Ha appena vent’anni quando decide di cambiare vita. Nicolò Govoni, classe 1993, di Cremona, sceglie di trascorrere le sue vacanze da volontario in un orfanotrofio, la Dayavu Boy’s Home a Tamil Nadu, all’estremo sud dell’India. Quell’esperienza gli cambierà per sempre la vita.
«Mi sentivo vecchio e soffocato dalla società occidentale – racconta –. Così sono partito per tre mesi di volontariato in un piccolo orfanotrofio. Qui ho riscoperto la vita. “Noi non viviamo davvero,” mi sono detto. “Noi sopravviviamo solamente.” Il tepore della terra rossa sotto i piedi nudi e le risa dei bambini intorno, chiudo gli occhi e scuoto il capo. “Io resto, e mi dedico a questi bambini”».
Nei quattro anni successivi, grazie all’aiuto di migliaia di persone, costruisce un dormitorio, salva l’orfanotrofio dalla chiusura, manda tutti i bimbi a scuola e sei dei più grandi all’università. Nel frattempo, si laurea in giornalismo. Dalle sue esperienze nascono Uno e poi Bianco come Dio, libri grazie ai quali sosterrà progetti di solidarietà.
Fino a quando arriva a Samos, l’isola greca al centro di queste pagine in cui la sua storia si incrocia con quella di Hammudi. «Mi chiamo Nicolò. E tu?». «Hammudi - risponde, indicandosi -. Siria». Il bambino è sfuggito alla guerra, è sopravvissuto al mare, ma il suo sorriso è, comunque, enorme. Nicolò sente che rischierebbe tutto per non spegnere quel sorriso. Per Hammudi e gli altri bambini del campo anche le cose più semplici, come giocare a palla o mangiare una pizza, sembrano impossibili.
Nicolò è solo un volontario, ma di una cosa è convinto: il mondo, lui, lo vuole cambiare. Così decide di combattere i pregiudizi. Vuole aprire una scuola «una scuola vera, un posto in cui i piccoli rifugiati possano finalmente sentirsi al sicuro».
Nell’hotspot di Samos ci sono 3400 persone, tra cui un migliaio di minori, in una struttura costruita per 650 persone. In alcuni casi si arriva anche a 5mila persone per due medici, servizi igienici pressoché inesistenti, montagne di immondizia, 3-4 ore di fila per avere da mangiare. Con due giovani insegnanti, Giulia e Sarah, fonda «I Still Rise». A giugno 2018, grazie alle vendite dei suoi libri, e a un anonimo lettore che decide di sponsorizzare il progetto, la scuola diventa realtà.
In trenta giorni vengono costruiti i muri, rifatto l’impianto elettrico, ordinati banchi e sedie. La scuola di Mazì apre. Dieci mesi dopo oltre 150 bambini e adolescenti imparano e vivono in uno spazio più sicuro. «Il più bello dell’isola», afferma Nicolò che ha racchiuso in questo libro tutta l’umanità ancora possibile dentro l’inferno.