Prete, uomo di relazione
«Caro direttore, ogni volta che succede uno scandalo che coinvolge un prete, i vescovi raccomandano ai fedeli di non lasciare soli i loro parroci e di offrire loro amicizia e collaborazione. Giusta raccomandazione, ma è anche vero che ci sono dei sacerdoti “burocrati” che vogliono tenere tutto sotto controllo e che rifiutano la collaborazione dei laici. Il loro stile talvolta è più vicino alla mentalità pre-conciliare piuttosto che “al pastore con l’odore delle pecore” come dice papa Francesco. Credo che la causa principale del fallimento di alcuni preti sia l’immaturità e la scarsa consapevolezza della loro vocazione. Giustamente il Papa ha più volte raccomandato di non riempire “i posti vuoti” con gente che non è stata chiamata dal Signore, ma di esaminare bene la vocazione di un giovane. Meglio avere un prete in meno che un prete falso, senza equilibrio e moralità, che rovina le persone e scredita la Chiesa».
Lettera firmata
Il tema proposto è molto importante e richiede sicuramente cura e attenzione. Da un lato, il prete a cui è affidato il servizio di parroco si trova davanti a una grande responsabilità, non solo per quanto riguarda il cammino di fede della comunità, ma anche da un punto di vista giuridico (la struttura stessa della parrocchia lo impone). Pur essendo previsti degli organi di collaborazione, molto dipende dalla presenza di persone di fiducia e competenti. Talvolta non si trovano e il prete si vede costretto ad accollarsi oneri che lo distolgono dal suo ministero; in alcuni casi, c’è un retaggio del passato, legato a una modalità di condurre la parrocchia in cui il prete è presente ovunque e, in qualche modo, tutto dipende da lui. Tuttavia, fintantoché il responsabile ultimo è lui, è inevitabile che porti, in una certa misura, il peso di questa responsabilità.
Un altro aspetto riguarda il discernimento vocazionale e la maturità del prete. Tutti siamo segnati da fragilità e debolezze; Gesù non ha chiamato i suoi discepoli perché erano a posto o equilibrati, anzi, li scopriamo incoerenti e dubbiosi, ma con il desiderio di continuare a seguire il Signore. È l’incontro con Dio che chiama il punto di partenza decisivo, il fondamento al quale sempre ritornare; insieme a questo è necessario che ognuno faccia la sua parte per imparare a conoscere la propria personalità, i punti di forza e di debolezza, e soprattutto a gestire il conflitto e la crisi, avendo l’umiltà di farsi aiutare.
In tal senso, è prezioso che venga curato il cammino di formazione, sia in seminario che in seguito, e in particolare l’accompagnamento spirituale. Purtroppo, spesso si rileva un’incapacità di lasciarsi accompagnare che conduce alla chiusura in se stessi e alla ricerca di compensazioni che tradiscono la propria scelta. È decisivo, pertanto, che il prete sia un uomo di relazione e che venga formato nella pratica della collaborazione, del dialogo e della reciproca comprensione.
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