L'amore vincerà
Viviamo in un tempo dove sembra crescere l’odio. Benessere, progresso, emancipazione non hanno portato più pace e fratellanza, anzi. I conflitti nel mondo crescono. Ma da dove viene tutto questo odio? Intanto dalla struttura stessa del nostro pensiero, basata su quel dualismo che Romano Guardini non esitava a definire il «peccato originale metafisico»: separare e contrapporre ciò che è unito e inscindibile è la prima mossa per autorizzare l’odio. Noi/loro, amico/nemico, e prima ancora corpo/spirito, ragione/emozione e tante altre opposizioni di ciò che, in realtà, è in relazione. In questa logica l’altro, in quanto non-io, è un nemico. E, ha scritto Massimo Recalcati, «È sempre l’esistenza del nemico (dell’estraneo, dello straniero) che consente di rinsaldare paranoicamente la nostra identità».
Ma c’è un rischio ancora più grande, già paventato da Simone Weil: uccidere può essere inebriante, perché ci sentiamo sottratti alla morte che noi infliggiamo. E questo spiega perché a volte si uccidono non solo i nemici, ma anche le persone più vicine. Cosa ha da dire il mistero della morte e risurrezione a questo mondo violento? Che uscire da questa logica è necessario (ama il tuo nemico); che essere «artefici di pace» (Mt 5,9) non è debolezza, ma forza che cambia il mondo. La croce, scandalo per la nostra logica divisiva e calcolatrice, ci lancia anche oggi un messaggio di speranza, come ci ricorda Arturo Paoli: «Nonostante che il mondo, apparentemente sia più inclinato verso l’odio e la violenza, noi dobbiamo credere fortemente che l’amore vincerà. Sempre».
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