Quaresima, l'ardente attesa del creato
Anche a Campobasso ci sono sacche di povertà. In certi condomini, nelle periferie, si sente quel «gemito» di sofferenza che invoca una nuova creazione, come ci ricorda papa Francesco nel messaggio per questa Quaresima: «L’ardente aspettativa della creazione è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio» (Rm 8,19).
Di recente, sono entrato in uno di questi grandi palazzoni, invitato da una famiglia che mi ha aperto la casa con grande cordialità. Era una visita concordata anche con il parroco locale, per cogliere a cuore aperto quelle sfide che il tempo quaresimale ci ripropone con chiarezza, perché diventino appelli al cambiamento personale e sociale. Nella logica, sempre vera, che «i poveri ci evangelizzano!».
La povertà nel suo triplice volto la si respirava, in quella casa. Una povertà materiale, per la precarietà dei mobili e il frigo vuoto. Una povertà morale, per il grande chiasso condominiale, fatto di relazioni segnate dal vizio. Pareti vuote, prive di immagini sacre, come segno di un’evidente povertà spirituale. Ho colto un gemito di dolore. Un grido sordo ma forte che mi ha attraversato il cuore. E ha rafforzato in me una genuina sensazione di empatia.
Ecco perché proprio tra quelle pareti sofferte abbiamo lanciato con il parroco la proposta di costituire un Cenacolo del Vangelo, meditando il libro biblico di Ester. Per riportare l’armonia, fatta di reciprocità di relazioni vitali, tra il cuore e il creato, tra genitori e figli, tra questa e le altre famiglie. Un giardino, là dove ora c’è il deserto. Sarà una grazia camminare verso la Pasqua, in un simile itinerario di preparazione. Per vivere da figli di Dio. Riscoprendo cioè quel disegno d’amore, presente in noi, così come lo zio Mardocheo lo scopre nel cuore stesso di Ester, la nipote povera e orfana, ma carica di fascino e di decisionalità. Una parola che ha cambiato la vita di Ester, puntando sui fattori positivi e dando quel coraggio che ti fa affrontare le sfide della vita.
La meditazione su Ester, fatta attorno al tavolo di cucina con grande semplicità, ci porrà davanti a tante attuali ingiustizie, lette alla luce della figura del superbo e presuntuoso Aman, il primo ministro del re, annullatore di ogni relazione che non sia adulatoria, emblema dell’egoismo che devasta e saccheggia il creato, che schiaccia il debole e abbandona interi quartieri al loro degrado…
Mardocheo ci insegna però la strada del riscatto, della liberazione dall’oppressione, perché si rifiuta di piegarsi davanti a un uomo fatto di carne. Educa così anche Ester, specie quando, per il suo fascino, viene scelta quale sposa del re Assuero. Così ravviva in lei sua vocazione alla bellezza, per trasformare il deserto in un giardino, tramite l’amore.
Certo, Ester per affrontare il «leone» opera tre scelte precise, le stesse del nostro cammino quaresimale: il digiuno, la preghiera, l’elemosina. Digiunare oggi è soprattutto – come ci esorta il Papa – condividere, per non divorare i beni della creazione, soffrendo per amore, per colmare il nostro vuoto interiore con ideali grandi, anziché con il cinismo. La preghiera, poi, così appassionata in Mardocheo e in Ester, dimostra che non basto a me stesso, ma che ho bisogno di Dio. Ne rispetto il piano e custodisco con il creato una relazione d’amore, che me lo rende dono e non dominio!
Infine l’elemosina: in Ester si fa scelta di campo, diventa lotta aperta per cambiare alla radice l’ingiustizia subita. Una missione per tutta la politica: «Sanare efficacemente le radici profonde e non l’apparenza dei mali del nostro tempo» (EG 205). Allora, le sorti saranno realmente rovesciate. E anche chi vive in un condominio chiassoso si sentirà forte, non rassegnato, capace di nuove relazioni vitali, imparate proprio in cucina, meditando la storia di cambiamento di una regina, giovane e povera, ma forte nell’amore!