Lo spazio di un respiro
«Come il respiro si fa attraverso le narici, così per mezzo delle narici della discrezione e della prudenza si aspira, si attira lo spirito dell’amore divino che poi si emette e si diffonde per la consolazione e l’edificazione del prossimo» (Sant’Antonio, Sermoni, Domenica di Pentecoste 6).
Respirare – e poterlo fare bene – permette al nostro corpo di mantenersi in vita. È così importante e fondamentale respirare in modo sano che – quasi istintivamente – ricorriamo spesso al linguaggio del respiro anche in senso simbolico. Tutti noi, infatti, utilizziamo espressioni come queste: «Un respiro di sollievo», per manifestare il senso di liberazione una volta superata una situazione di pericolo o di fatica; diciamo «ad ampio respiro» magari per riferirci a un argomento di cui si è parlato a larghe vedute, o in termini generali; lavorare «senza respiro» esprime efficacemente l’essere catturati dal ritmo di attività compiute affannosamente, senza sosta. Gli esempi potrebbero continuare.
Anche sant’Antonio parla di respiro per istruirci su come possiamo entrare in relazione con il Signore e con i nostri fratelli e sorelle. Come la respirazione avviene mediante le due narici del nostro naso, anche lo spirito dell’«amore divino» ha bisogno di entrare in noi per farci vivere attraverso due «narici» particolari: discrezione e prudenza.
Discrezione non è semplicemente la «buona educazione», come diciamo noi per descrivere lo stile attento di chi sa usare modi e parole non invadenti. Per il nostro Santo è in gioco la capacità di valutare bene le cose. Discreta è dunque la persona che sa fare discernimento, che non agisce in maniera impulsiva ma si predispone a valutare e scegliere il bene migliore. E la seconda delle due «narici, la prudenza – come scrive sant’Antonio in un altro passo dei suoi Sermoni –, è l’arte di fare tesoro dell’esperienza già vissuta, di ricordarla con cura, al fine d’imparare a prevenire il male.
Pare davvero impegnativo riuscire a respirare così! Eppure lo Spirito del Signore entra nelle nostre vite per farle respirare bene, quando incontra in noi la collaborazione di persone intelligenti, che abitano la loro esistenza non in modo superficiale e distratto, ma profondo e consapevole. Da parte sua il Signore ci assicura sempre il dono del suo Spirito e simultaneamente si attende che siamo noi a dargli occasione concreta perché possa manifestare efficacemente la sua fecondità di vita. È forse uno dei tratti più commoventi e suggestivi della nostra fede cristiana. La presenza operosa di Dio nella nostra storia non si manifesta a prescindere da ciò che noi vogliamo e desideriamo. Stiamo dinanzi al Signore come persone libere! Egli ci vuole e ci ama così!
Sant’Antonio ci rivolge l’invito a dare spazio a Dio, perché Egli possa alitare il suo respiro di amore. Ed è esattamente questo felice soffio che possiamo riversare sulla vita dei nostri fratelli e sorelle, come brezza salutare, per donare consolazione ed edificazione. Consolare è l’attitudine di chi sa donare compagnia nella solitudine. Non si consola, infatti, con facili parole, ma con la vicinanza concreta assicurata con generosità. Non si edifica con discorsi astratti e impersonali, ma con l’esempio coerente della nostra vita, che sa ricordare il bene ricevuto e condividerlo con gioia.
Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»!