La storia la conosciamo a menadito. L’abbiamo letta, ascoltata, vista in tv, ammirata in quadri, affreschi e sculture. Sempre riferita e rielaborata da altri, però. Poi esce l’ultima fatica di Mariapia Veladiano ed eccoci a scorrere le pagine di un «diario», il racconto in prima persona di una giovane Vergine divenuta mamma in modo misterioso, per grazia di Dio. È proprio Maria, la madre per antonomasia, la protagonista di questo elegante saggio-romanzo alle radici del Vangelo.
Dall’annunciazione alla nascita di Gesù, dalla pietà all’assunzione, la Madonna dischiude cuore e mente al lettore, accompagnandolo attraverso le tappe principali della vita sua e del figlio Gesù. Passo dopo passo, è come se fossimo al suo fianco quando riceve la visita dell’angelo e un brivido la attraversa da capo a piedi. Con lei impastiamo il pane al tramonto, mentre in lontananza avvertiamo colpi di martello provenire dal laboratorio di Giuseppe. Con lei intoniamo filastrocche a Gesù per farlo addormentare; con lei attendiamo di notte, immobili nel buio, il ritorno del Messia.
«Seguivo il Bambino nel suo scoprire chi era – “racconta” la Vergine –. Cresceva come è naturale ma a volte sembrava che non fosse sufficiente per lui essere nostro figlio. Obbediva a noi nelle azioni del giorno e insieme faceva gesti suoi… Era un’obbedienza diversa, la sua, la riconoscevo perché era anche la mia strada, obbediente di fronte al mondo e di fronte a un Dio vicino e nascosto. Obbediente a un destino unico».
Maestra di virtù e accettazione, la Vergine soffre e gioisce, s’angoscia e si rasserena. Le chiacchiere della gente non la toccano, tanto meno gli interrogativi di Giovanni, Simone, Giuda e Nicodemo (discepoli e amici di Cristo). Consapevole di essere stata benedetta da Dio, Maria non abbandona mai la speranza. Proprio come una pianta nel deserto, si piega alle avversità, ma non si spezza. «Tutta la vita esposta al vento della grazia. / Sono gualcita / piegata come le piante del deserto che quasi toccano terra / e la polvere le nasconde a tratti. / Spuntano fuori più in là / ma sono vive vive vive. / Finché una folata più forte / le libera dalla terra (libera il piccolo ormeggio). / E si alzano in volo».
Archiviata, dunque, l’immagine eterea e quasi evanescente che – complice l’iconografia cristiana – è giunta sino a noi, Mariapia Veladiano affresca nel suo libro una donna vera, in carne e ossa. Non un personaggio ieratico e rassegnato, ma un’eroina di fede, forte e coraggiosa, in cui immedesimarsi e da cui trarre ispirazione oggi più che mai. «Sono stata felice – conclude la Vergine nel suo “diario” –. Non serena, ieratica, pacifica, lieta, composta, misurata. Sono stata felice della felicità che arriva come una sorpresa». E che, con la stessa imprevedibilità, può andarsene da un momento all’altro.