Sanità in baraccopoli

Da 22 anni Caritas sant’Antonio appoggia World Friends e il suo fondatore, il medico Gianfranco Morino, che ha saputo costruire insieme a dottori, operatori e volontari kenioti una rete sanitaria negli slum di Nairobi.
05 Febbraio 2025 | di

Ogni grande cambiamento comincia da un piccolo passo, da una scintilla di bene che diventa un progetto condiviso. È accaduto così con la lunga collaborazione tra World Friends, ong fondata dal medico Gianfranco Morino, e Caritas sant’Antonio, uniti da oltre 20 anni in un progetto per migliorare le condizioni di salute e di vita negli slum a nord-est di Nairobi, tra le baraccopoli più povere e abbandonate del Kenya.

La scintilla in questo caso è una passione, quella di un giovane medico, Gianfranco Morino, che negli anni ’80 va a fare il servizio civile in Africa e se ne innamora, tanto da restare a lavorare a tempo pieno in un ospedale missionario di Nairobi. È lì che vive la grande contraddizione di una città che, se da un lato è florida e vivace, dall’altro ha sacche di povertà inimmaginabili. A Korococho, una delle baraccopoli più vaste e degradate di Nairobi, ci vivono oltre 180 mila abitanti, senza servizi primari e soprattutto senza sanità, che in Kenya è totalmente a pagamento. «Non era accettabile che migliaia di persone fossero escluse dalle cure per povertà: la sanità dovrebbe essere un diritto accessibile a tutti, in qualsiasi parte del mondo» afferma Morino.

Più facile a dirsi che a farsi, viste le enormi proporzioni del problema. Ma il giovane medico non si da per vinto, fonda World Friends, prima come associazione, per trasformarla poi in ong, nella speranza di trovare altri «folli» che condividano quel sogno. Sono i primi anni 2000 e al normale carico di problemi sanitari negli slum se ne è aggiunto uno gravissimo: l’Hiv-Aids. I farmaci antiretrovirali esistono da alcuni anni ma a Korococho non arrivano. Centinaia di bambini nelle baraccopoli di Nairobi nascono da mamme sieropositive, si ammalano e rimangono presto orfani. L’incontro con Caritas sant’Antonio arriva proprio in quel momento. Non era facile neppure per l’opera dei frati accettare la sfida, perché lo stigma riguardo alla malattia era ancora molto forte all’epoca. E invece la generosità dei sostenitori e dei lettori è stata incredibilmente presente, tanto da coprire il programma di prevenzione e salvare decine di mamme e bambini.

Morino per primo si rende conto che una carenza medica di tale portata non riguarda solo la salute, ma l’educazione alimentare, la scuola, l’igiene, la socialità, l’ambiente, la percezione del futuro. Inizia da quel momento un cammino che Caritas sant’Antonio sceglie di condividere con lui e con altri sostenitori che si aggiungono strada facendo, aiutando di volta in volta diverse campagne di educazione e salute: non solo servizi di salute materno-infantile, ma anche sostegno all’attività chirurgica neonatale e pediatrica, riabilitazione comunitaria della disabilità, fino all’ultimo progetto: il programma nutrizionale, iniziato nel 2016 e finanziato per alcuni anni. In tutto undici progetti in ventidue anni, per un totale di oltre 527mila euro.

Utopie che si avverano

L’ultimo sostegno, di 18.500 euro, risale all’anno scorso ed è un ampliamento del progetto nutrizionale. Gli operatori di World Friends, tutti kenioti, sono un gruppo di professionisti e volontari qualificati che oggi formano una rete capillare di sorveglianza e cura della malnutrizione sul territorio delle baraccopoli del Nord est, appoggiandosi all’ospedale dell’associazione e a tre cliniche interne agli slum. Sono in grado non solo di individuare le persone che soffrono di malnutrizione, ma di seguire in modo efficace le donne in gravidanza, riferendo i casi più gravi alle strutture sanitarie. Ma il lavoro più importante è l’educazione alimentare, che da sola può evitare tante complicazioni di salute, in modo che diventi un patrimonio delle comunità.

«I progetti come quello del dottor Morino – afferma fra Valerio Folli, direttore di Caritas sant’Antonio –, fanno parte di un tipo di impegno che sta particolarmente a cuore alla nostra opera, perché è basato sulle comunità locali, è professionalizzante, diventa un mezzo per eliminare o lenire in modo strutturale i problemi legati alla povertà, ha una continuità e una sostenibilità provata, grazie anche alla rete di attori che li sostiene. Tante volte abbiamo scommesso su progetti che sembravano utopie, ma abbiamo toccato con mano che anche l’impegno di pochi può cambiare pezzi significativi di mondo».

Segui il progetto su www.caritasantoniana.org

Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»! 

Data di aggiornamento: 05 Febbraio 2025
Lascia un commento che verrà pubblicato