Mangio quindi studio
Abrihet, 7 anni, ha un nome «splendente». Nella lingua locale significa «Colei che spigiona luce», ma oggi, al contrario, la piccola, solitamente vivacissima, è assai poco luminosa. Riversa sul banco della scuola San Giuseppe delle suore cappuccine di Madre Rubatto, ha una mano sullo stomaco, gli occhietti semichiusi e qualche linea di febbre. Ciò che l’affligge è la «crisi anglofona», che, per quanto strano possa sembrare, non è una malattia. Siamo in Camerun, precisamente a Mamfe, città nella regione sud-occidentale, dove dal 2016 è in atto una guerra fratricida tra le truppe regolari e i separatisti delle zone anglofone (tra cui anche il Nord-ovest del Paese), che vogliono l’indipendenza, sentendosi emarginati e attaccati dal governo centrale.
Il risultato è la «crisi anglofona», ovvero razzie, povertà e distruzione e, per quanto riguarda i bambini, la chiusura di tutte le scuole dei villaggi. «Per consentire ai figli di studiare – spiega suor Virginia Abongswing, la direttrice della scuola San Giuseppe – i genitori dei villaggi affittano case per i bambini in città, ma non hanno i soldi per stare con loro né per nutrirli adeguatamente». I bambini patiscono la fame, spesso anche il sonno, perché lontani dai genitori di notte hanno paura. Il caldo pesante fa il resto, i corpi debilitati si ammalano di malaria e tifo. «I piccoli spesso si trascinano a scuola, alcuni si addormentano sul banco, molti si lamentano per la fame, ma noi non abbiamo cibo da dare loro. È una vera pena».
Nella scuola San Giuseppe le suore impegnate sono solo tre. Ci sono due sezioni, la materna e la primaria, che accolgono in tutto 585 bambini, l’80 per cento dei quali viene dai villaggi: «Il rischio – afferma suor Virginia – è che i sacrifici dei genitori per tenerli in città a studiare venga vanificato dalle loro condizioni fisiche e psicologiche. L’apprendimento, in queste condizioni, è pesantemente compromesso». E così le suore, sollecitate dalla superiora generale, hanno bussato alle porte di Caritas sant’Antonio: «Abbiamo chiesto cibo per i bambini per tutto l’anno scolastico 2022-2023, 9 mesi per tirare il fiato e consentire a questi piccoli di apprendere con maggior tranquillità» spiega suor Virginia.
I soldi sono arrivati in due rate, a marzo e a maggio del 2022, per un totale di 26.750 euro. Grazie alla parsimonia delle suore, il cibo sui piatti è durato fino a maggio 2023, ovvero per quasi 3 mesi in più del previsto: «Abbiamo avuto spese che non avevamo messo in conto – spiega suor Virginia –, come le stoviglie, le posate, le tazze. Non abbiamo una cucina per preparare il cibo per tutti questi bambini e allora abbiamo utilizzato tre bracieri a pietra tradizionali, che sono all’aperto e quindi esposti alla stagione delle piogge e al sole battente, ma che possono sostenere le enormi pentole necessarie per sfamare tante bocche. La legna è stata quindi un altro costo non previsto, rispetto al gas che ha un prezzo molto inferiore, mentre l’inflazione è in continuo aumento».
E così, per non sprecare nemmeno un centesimo, le suore cappuccine di Madre Rubatto hanno centellinato le spese: «Compravamo all’ingrosso i beni non deperibili – afferma suor Virginia – come riso, olio, farina, zucchero, sale, mentre acquistavamo in loco frutta, verdura, carne e pesce, pagandoli di più. Ma era necessario, perché non abbiamo frigoriferi e con questo caldo il cibo fresco sarebbe andato subito a male». Tanto sacrificio, organizzazione e lavoro hanno però dato i loro frutti: «Siamo riuscite a dare ai bambini un pasto sostanzioso al giorno: una volta carne, una volta pesce, una volta legumi, con verdura in abbondanza e a volte frutta e riso dolce – racconta suor Virginia –. Questo ha permesso ai bambini e alle bambine non solo di essere più sereni ma anche di poter stare attenti in classe e studiare. Un grande sollievo per noi suore e una gioia inattesa per i genitori. Da parte di ognuno di noi della scuola San Giuseppe vi mando un immenso grazie. Dio vi benedica per quanto avete fatto per i nostri bambini».
Segui il progetto su www.caritasantoniana.org
Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»!