27 Gennaio 2021

«La paura non ti potrà prendere»

Questa è una storia di memoria, una storia di laguna e di maree. Racconta di Romeo Isepetto, un pescatore, un uomo di coraggio…

«La paura non ti potrà prendere»

Questa è una storia di memoria, da rileggere nelle ore del 27 gennaio, giorno dedicato a chi si ostina a ricordare. Da rileggere sempre. Una storia di laguna e di maree: racconta di un pescatore, di un uomo di coraggio. A volte questa memoria, tenace e resistente, scompare: c’era chi la voleva cancellare, chi voleva nasconderla. Ma, nelle «valli» della laguna, c’è sempre stato chi non voleva dimenticarla. Due anni fa imbrattarono le pietre che la ricordavano, là nella Darsena di Giare. Niente da fare, la vita di Romeo Isepetto riappare sempre, scomoda e orgogliosa, fra «i laghi, i ghebi, le barene, i canali, gli isolotti» della laguna di Venezia. Siamo a Mira, e i pescatori di Campagna Lupia e Burano potrebbero friggere schie e pesciolini mentre leggono questa storia. Che scrittori, musicisti, cantautori hanno tenuto viva nelle piane umide delle Venezie.

Romeo Isepetto era nato a Burano. Famiglia di pescatori, socialisti del primo ‘900. Famiglia che si batte contro i soprusi degli agrari, il potere dei padroni delle «valli di pesca» e l’arroganza della Mira Lanza, la fabbrica di detersivi. Romeo è un anti-fascista. In quegli anni duri, è nel Partito comunista clandestino. Un militante anti-fascista. Negli ultimi anni della guerra, partecipa alla liberazione di decine di prigionieri inglesi dal campo di Giare e all’occupazione del municipio di Mira. Durò poche ore, era l’8 settembre, un’illusione di libertà immediata. Romeo e i suoi compagni vengono catturati. Lui, dopo pochi mesi, sarà spedito a Mauthausen. Chi scrive di Isepetto ricorda il suo orrore quando si accorse che i bambini scomparivano dai lager: «Ti vogliono togliere la speranza. Finché vedi i bambini correre pensi che il mondo possa andare avanti, te li tolgono davanti agli occhi e tu allora non speri più». Romeo sopravvive. Riesce a tornare a casa nel giugno del 1945. Pesa 46 chili. Ha perso amici e compagni nella prigionia.

La lotta non è finita. Si lotta per migliori condizioni di lavoro alla Mira Lanza. I discorsi di Romeo incoraggiano i ferrovieri in sciopero. Si batte contro il mercato nero. Romeo organizza i pescatori, viene fondata una cooperativa, si pesca nelle acque delle Valli, si infrangono divieti e diritti di proprietà. C’è la fame in queste terre: Romeo e i suoi amici pescano di frodo, sistemano il pesce nelle ceste: ogni giorno una parte di quanto pescato viene donato alle famiglie più povere dei villaggi della laguna. Oggi Romeo è ricordato come un Robin Hood. Forse il pescatore sorriderebbe, ma la sua vita è dura. La pesca è rischiosa, si usa una «bomba» fatta con una miscela instabile di carburo di calcio. E la bomba, un giorno di agosto, esplode quando non doveva: muore Bepi Fabbian, muore Romeo Isepetto. Il funerale dei due pescatori fu imponente, non si era mai visto un corteo coì numeroso a Mira.

Carattere generoso e ribelle, morto mentre «rubava», la memoria di Romeo doveva essere rimossa. Era troppo ingombrante. Robin Hood era scomodo, anche da morto. Nessuna strada di Mira viene dedicata a Romeo Isepetto. Ma un uomo così non si dimentica anche se passano i decenni: nel 2014, finalmente, gli viene dedicata la darsena di Giare. L’anno successivo due artisti miresi (Gualtiero Bertelli, Moira Mion) gli dedicano uno spettacolo, Vittorio Pampagnin scrive un libro. La memoria è una storia potente, riaffiora. Non so più in quali pagine ho trovato queste righe dedicate a un insegnamento di Romeo, solo chi è stato in laguna può capirle: «Recati una notte in barena quando non c’è luna, basta resistere una notte alla paura, e la paura non ti potrà prendere se tu non vuoi». (Nella foto: Moira suona di fronte alla lapide per Romeo Isepetto).

 

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Data di aggiornamento: 27 Gennaio 2021
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