Occhi aperti sull’umanità
In questi anni stiamo celebrando alcuni centenari legati a sant’Antonio di Padova: la sua vocazione francescana (1220), l’incontro con san Francesco ad Assisi (1221), la presenza all’eremo di Montepaolo, la predica di Forlì (1222) come inizio della sua attività di evangelizzazione nel Nord Italia e nella Francia. E continueremo a tenere sullo sfondo questi importanti anniversari, cogliendo l’invito a metterci in cammino come lui. Un appuntamento che abbiamo all’orizzonte è quello del 2031, in occasione dell’ottavo centenario della morte.
In sintonia con questi avvenimenti, nel 2023 c’è un’altra ricorrenza che vogliamo festeggiare: i 125 anni del «Messaggero di sant’Antonio». La prima rivista di quest’opera dei frati minori conventuali è stata pubblicata a partire dal gennaio del 1898, in seguito agli eventi legati ai settecento anni dalla nascita del Santo (1895). Il desiderio dei frati era quello di offrire uno strumento per far risuonare la voce di Antonio, che fosse testimone della vita della Basilica, contribuendo a far conoscere le bellezze di questo luogo di fede e devozione, e fosse promotore della solidarietà del Pane dei Poveri, opera caritativa sostenuta dai religiosi.
Vangelo e carità, come più volte ribadito, sono i cardini di questa impostazione, che risultava peculiare nel panorama dei giornali cattolici, impegnati al tempo in un’opera soprattutto apologetica, in difesa della Chiesa contro il liberalismo. Lo scopo del «Messaggero» era piuttosto quello di formare le coscienze nella fede e nella solidarietà, a partire dal Vangelo e dall’esempio di sant’Antonio. Un tratto, presente fin dall’inizio, era la volontà che il periodico fosse popolare, sia nella scelta dei temi sia nello stile. Popolare, cioè rivolto alla gente: in grado di parlare il loro linguaggio e di interessarsi alle questioni che toccano la vita di ciascuno. Non poteva essere altrimenti, avendo come patrono il Santo di Padova: Antonio è davvero il santo del popolo, amato dalle persone soprattutto perché con la sua presenza sapeva farsi vicino alla gente e con la sua predicazione (popolare, appunto) giungeva al cuore di chi lo ascoltava. E questo continua ad accadere anche oggi, come possono testimoniare molti devoti che si sono affidati alla sua intercessione, riconoscendolo amico e compagno di viaggio.
In tal senso, il «Messaggero» si è impegnato, allora come oggi, a mantenere l’attenzione sul nostro mondo, fatto di persone e situazioni concrete, parlandone non per sentito dire, ma perché le abbiamo incontrate. Cercando, allo stesso tempo, di utilizzare linguaggi accessibili, che favoriscano la comprensione e aprano nuovi orizzonti. In quest’alveo si inserisce la nascita di altre pubblicazioni nel secolo scorso, nell’ambito del progetto di incontrare un pubblico più vasto: quello dei ragazzi e dei giovani, con «Sant’Antonio e i fanciulli» (del 1922, diventato poi «Messaggero dei Ragazzi» nel 1963), quello straniero con le riviste nelle diverse lingue, e quello degli italiani all’estero, a cui è dedicato un mensile ad hoc a partire dal 1971.
Sono risposte alla necessità di «parlare la lingua» dei nostri lettori, non solo da un punto di vista idiomatico, ma anche (e soprattutto) per questioni culturali, sociali e generazionali: a tal fine, ci avvaliamo di collaboratori con esperienza diretta dell’ambiente, delle persone e dei temi che affrontiamo, nello sforzo di rispondere agli interessi del nostro pubblico e insieme di tenere gli occhi aperti su quanto accade all’umanità.In questo nuovo anno, vogliamo continuare a proporvi questo sguardo «popolare», con qualche novità. Attraverso la rivista non vorremmo solo fare qualcosa per voi, ma il desiderio più grande è quello di poter crescere insieme a voi.
Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»!