L'inclusione cresce dal basso

Il movimento, l’integrazione reale, quella capace di produrre ricadute durature nella vita di ciascuno, parte sempre dal basso, dalle periferie e dalle persone che le abitano. L’esperienza di Greta Thunberg lo dimostra.
03 Ottobre 2019 | di

Francoforte, Taranto, Tuzla e Belgrado, Cagliari... Quest’anno, devo ammettere, non sono mai stato fermo, per diffondere, come sempre, il seme dell’inclusione. Il mese scorso, vi ricorderete, mi avete accompagnato a Francoforte, all’interno della riflessione che sta precedendo un delicato cambiamento: il passaggio per la Germania dalle scuole differenziali alle scuole di tutti.

Ho pensato ancora a lungo a ciò che ho visto, alle persone che ho incontrato, ai contesti che ho visitato, al Nord come al Sud, dentro e fuori dall’Italia e la conclusione che ho raggiunto, soprattutto quando ho toccato delle zone di confine, è che il movimento, l’integrazione reale, quella capace di produrre ricadute durature nella vita di ciascuno, parte sempre dal basso. È una conclusione che è ancora più facile raggiungere quando la politica non si assume le responsabilità di una crescita e di uno sviluppo che partano dai margini, dal senso civico e dalla cooperazione. Oggi più che mai è proprio negli spazi periferici e nelle persone che li abitano che possiamo trovare gli esempi più utili alla promozione di un’inclusione collettiva. Ciò vale in senso lato, non solo per la disabilità, perché sul piano del diritto gli ambiti spesso si mischiano e possono dare vita a qualcosa che prima non c’era.

L’esempio ce lo ha dato una ragazzina svedese di 16 anni affetta da sindrome di Asperger, che ha smosso l’opinione pubblica mondiale semplicemente cominciando a saltare la scuola il venerdì per manifestare a difesa del clima e della Terra tutta. Sto parlando, ovviamente, di Greta Thunberg, quest’anno sotto gli occhi di tutti per aver portato al centro del dibattito il tema del surriscaldamento globale. Greta, tuttavia, non ha fatto solo questo. Attraverso il suo impegno per la salvaguardia dell’ambiente ha riportato al centro le persone, spingendo i bambini e i ragazzi nelle piazze insieme ai loro genitori e insegnanti.

Iperattiva e instancabile, la giovane attivista ha fatto di queste sue caratteristiche, classificate sulla carta come deficit, un’arma pacifica per ricordarci che, se lo vogliono, «le persone possono fare insieme qualsiasi cosa».

Greta arriva sempre al punto e non si ferma più di tanto a tergiversare, cercando semplicemente, come può, soluzioni concrete. Come lei, in questo 2019, sono tante le persone che ho intercettato nei miei viaggi periferici che fanno di questi principi il proprio impegno quotidiano, contagiose con la loro energia, ma anche con il loro farsi domande, tra prove ed errori. Così facendo anche la politica è stata costretta ad ammettere la presenza di qualcosa di nuovo, di una massa in movimento, tanto per cominciare, che sta aprendo le porte a quello dell’inclusione, a un mondo più ottimista perché fatto di diversità.

Ecco allora che, ancora una volta, mi ritrovo ad annusare l’aria per capire dove tira il vento e quali saranno le sfide che ci aspettano. Il clima, anche se le resistenze sono molte, sta in parte già cambiando. Nell’aria c’è un profumo nuovo e anche i vertici dovranno farci i conti.

E voi, lo sentite questo profumo? Scrivete a claudio@accaparlante.it o sulla mia pagina Facebook.

 

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Data di aggiornamento: 03 Ottobre 2019
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