Sui passi di Francesco
Oggi festeggiamo san Francesco, patrono d’Italia, un santo che ha molto da dire al nostro tempo. Non solo riguardo al creato e alla pace, ma anche (e direi soprattutto) in merito alla nostra vita relazionale. Infatti, se andiamo a leggere i suoi scritti, l’attenzione del giovane di Assisi è soprattutto rivolta alle relazioni: come possiamo vivere pienamente il rapporto con il Signore e con gli altri. In particolare nelle Ammonizioni (testi che nascono dalla riflessione e dal confronto su fatti di vita quotidiana dei frati) emergono i comportamenti che rendono possibile un’autentica relazione: i tratti dell’umiltà, dell’obbedienza, dell’ascolto, della pazienza...
La cosa che, però, più preoccupa Francesco d’Assisi è la dimensione spirituale: con parole sue, «avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione». Nei suoi scritti, lo Spirito del Signore è ciò che si oppone allo spirito della carne, che è la chiusura in sé stessi, il ripiegamento sul proprio io, l’egocentrismo… mentre lo Spirito di Dio apre alla relazione, all’ascolto dell’altro, al reciproco prendersi cura gli uni degli altri. La dimensione spirituale ha a che fare con il senso delle cose, l’aspetto più intimo delle realtà che viviamo, con l’orientamento della nostra stessa vita, che si gioca tra due poli: essere chiusi in noi stessi oppure mettersi in gioco nella relazione di cura reciproca.
Questa dimensione c’entra con tutti gli altri aspetti della vita, anche con l’economia, come ha affermato papa Francesco, nel settembre 2022, durante l’evento “The Economy of Francesco”: «C’è una insostenibilità spirituale del nostro capitalismo. L’essere umano, creato a immagine e somiglianza di Dio, prima di essere un cercatore di beni è un cercatore di senso. Noi tutti siamo cercatori di senso. Ecco perché il primo capitale di ogni società è quello spirituale, perché è quello che ci dà le ragioni per alzarci ogni giorno e andare al lavoro, e genera quella gioia di vivere necessaria anche all’economia. Il nostro mondo sta consumando velocemente questa forma essenziale di capitale accumulata nei secoli dalle religioni, dalle tradizioni sapienziali, dalla pietà popolare. [...] C’è un urgente bisogno di ricostituire questo patrimonio spirituale essenziale. La tecnica può fare molto; ci insegna il “cosa” e il “come” fare: ma non ci dice il “perché”; e così le nostre azioni diventano sterili e non riempiono la vita, neanche la vita economica».
Che il santo di Assisi ci aiuti a riscoprire questo prezioso patrimonio spirituale, alla base del nostro vivere.
Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»!
1 comments