Né box né girello
Nelle famiglie gli strumenti di gestione dei figli, specialmente quelli piccoli, rispetto ad alcuni decenni fa sono davvero cambiati. Mi scrive Marisa, una signora trentenne con un bambino che ora ha 6 mesi: «Mia madre mi ha portato una cosa chiamata box sostenendo che vi posso tenere Matteo in sicurezza mentre faccio dell’altro. L’ho guardata come avessi visto un marziano. “Ma cos’è ’sta roba? Non è mica un cane mio figlio!». Abbiamo litigato pesantemente. Lei era proprio convinta del fatto suo. Le ho anche rinfacciato di avermi tenuta lì dentro da piccola: che metodi erano?».
Che cos’è il box? Si tratta di un vero e proprio contenitore: un quadrato di varie misure, a seconda delle esigenze, imbottito sul fondo e chiuso da una rete dove tenere i piccoli. Solitamente vi si mettono giochi e pupazzi con cui il bambino possa intrattenersi. Alla nascita di mia figlia, verso la fine degli anni Ottanta, era ancora in auge. Così come il girello, quella sorta di mutandina con un supporto a rotelle in cui si infilavano i bambini per farli camminare. Sempre una generazione fa usavano anche le redinelle, un vero e proprio guinzaglio per quando i bambini iniziavano a camminare e che impediva loro di allontanarsi dall’adulto, specie nei posti affollati.
Fino alla prima metà degli anni Cinquanta, era diffuso l’uso della fasciatura, poi sparito del tutto. E come non ricordare le balie, anche loro scomparse dai territori famigliari nello stesso periodo? Negli ultimi decenni, a parte rare eccezioni, i genitori hanno cambiato rotta e reso la crescita dei piccoli più libera, più ricca di opportunità e di scoperte. Tanti strumenti di puro e semplice contenimento hanno preso la strada della cantina. Anche l’allattamento orario si può dire superato, sostituito da quello a richiesta. Resta il ciuccio a presidiare usanze che la ricerca scientifica ha archiviato… È solo questione di tempo, anche se il marketing prova a rilanciare vecchie pratiche tentando business a cui i genitori non abboccano. Sul web si trova di tutto, senza tanti scrupoli rispetto al bisogno di libertà ed esplorazione dei bambini.
I genitori, così spesso oltraggiati dall’opinione pubblica, dimostrano una capacità di cambiamento nei metodi educativi che non troviamo con la stessa sollecitudine nella scuola. Qui permangono pratiche oltremodo inerziali: la campanella, la costrizione nei banchi per ore e ore, la lezione frontale, le note sul diario, i voti numerici e quant’altro. Ci vuole più coraggio, con la consapevolezza che migliorare i metodi educativi vuol dire dare impulso alla crescita dell’intera società.
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