La verità vi farà liberi
Argentino di nascita, ha studiato in Spagna, ma è approdato, dopo anni di esperienza nel campo dell’informatica e delle comunicazioni, in Vaticano. Monsignor Lucio Adrian Ruiz (classe 1965) è, infatti, dal 2015, segretario della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede, organismo voluto da papa Francesco.
Don (come preferisce firmarsi) Lucio Adrian Ruiz è a Padova in occasione della 52° Giornata nazionale per le Comunicazioni Sociali (che si celebra oggi, 13 maggio), invitato dagli organizzatori del Festival biblico. Fa tappa anche nella Basilica del Santo, per una celebrazione liturgica. Abbiamo interpellato monsignor Ruiz proprio sul tema della Giornata.
Msa. Papa Francesco ha scelto di dedicare il Messaggio per la 52ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali al tema delle fake news: La verità vi farà liberi (Gv 8,32). Fake news e giornalismo di pace. Perché? Ruiz. Quando la falsità viene introdotta nelle relazioni interpersonali, i legami sociali si indeboliscono e tutta la vita comunitaria viene ferita. Questo è un problema gravissimo per la società, che ha bisogno di fiducia per funzionare bene. La disinformazione diffusa online o nei media tocca direttamente la fiducia tra le persone e le istituzioni, e credo che questa sia una preoccupazione per il Santo Padre. Il contesto di comunicazione odierno è sempre più veloce, e si è creata un’ansia collettiva per avere tutte le informazioni il più rapidamente possibile. Se un messaggio di whatsapp non ottiene risposta immediata, spesso la gente si arrabbia oppure va in ansia. La stessa necessità d’immediatezza è vissuta anche dai media, i quali lottano per essere i primi sia nel ricevere le notizie che nel diffonderle. Tutto ciò è andato a scapito della verifica delle fonti informative o dell’accuratezza dei dati, tante volte distorti, infondati o inesistenti. In questa dinamica, non solo escono pezzi d’informazione sbagliati, ma ci si imbatte anche in gente che approfitta della mancanza di riflessione per creare notizie parziali o assolutamente false, col fine di raggiungere un effetto determinante nella società. Spesso riescono, per esempio, a manipolare il pubblico e a generare ingiustamente l’indignazione su un qualche assunto o, peggio, su una persona innocente. E, quando la verità viene fuori, nessuno si preoccupa di informare e rettificare l’errore, cercando così di porre rimedio al danno fatto.
Quali sono i rischi più importanti insiti nelle fake news?Sono quelli che feriscono la reputazione delle persone o la fiducia tra le persone e le istituzioni, e indeboliscono la società al punto da mettere a rischio la convivenza e la pace. Dato che le news false risultano verosimili, quando una persona viene falsamente accusata d’aver fatto o detto qualcosa, il suo onore e la sua fama nell’ambito pubblico risultano danneggiati in modo grave, e ciò può ridurre o anche annichilire la sua capacità di essere un attore rilevante nel dibattito sociale. Lo stesso capita con una istituzione, pubblica o privata, che fa il bene, ma è rappresentata sui media o sui social come un’organizzazione piena di cattiveria. La possibilità di recuperare la sua rispettabilità per continuare a servire la società sarà molto difficile. Spesso i danni sono irreparabili.
Un altro atteggiamento ancora più distruttivo sta nel mescolare verità e falsità. Le fake news possono essere un vero cavallo di Troia. Faccio un esempio: un articolo ha dei contenuti veri e, tra questi, sono inseriti dati assolutamente falsi. In questo mix è difficile scoprire le bugie, perché la maggioranza dell’informazione è corretta, così viene reputata vera pure quella falsa, producendo in tal modo una grande confusione nell’opinione pubblica. A livello comunicativo questo scatena la disinformazione, perché la falsità si presenta travestita da verità e il pubblico tende a credere a tutto.
Come fanno queste notizie false ad avere un così forte appeal?Le fake news, oltre a sembrare vere, vengono costruite per incidere sulle emozioni collettive, producendo così reazioni di rabbia, indignazione, tristezza o delusione, che tante volte bloccano la capacità stessa di rendersi conto della realtà, anche grazie al semplice buon senso. Perciò, per esempio, sui social, tanta gente condivide una fake news prima di fare una minima indagine sulla sua veridicità. E questo, nel meccanismo tipico dei social, tende a ripetersi più volte, generando una viralizzazione (diffusione veloce e capillare, ndr) frenetica della falsità.
Come possiamo riconoscere le false notizie? Non sempre è facile riconoscere le fake news, perché sembrano vere e inducono alla confusione. Infatti, sono state costruite proprio per apparire verosimili e, quindi, si diffondono in Rete velocemente. Di conseguenza, siamo noi che, con la nostra responsabilità individuale ma anche sociale, non dobbiamo diventare diffusori irriflessivi di ciascun pezzo d’informazione che riceviamo, perché esso, potenzialmente, potrebbe contribuire alla disinformazione. Bisogna sempre confrontare i dati con la pluralità di fonti disponibili. Inoltre, è positivo denunciare oppure non seguire quei media o social che vogliono apparire come seri, ma, tra una notizia e l’altra, diffondono delle falsità. Non si può giocare con la fiducia della gente né col suo diritto ad avere una buona reputazione e a essere ben informata.
Esistono dei modi per difendersene?Promuovere un’alfabetizzazione digitale e mediatica è oggi la cosa fondamentale, perché dobbiamo imparare a gestirci come utenti e costruttori della Rete, dove tutti siamo produttori e diffusori di messaggi, foto e video. Un altro compito urgente è lo sviluppo di una legislazione che custodisca la libertà di espressione, ma anche la corrispondente responsabilità. Prima di tutto, però, dobbiamo rafforzare la formazione deontologica dei professionisti della comunicazione e la coscienza etica degli utenti della Rete. A livello individuale, l’antidoto è la riflessione. Se riceviamo una notizia, dobbiamo quindi dapprima fermarci a riflettere e subito dopo verificare la qualità dell’informazione. Soltanto dopo, se siamo convinti della sua veridicità, possiamo mettere un like o condividerla (oppure scartarla perché è una falsità). Ognuno deve dare un giudizio personale, che è la massima espressione della libertà umana.
Leggi per intero l'intervista sul Messaggero di sant'Antonio di maggio 2018 oppure nella versione digitale della rivista. Provala subito!