Poveri ricchi

Oggi cosa significa un «Natale diverso»? Un Natale che ci ricordi, come ai tempi di Dickens, che nessuno si salva da solo e che la vera povertà non è economica ma relazionale.
02 Dicembre 2025 | di

Quando Charles Dickens scrisse il suo Racconto di Natale, nel 1843, la Londra vittoriana era pervasa da un individualismo spietato. Gli Scrooge dell’epoca accumulavano ricchezze mentre i piccoli Tim morivano di freddo. Oggi, quasi due secoli dopo, ci ritroviamo in una società che avrebbe fatto impallidire lo stesso vecchio avaro: iperconnessi ma soli, ricchi di dati ma poveri di relazioni, esperti nell’ottimizzazione di noi stessi, ma analfabeti nel riconoscere l’altro. 

Dickens ci mostra come si diventa Scrooge: scelta dopo scelta, privilegiando sempre l’interesse personale sulla connessione umana. Scrooge è il risultato coerente di una logica individualista portata alle estreme conseguenze. La società contemporanea ha fatto dell’individualismo una religione laica. Ma il racconto di Dickens ci ricorda che la felicità è relazionale. Oggi cosa significa un «Natale diverso»? Non certo un generico appello a una bontà stagionale che dura lo spazio di un panettone. Piuttosto, è riconoscere che la nostra ossessione per l’autonomia ci sta immiserendo. Che la vulnerabilità condivisa è più potente della perfezione isolata. Che essere necessari a qualcuno – e permettere a qualcuno di essere necessario a noi – non è debolezza ma la sostanza stessa di una vita sensata. Un Natale che ci ricordi, come ai tempi di Dickens, che nessuno si salva da solo e che la vera povertà non è economica ma relazionale. Per immergerci nel flusso caotico e meraviglioso della vita condivisa.

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Data di aggiornamento: 02 Dicembre 2025

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