugio altrove».
Un destino comune
La storia di questi due popoli, circassi e tatari, è segnata da sradicamento, abbandono ed esilio. Oggi, centinaia di tatari e circassi provenienti da Siria, Ucraina e Russia cercano accoglienza, lavoro e speranza in Turchia. Ma nel loro cuore mantengono vivo il desiderio di tornare un giorno nelle terre che furono una nuova casa per i loro avi già esiliati in passato.
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