Tra nuvole di alpaca e trolley (parte II)
Siamo scese nel mezzo di pascoli dorati e abbiamo salito un sentiero impercettibile fino al predio di Griselda, accolte da belati di pecore ed il mugolio leggero degli alpaca. Qualche lama pascola libero in ricordo dei vecchi tempi delle carovane verso i mercati. Griselda è dibattuta. Sa che il tentativo di chiusura del congresso da parte di Castillo non è costituzionale, ma è il suo presidente, e la sua comunità sta scendendo in strada. Molti sono stati già richiamati dalle ronde campesine per fare le rotazioni ai blocchi stradali. La non partecipazione, equivale ad una multa di 50 soles, 12 euro. Una enormità per l’economia fragile e precaria dei pastori andini. Griselda soffre il mal di altura. Figlia di pastori, è cresciuta nel pueblo più in basso ai piedi della montagna, grazie alla vendita nei mercati della fibra di alpaca, in tempi in cui valeva più dei 13 soles a cui riescono a vendere oggi giorno, poco più di 3 euro a libra.
Griselda sale sulla Puna solo per controllare come stanno i suoi animali e se i pastori contrattati per badare al gregge hanno bisogno di qualcosa. Nessuno dei suoi sette fratelli è rimasto sulla Puna, lasciando i pascoli nei ricordi da bambino. Ci hanno provato. Un mese a testa, a rotazione, dopo la morte dei genitori. La madre è morta da due anni, rimasta sola nella montagna dopo la morte del marito. Non ha mai voluto scendere nel pueblo, nonostante le ripetute richieste dei figli. Voleva morire vicino ai suoi alpaca. E così è stato. Come per molti vecchi delle montagne andine, è morta sola. Non si è svegliata, o si è lasciata cadere sulle sue mante di lane tessute a mano negli anni della gioventù. Griselda non lo saprà mai. E con questo non riesce a fare pace. Non riesce a perdonarsi. Avrebbe voluto essere accanto a lei nel momento della sua morte. Ogni volta che torna alla montagna rivede il corpo di sua madre, e con uno sguardo velato dalle lacrime prova ad immaginarsi i suoi ultimi momenti di vita nella solitudine della nebbia andina.
La radio annuncia i primi morti per scontri con la polizia. Assaltati gli aeroporti. Chiuse le strade con pietre, vetri, terra, tronchi di alberi sradicati dal suolo. Le ronde campesine si organizzano velocemente, lo sanno fare, questa è la lotta Andina. Si lasciano i campi, le patate, il mais, gli alpaca. Si accendono i fuochi attorno alle strade. Si creano accampamenti. Pentole enormi fumanti sbollentano ai lati dei picchetti.
Puoi leggere la prima parte del racconto qui!