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Luisa Santinello

La lunga assenza

Ada Fonzi
03 Luglio 2016 | Recensione di
Cover del libro
Scheda
GuaraldiLAB
2016
€ 12,90
Ada Fonzi, professoressa emerita di Psicologia dello sviluppo, è stata la prima a introdurre in Italia lo studio del bullismo (suoi «Il bullismo in Italia», Giunti, 1997, e «Il gioco crudele», Giunti, 1999). Ha diretto per oltre vent'anni la rivista «Psicologia contemporanea» e la collana «Manuali e monografie di psicologia» (Giunti). Oltre alle pubblicazioni scientifiche, ha scritto anche diversi libri di narrativa tra cui: «Il fratello del littorio» (1990), «Quadro velato» (1992), entrambi per Bollati Boringhieri, e «Le parole sommerse» (2001), ancora per Giunti.

Dolore. Risentimento. Ricerca di una compensazione… Lunga e impervia è la strada che dal lutto si snoda verso la luce e la rinascita. Un susseguirsi di tappe più o meno previste e obbligate che una bambina di 4 anni non dovrebbe neppure immaginare. La vita, però, è un volo imprevedibile. Lo impara a sue spese Teresa, la protagonista di questo romanzo, che – orfana di padre – si trova troppo presto a fronteggiare la paura dell’abbandono, nonché la perdita di speranze e punti di riferimento.

Da Roma (dove la piccola vive) fino in Abruzzo (dove viene spedita a casa della «comare Concetta», mentre il papà è in fin di vita) e poi di nuovo nella Capitale, la piccola assaggia il gusto amaro del dubbio e dell’incertezza. Il suo «babbo», le raccontano tutti, è partito per un lungo viaggio. Ma le bugie hanno le gambe corte. E la verità emerge sempre, prima o dopo, con tutte le conseguenze che questo comporta. Prima o dopo, appunto. Non a caso, Teresa trascorre l’intera esistenza in cerca di risposte. Durante il liceo e all’università, tra le mura di casa, quando è ancora ragazzina, e nell’altalenante routine matrimoniale, quando è ormai una donna.

Figlia e mamma, moglie, amica e collega, la protagonista conserva sempre nel cuore una ferita che non si rimarginerà mai del tutto. La perdita di un padre lascia il segno, e non solo a livello affettivo. Già nel XIX secolo Niccolò Tommaseo l’aveva capito. «Non è vero – scrive il linguista in Dell’educazione (1834) – che l’educazione dei primi anni sia tutta alle cure materne affidata. Anco il padre ci ha l’uffizio suo, e non leggiero: a lui spetta più propriamente l’educazione dell’intelletto, educazione che sin dai primi mesi può e deve incominciare ». Ma se manca la figura di riferimento, ecco che sorgono i problemi.

Ogni giorno nella vita di Teresa è un tentativo di riempire quel vuoto, ogni anno un passo verso la pace e la libertà. E così, nonostante il dolore, la metamorfosi è inevitabile. Teresa cambia, evolve. Da bambina a ragazza, da donna ad anziana. Cresce e fa crescere chi le sta intorno (in primis il marito Luigi e il figlio Fabio). Il suo cuore è inondato dai ricordi e la sua casa dalle fotografie. Giunta ormai alle soglie degli 80 anni, fiaccata nel corpo e nello spirito, trova finalmente la forza di invocare quel «babbo» tanto pensato. La catena dell’inerzia è presto infranta. Non è mai troppo tardi per afferrare, anche solo al volo, per qualche istante, la felicità.  

 

Data di aggiornamento: 07 Luglio 2016