Questione di idoli
«Cari Edoardo e Chiara, eccomi qua. Mi chiamo Luca, ho 51 anni e sono divorziato, dopo un matrimonio durato nove anni, senza figli. Dopo il matrimonio ho avuto un paio di storie finite male e in particolare una mi ha ferito molto, perché ci credevo. Lei, di fronte a una mia richiesta di come vedeva il nostro futuro, mi ha risposto che le andava bene così, non voleva sentir parlare di convivenza o di matrimonio! Da allora, più niente, e se non avessi persone amiche accanto non saprei dove sarei ora. La solitudine, specie nei giorni festivi, si fa profondamente sentire ed è come un dolore profondo che schiaccia il mio cuore.Credo che Dio abbia su ciascuno di noi un progetto, chissà se in quello che ha per me mi concederà la gioia di condividere di nuovo la mia vita con una donna. A oggi, il mio non esserci riuscito, lo sento come un fallimento.Grazie per la vostra risposta».
Luca
Caro Luca (come sempre, abbiamo scelto un nome di fantasia), grazie per la tua lettera e perdonaci per la lunga attesa della risposta. Ti diciamo subito che quello che scriveremo potrebbe non piacerti. D’altra parte questa rubrica non ha lo scopo di accarezzare i cuori, dando risposte confortanti per ottenere i favori dei lettori, bensì di provare a rilanciare la palla un po’ più in là, di tentare di illuminare una strada per l’evoluzione sia umana che spirituale delle persone che ci leggono.
La questione della solitudine che ci descrivi, i fallimenti affettivi che hai sperimentato nella tua vita, comprendiamo bene come ti abbiano profondamente ferito e abbiano creato una profonda delusione nel tuo cuore rispetto al desiderio di vivere una sana e bella vita di coppia. Ci permettiamo, tuttavia, di cercare di ribaltare l’ottica da cui guardare il tuo percorso di vita. La questione qui è: chi è il vero «re» della tua vita? È il tuo progetto di vita affettiva felice, sei tu, nel determinare la tua storia, o è Dio Padre, in una logica di totale abbandono a Lui?
Questa domanda ci è utile, perché dovremmo sempre vigilare, come cristiani, su cosa mettiamo al centro della nostra esistenza, al fine di evitare di far diventare un idolo qualcos’altro che non sia Dio. E, sia ben chiaro, questo vale anche per chi una vita affettiva e una famiglia ce l’ha. Ovviamente, Luca, l’amore di coppia e anche il suo desiderio non sono qualcosa di sbagliato (ma poche cose lo sono in sé). Non ti stiamo dicendo che è male desiderare una relazione affettiva: qui la questione è se essa è subordinata a qualcosa d’altro, oppure se questo desiderio è divenuto il padrone incontrastato della tua esistenza.
L’idolo ti promette tutto, ti racconta che se tu riuscirai a ottenerlo, allora e solo allora la tua vita sarà realizzata e la tua gioia sarà traboccante. L’idolo non ti mostra la sua parzialità, non ti mostra i suoi limiti, l’idolo non ti dice che in realtà quello che ti promette non te lo potrà mai dare. Se il tuo idolo sono i soldi, l’idolo ti dirà che sono i prossimi che guadagnerai che ti daranno quella soddisfazione piena che brami; se l’idolo è, appunto, quello della relazione di coppia, questo ti fa credere che sarà con la prossima compagna che potrai ottenere il compimento della tua vita. L’idolo, subdolamente e senza che tu te ne renda conto, ti schiavizza. Tu gli chiedevi la vita e ti ritrovi che sei tu a dargliela, ti immoli per lui. Questo, Luca, sembra proprio ciò che sta succedendo a te, che stai vivendo una situazione nella quale il perseguire il sogno di una vita di coppia sta permeando e inficiando la realtà della tua vita reale, provocandoti delusione e infelicità.
Tu stesso ci dici che Dio ha un progetto su ciascuno di noi, ma non contempli la possibilità che tu possa essere chiamato a una felicità che, forse, non prevede la possibilità per te di essere parte di un’altra coppia. Questo è possibile per te prenderlo in considerazione? Non ti stiamo dicendo che devi vivere da rassegnato, con atteggiamenti del tipo «la cosa più bella sarebbe vivere la mia vita con qualcuno, ma mi tocca farmi andar bene la vita da single». No, la sfida è quella di liberarti dalla dittatura del pensiero unico, secondo la quale la felicità è possibile solo se trovi qualcun altro, per affidarti al Padre celeste e chiedere a Lui a cosa sei chiamato, sapendo che Egli è un tipo creativo, uno che dalla polvere tira fuori un uomo, che dalla tua vita da divorziato può tirare fuori un capolavoro.
Cominciando a mettere in discussione l’idea che si gioisce solo in coppia, forse si paleseranno in maniera più forte e più evidente anche gli altri doni preziosi che hai ricevuto: le molte amicizie che, senti, ti vogliono bene, e un lavoro che ti soddisfa. Potresti iniziare un percorso di discernimento e accompagnamento con qualcuno che ti aiuti a trovare la pienezza che il Signore desidera per te.
Infine, ti consigliamo di frequentare il percorso sulle «10 Parole», conosciuto anche come «I 10 comandamenti» (lo trovi anche nella tua zona), da cui abbiamo tratto numerosi spunti per questa risposta; ti potrà aiutare a restituire al Padre celeste il posto che gli spetta: Colui che può darti la vita vera, quella eterna, quella che nessuno ti può togliere. Noi facciamo il tifo per te.
Edoardo e Chiara
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