Quei cross di mio padre
Finalmente è tornata la primavera e con lei la possibilità di stare in giardino… Così, mentre mi godo il primo bel sole di stagione all’ombra del mio tiglio preferito, la mente ritorna indietro, a ricordi di molti anni fa. In un prato verde, mio padre, quando io ero solo un bambino, amava prendere la palla e lanciarmela, con i piedi o con le mani, valorizzando i movimenti del mio collo e della mia testa. Erano a tutti gli effetti dei veri e propri cross, e io dovevo essere bravo ad aspettare il momento adatto per colpire bene la palla con la fronte. Passavamo dei pomeriggi interi a giocare così, il cross di mio padre e il mio colpo di testa verso un goal, un obiettivo.
Quelli che faceva mio padre erano cross, traversoni da sfruttare, che possono benissimo diventare metafora di una relazione perfetta tra genitori e figli. Dopo la morte di mio padre, nella vita ne ho ricevuti altri di cross, da diverse persone, da diversi contesti, e se ho imparato a sfruttarli bene lo devo sicuramente a quei duri allenamenti primaverili nel prato vicino casa. La parola cross proviene dalla lingua inglese e significa incrocio, perché prevede la sinergia tra due soggetti, quello che dà origine al traversone e il suo compagno di squadra che va a incrociare il movimento della palla. Dunque è evidente che nel cross è necessaria una buona relazione, un buon feeling. Comunque, non sempre è possibile sfruttarli: nella vita capita che la palla arrivi troppo lunga, e del resto anche i traversoni di mio padre non sempre erano precisi. Tutti i giocatori di fascia del campionato sanno che per fare un cross efficace e vincente è necessario saper entrare in relazione con il centravanti, quasi in empatia con lui, affinché quel passaggio venga trasformato in goal. Più il crossatore è abile, più riuscirà a esaltare le qualità del suo centravanti. Se questo è bravo a colpire di testa, il crossatore dovrà fare un cross molto alto, se invece usa meglio il piede sinistro, l’altro dovrà calibrare la palla in maniera differente. Quindi è fondamentale avere fiducia nelle doti del compagno di squadra. Mio padre con quei palloni alti riusciva a valorizzare i miei movimenti, le mie qualità, e questo è stato fondamentale e vantaggioso per entrambi. Il cross decisivo ricevuto da papà Antonio è stato senz’altro quello della fiducia. Ma nei suoi cross c’era tanto altro. C’era una consapevolezza verso suo figlio, c’era empatia, c’era il bisogno di non fermarsi di fronte a nulla, di guardare avanti, di allargare la prospettiva senza curarsi troppo dello sguardo giudicante dei tanti spettatori. Racconto questa storia, questo ricordo, perché è una testimonianza importante. Non sempre i nostri centravanti hanno qualità straordinarie, quindi molto spesso produrre dei cross precisi, per i genitori, è molto difficile. Antonio, però, con tanta dedizione e tenacia, alla fine ce l’ha fatta. Ha calciato un cross vincente. Per questo lo ringrazio e lo racconto a tutti i genitori. Forza e coraggio e sotto con un altro cross! Palla al centro. Scrivete a claudio@accaparlante.it o sulla mia pagina Facebook.