28 Settembre 2018

Mi sta tradendo: che cosa faccio?

Un dubbio, un consiglio, un parere sul tema delle relazioni familiari? Scrivete a Edoardo e Chiara: vi risponderanno sul "Messaggero di sant'Antonio".

@ Giuliano Dinon / Archivio MSA

«Buongiorno. Sono sposata con mio marito da circa vent’anni e abbiamo due figli di 20 e 14 anni. Ultimamente stiamo frequentando una coppia di amici più giovani, lei di origini sudamericane. Ho paura che mio marito mi tradisca con questa amica. Ho già la prova che si trovano a mia insaputa e ho scoperto che mio marito non mi dice completamente la verità.Nella nostra coppia vedo che manca la tenerezza, anche per colpa mia.Che cosa posso fare? Grazie per la risposta».

Una lettrice

 

Carissima, dalla breve lettera che ci hai mandato intuiamo tutta la tua angoscia e il tuo smarrimento per un matrimonio che ti sta sfuggendo dalle mani e per un marito di fronte al quale probabilmente ti senti impotente e disarmata e, allo stesso tempo, ferita e umiliata. Non ci descrivi i tuoi pensieri o che cosa stai tentando di fare, ma proviamo a immaginarli traendo spunto da diverse situazioni simili alla tua, che abbiamo già incontrato, e proviamo a darti dei suggerimenti che siano il più possibile concreti.

Per prima cosa prova a non pensare a questo possibile tradimento come alla fine del vostro matrimonio. Sicuramente è qualcosa di lacerante, sicuramente è una bomba che deflagra nel cuore di chi lo subisce, ma ti possiamo garantire di aver visto coppie rinascere proprio dalla scoperta di un tradimento.

Il tradimento extraconiugale è un sintomo della relazione, segnala che qualcosa non funziona, che gli equilibri raggiunti magari nei primi anni di matrimonio non si sono poi evoluti. Il tradimento ci dice che c’è urgente necessità di intervenire sul paziente, cioè sul vostro matrimonio. Questo, è ovvio, non significa che chi tradisce non abbia una responsabilità diversa rispetto a chi viene tradito, ma le premesse che hanno portato a ciò si sono poste assieme e assieme si devono prendere in mano per trasformarle in dinamiche generative.

Ma torniamo a te. Tu che cosa puoi fare ora? Comincia innanzitutto con il contrastare qualsiasi pensiero che non sia funzionale al recupero della vostra coppia.Qualche esempio? Quelli che noi chiamiamo i pensieri «dovrebbe»: lui non avrebbe dovuto trattarmi in questo modo; lui dovrebbe ammettere ciò che ha fatto e scusarsi. I pensieri «è inutile cercare di…»: ormai è troppo tardi, ci sono troppi danni, non potremo mai porvi rimedio; lui non tornerà mai indietro, perché dovrei sforzarmi? I pensieri «se solo…»: se solo lui condividesse in sincerità che cosa sta provando e che cosa vuole fare. I pensieri del «futuro spaventoso»: lui non vorrà mai prendersi la responsabilità di quello che ha fatto; si approfitterà di me; verrò solo ferita; lui lo farà ancora; rimarrò bloccata in questa situazione e andrà sempre e solo peggio.

Sono tutti «pensieri smog» che ti annebbiano la mente e non ti permettono di muoverti secondo il tuo rea­le desiderio, che è quello di provare a salvare il tuo matrimonio e trasformare l’orrenda situazione in un’opportunità di risurrezione.

Potresti provare a metterlo alle strette, per costringerlo a raccontarti la verità. Questo è un passaggio duro, sfinente per entrambi, ma una nuova vita assieme sarà possibile solo partendo dalla verità e poi dalla sua scelta di non frequentare più l’altra persona. Non servono i dettagli (quante volte si sono visti, dove, che cosa facevano) anche se sappiamo che in queste situazioni si rischia di diventare ossessivi nel voler sapere ogni particolare. Per ripartire basta l’ammissione di aver tradito e un suo nuovo impegno con te, che escluda l’altra persona; volere di più rischia solo di farvi del male.

A questo punto, se ascolterai le voci che parlano dentro di te, ne sentirai una forte, rancorosa e distruttiva, che ritiene giusto fargliela pagare perché ti ha ferito. Ma, nel silenzio, ne potrai percepire un’altra più sottile che invece desidera ricominciare, che vuole ripartire per costruire una nuova relazione. Starà a te intercettare queste voci, ascoltarle e poi decidere quale vuoi seguire, quale corrisponde di più a quanto desideri davvero.

Fatevi accompagnare da qualcuno di esperto, affinché tu possa non reprimere il tuo dolore ma esternarlo, farglielo conoscere, rispettando la tua dignità e arrivando poi a un perdono che non sia un atto «buonista», ma frutto di un cammino di verità da compiere dentro di te e nella vostra relazione. Affinché anche tuo marito si renda conto di quello che sta facendo, e se ne possa pentire, è bene che comprenda quanto dolore hanno provocato le sue scelte, e che insieme a te ricominci con premesse diverse.

Se lui non fosse disponibile a intraprendere questa strada assieme, insisti: è importante che lui venga almeno la prima volta (per esperienza, se i mariti riottosi vengono la prima volta poi proseguono il percorso).

Un’ultima indicazione è quella di trovare il tempo (almeno cinque minuti…) per inginocchiarti ogni giorno davanti al crocifisso, chiedendo a Lui di darti quell’amore che ha avuto per noi dalla croce. Anche tu ora ti senti lì, come Lui, ingiustamente inchiodata alla tua croce: ma in Cristo l’odio non ha vinto, l’amore ha trionfato. La croce può essere il mezzo per arrivare alla risurrezione. Non sappiamo se sarà la risurrezione del tuo matrimonio, ma sicuramente può essere la risurrezione della tua persona e della tua capacità di amare.

Noi due porteremo in preghiera anche la tua situazione come quelle delle molte famiglie ferite che incontriamo nel nostro servizio. Un abbraccio.

Edoardo e Chiara

Volete scrivere a Edoardo e Chiara? Potete spedire le vostre mail a:redazione@santantonio.org; segnalando nell'oggetto la rubrica Cari Edoardo e Chiara

oppure le vostre lettere a:Edoardo e Chiara, Messaggero di sant’Antonio, via Orto Botanico 11, 35123 Padova.

Data di aggiornamento: 28 Settembre 2018

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