Le donne lo sanno prima
Mi ha sempre colpito l’episodio delle Nozze di Cana, che il vangelo di Giovanni (2,1-12) pone all’inizio della vita pubblica di Gesù. Un primo segno che accade durante una festa di matrimonio, e riguarda il vino. Si svolge in una casa privata, non nel tempio – anche questa è la radicale laicità di Gesù e del cristianesimo –. Gesù, pur essendo un maestro «mobile», un «figlio dell’uomo» senza nidi né tane, amava le case. Di case Gesù ne frequentò molte, fino all’ultima pasqua, nella cena nel piano superiore di una casa di un amico.
Il «miracolo» di Cana riguarda il vino, un ingrediente importante nelle feste, ieri e oggi. Un bene però meno essenziale del pane per vivere. Che però serve a dirci che non si muore solo per mancanza di pane: si muore anche per carestie di festa, di relazioni, di danze, di eccedenza, di spreco, di capacità di celebrare alcuni giorni diversi – almeno in un giorno, almeno nel giorno delle nozze –. In quel contesto festoso, segno della nuova economia dell’abbondanza e dell’eccedenza, forse le nozze di un parente della famiglia di Gesù, il rabbi di Nazaret inizia a rivelarsi. E non c’era ambiente migliore.
Proprio in quel contesto la madre di Gesù vede una mancanza, coglie l’inizio di una crisi, un evento imprevisto e grave che potrebbe guastare la festa. E lo vede prima di tutti, prima di suo figlio e dei discepoli. Un dato che ci deve dire qualcosa di importante. Nelle società di ieri, e in parte anche di oggi (dove tutto è diventato più complesso, ma qualche traccia del passato resta), le donne avevano un sesto senso, una speciale attitudine per leggere in anticipo i «segnali deboli» delle crisi relazionali, e così riuscivano a prevenire le varie forme di carenza e di povertà. Le donne si occupavano della casa: la loro oikonomia era diversa da quella di cui si occupavano i loro uomini. Erano le custodi delle relazioni, e quindi dell’eguaglianza, della fraternità e dell’inclusione. Il cibo non era affidato né alla forza né al merito, ma al fatto di essere figli, figlie, anziani, membri della famiglia, o ospiti di passaggio. Gli uomini portavano a casa il pane (e il vino), le donne lo accudivano, e facevano sì che quelle provviste diventassero pane, vita, per tutti, soprattutto per i più deboli, che quelle cose morte (animali, verdure e frutta) potessero rivivere ancora nei pasti comuni e far vivere tutti. Un esercizio che hanno svolto per millenni.
La cura delle relazioni era la loro specializzazione. Le donne vedevano, e vedono, prima i rapporti, e solo dopo le risorse, e le risorse le vedono e gestiscono in funzione dei rapporti. E così ci rivelano un aspetto centrale del principio di sussidiarietà: i beni sono di aiuto (sussidiari) ai rapporti, e non viceversa, come invece una certa economia capitalista ha pensato, e pensa, sempre di più. A Cana anche Maria vide, e vide di più e per prima. Maria vide un problema, se ne prese cura, e cercò di risolverlo. Suo figlio Gesù iniziò la sua missione grazie a un atto d’amore concreto di sua madre, alla quale non interessavano i tempi teologici stabiliti dalla Trinità, o comunque le interessavano meno della cura di una festa di nozze di amici di famiglia. Un inizio meraviglioso della storia più bella del mondo.
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