Le guerre scomparse più che dimenticate

Inondati dalle notizie su Palestina, Israele e Ucraina, i media rimuovono le altre 53 guerre. A rilevarlo, i dati di un recente Rapporto Caritas.
03 Febbraio 2025 | di

Guerre dimenticate, l’espressione è di uso corrente. Ma l’aggettivo è quello giusto? Dimenticato è un tema di cui hai perso memoria. Ma se non te ne hanno mai parlato? Non sarebbe meglio dire guerre ignorate, scomparse, rimosse? Una grande responsabilità in questa rimozione ce l’hanno i media. 

In un rapporto presentato a fine 2024 dalla Caritas si denuncia l’esistenza di ben 55 «situazioni di guerra» sul Pianeta, di cui quattro ad altissima intensità, ciascuna con un numero enorme di vittime. Eppure su 3.808 notizie pubblicate o trasmesse nel 2023, il 50% è andato alla guerra israelo-palestinese, il 46,5% a quella in Ucraina, le altre sono scomparse. E i criteri di questa selezione sono assolutamente soggettivi. In Sudan (Africa) e in Myanmar (Asia, già Birmania) ci sono decine di migliaia di morti, milioni di sfollati. Dal punto di vista umanitario sono devastanti tragedie, eppure, tranne isolate eccezioni, prevale il silenzio. Sembrano non riguardarci. 

Per cambiare prospettiva basterebbe ricordare che nel Sud del mondo si muore ammazzati con le nostre armi, che le tensioni vengono alimentate dalla pretesa dei «Paesi ricchi» di controllare le risorse naturali, che le ricadute delle migrazioni poi ci raggiungono. Ma pochi lo fanno. E poi c’è la crescente delegittimazione delle organizzazioni internazionali deputate al mantenimento della pace, a partire dalle Nazioni Unite sempre più nel mirino di chi vuole sostituire la forza al diritto. Come ha ribadito molte volte papa Francesco, la guerra è una spietata metastasi, la sua logica è contagiosa, i vari pezzi dello scontro mondiale in atto tendono a saldarsi, soprattutto se le voci che potrebbero promuovere la riconciliazione sono ridotte all’impotenza.

Forse qualcuno avrà notato che finora non ho mai usato il termine conflitto. Un importante articolo dell’Enciclopedia Treccani del 2009 sulle «guerre dimenticate» faceva notare che conflitto non significa necessariamente guerra. Nella vita di un popolo o di popoli vicini motivi di tensione e dunque «occasioni di conflitto» ce ne saranno sempre, il punto è se i contrasti vengono gestiti in modo pacifico o con la violenza e le armi. Lo stesso studio ricordava che nelle cronache belliche ricorrevano (nel 2009) sempre più spesso termini come pulizia etnica e genocidio a indicare le brutali violenze subite dalla popolazione civile. Una considerazione che ci dice quanto sia ipocrita negare ora che le donne e i bambini sterminati a Gaza siano vittime di un evento genocidario. Ipocrisia denunciata oggi peraltro pure dallo storico israeliano Amos Goldberg dell’Università Ebraica di Gerusalemme.

Ma gli italiani cosa pensano? Nel sondaggio Demopolis presentato col rapporto Caritas il 47% dei 3.400 intervistati pensa che l’informazione sulle guerre sia peggiorata (contro il 15% che sostiene l’opposto). Questo perché il 74% degli italiani non vuole interventi armati e chiede piuttosto il ricorso alla politica mentre l’80% considera le guerre evitabili. I cittadini sono critici verso i media principali perché non hanno tenuto conto di queste loro istanze. E invece proprio da questa certificata volontà di pace dovremmo ripartire.  M

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Data di aggiornamento: 03 Febbraio 2025
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