Pasolini, il Vangelo

A cent'anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini, il suo film «Il Vangelo secondo Matteo» è ancora così vivo, rispettoso e attuale, perché è riuscito a comprendere ed esaltare la grandezza, la poesia e la durezza delle Scritture.
14 Marzo 2022 | di

Di tutto il cinema dove Gesù appare come figura centrale o solo di sfondo, un film soltanto merita attenzione, Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini, poeta e regista di cui si commemorano quest’anno i cent’anni dalla nascita. Il direttore della fotografia del film fu Tonino Delli Colli, un romano ironico e simpatico che ho avuto la fortuna di frequentare e interrogare sulla lavorazione di quest’opera, e soprattutto su quella del primo Pasolini, Accattone. Il regista, mi disse, gli aveva chiesto una fotografia non raffinata, che fosse modellata sui film del muto, quando il cinema cercava ancora la sua strada...

Pasolini voleva un film che sapesse di «primitivo» e in qualche modo, affrontando il Cristo, come diceva, dopo aver raccontato il «poverocristo» Accattone, voleva evitare in ogni modo l’iconografia tradizionale, cercando ispirazione anche visivamente nei «primitivi», per esempio nel Giotto di Padova e di Assisi. Voleva un Cristo che risultasse da subito «rivoluzionario», come lo fu al suo tempo, e scelse a interpretarlo uno studente spagnolo il cui volto richiamava quello dei Cristo bizantini, tra le immagini più antiche che se ne conoscano.

Matera, tanti italiani la scoprirono grazie a quel film, così come scoprirono delle musiche – la Missa Luba africana – che era stata Elsa Morante a scegliere come commento. Il Vangelo di Pasolini è un capolavoro, nessuno osa più negarlo, ma io ero, quando il film uscì, un critico irriverente che veniva dai «Quaderni rossi» e dai «Quaderni piacentini» e, pur lodandolo, ne contestai l’impostazione terzo-mondista. Il regista ci mostrava un contesto rivoluzionario e contadino – ed erano quelli gli anni delle rivoluzioni asiatiche, africane, latinoamericane –: ma noi siamo in Italia, dicevo, e la rivoluzione qui dobbiamo farla con gli operai, con la parte più avanzata del proletariato... Pasolini se la prese, ma per fortuna ci riconciliammo.

Per quella mia critica ebbi i rimbrotti di un grande giovane regista amico, il brasiliano Glauber Rocha, che disse: «Questo è un film nostro, un film del Terzo Mondo, che voi popoli ricchi non potete capire». Il film di Pasolini ha retto benissimo al tempo, e ci appare oggi più attuale che mai, come le parole del suo Gesù rivoluzionario. Di tutto il cinema che ha cercato di accostare al nostro tempo la figura di Gesù, solo il Vangelo di Pasolini è riuscito a comprendere ed esaltare la grandezza, poesia e durezza delle Scritture e per questo è ancora così vivo, rispettoso e attuale. 

 

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Data di aggiornamento: 15 Marzo 2022
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