“Tra tatto e contatto” come cambiano le relazioni?
Un pomeriggio intenso quello vissuto dai 930 partecipanti al terzo convegno interdisciplinare organizzato da Messaggero di sant’Antonio e Ufficio di Pastorale dell’Educazione e della Scuola della Diocesi di Padova.Dopo le relazioni del mattino affidate a Lidia Maggi e fra Fabio Scarsato, sono intervenuti quattro “tecnici”, in rappresentanza delle scienze pedagogiche (Domenico Simeone dell’Università Cattolica di Milano), psicologiche (Alessio Vieno, dell’ateneo patavino), mediche (lo psicoterapeuta Luigi Gallimberti) e della comunicazione (Gianni Riotta, giornalista, già direttore del Tg1 Rai).
La platea di insegnanti, educatori, formatori, per tramite degli organizzatori, avevano rivolto ai quattro una serie di domande (alle quali i relatori non si sono sottratti): come si stanno trasformando le relazioni con i nuovi supporti digitali? La tecnologia ha cambiato solo le modalità e gli strumenti o sta modificando anche i sistemi relazionali? Come costruire un dialogo intergenerazionale a partire dai nuovi linguaggi? Come le nuove tecnologie incidono nei processi di apprendimento e nelle proposte educative? Interazione o relazione ai tempi della rete?
Primo a intervenire è stato Domenico Simeone, sviluppando il tema “Giovani e adulti nell’agorà mediatica: un incontro possibile”. A patto che soprattutto gli adulti facciano la loro parte. “Metterò in dubbio alcuni pregiudizi” ha esordito il docente della Cattolica, scardinando la metafora dei “nativi digitali” e dei “migranti digitali” che, se da una parte è stata in grado di descrivere una realtà, dall'altra ha rischiato di mettere in scacco il rapporto educativo. “Le generazioni che hanno vissuto di più hanno qualcosa di prezioso da trasmettere o meno? O sono le giovani generazioni le uniche abilitate a poter insegnare? Sul significato di credere, soffrire, amare, chi ha più esperienza può ancora oggi offrire un dono a chi sta crescendo. Purché gli adulti ritengano queste conoscenze un dono prezioso da consegnare. I giovani hanno bisogno di figure adulte credibili che abbiano desiderio di trasmettere la loro esperienza”. Ciò è possibile, ha sostenuto con speranza e coraggio il relatore, perché oggi come ieri “i giovani e i ragazzi che incontriamo sono navigatori, cercatori di senso. Anche nel web, dove prendono il largo con imbarcazioni diverse da un tempo. Il modello da proporre per il loro viaggio è quello di Abramo, che parte avendo fiducia nel suo Dio, nel contesto di una storia d'amore che lo apre al nuovo. Il viaggio nel mondo del web non dovrebbe avere l'obiettivo di riportare i ragazzi a casa, ma di sviluppare nuovi orizzonti, stando al loro fianco, offrendo loro mappa e bussola. Sono su una zattera trascinata dalle correnti, diamo loro timone e vela – ha concluso Domenico Simeone – perché scoprano la destinazione che gli è propria”.
“Sapete quante sono le sim telefoniche attive nel mondo? 7,7 miliardi, più del numero di abitanti della Terra”. A esordire con questo tono è stato lo psicologo Alessio Vieno, che ha puntato decisamente sui dati il suo intervento dal titolo “L’uso del web nell’infanzia e nell’adolescenza: rischi e risorse”, concentrandosi in particolare sugli effetti che l’uso dello smartphone ha avuto sulla generazione iGen, ovvero sui nati tra il 1995 e il 2012. “Questi ragazzi – argomenta Vieno – sono sempre meno disponibili a sperimentare. Sono almeno più felici? Alcuni dati dicono il contrario. Aumenta il numero di ragazzi che fanno fatica ad addormentarsi. Che soffrono di depressione e che manifestano fattori di autolesionismo. Che vivono forme d’ansia, in particolare per la ricerca costante e ossessiva dell’approvazione online”. Lo specialista ha quindi dato tre indicazioni di metodo sul da farsi per arginare la situazione: “Primo, studiare e capire il fenomeno; secondo, saper riconoscere i segni delle situazioni problematiche; terzo, proporre progetti per bambini e preadolescenti, sull'educazione all'uso consapevole e positivo dei nuovi media”.
Non sarebbe stato semplice per nessuno stare al passo con la simpatia e la vivacità del professor Vieno, che ha terminato la sua relazione con l’efficace videoclip di Are you lost in the world like me?, di Moby. L’esordio dell’intervento del dottor Luigi Gallimberti, va detto a onor di cronaca, è apparso molto più monocorde e piatto, “ospedaliero” tanto nell’approccio quanto nello stile. Pur tuttavia, con la sua flemma, la relazione “C’era una volta un bambino: le relazioni educative con i nativi digitali” è stata al termine della giornata probabilmente la più convintamente applaudita, anche per gli scenari che ha aperto. In breve, il dottor Gallimberti ha illustrato le conseguenze nefaste che la mancanza di sonno può causare, specie tra i bambini ma non solo. “Il cervello finché dorme lavora, impegnato soprattutto nelle pulizie di casa” ha proclamato sulla scorta delle ricerche della collega Maiken Nedergaard. “Il cervello, come tutti gli altri muscoli, produce come scarti sostanze tossiche le quali, se non smaltite, portano a perdita di memoria, calo della concentrazione, alterazioni dell'umore, eccetera”. E non solo. Diversi studi dimostrano che, fin dall’età infantile, esiste “una correlazione – ha affermato lo psicoterapeuta – tra mancanza di un adeguato numero di ore di sonno (dalle 7-8 dell’adulto alle 12-14 del neonato) e l’incorrere in varie forme di dipendenze”. Per quanto riguarda l’uso delle nuove tecnologie, lo studioso ha stigmatizzato “la prassi devastante di far addormentare i bambini ricorrendo al tablet”. Stupore infine ha provocato la presentazione di una scoperta di cui parlano anche la rivista “Science” e “National Geographic Magazine” in uscita: il team padovano diretto da Gallimberti sta sperimentando una cura della dipendenza da cocaina mediante la stimolazione Magnetica Transcranica ripetitiva (rTMS).
A completare la ricca giornata di convegno è stato Gianni Riotta con l’intervento Una buona comunicazione a ritmo di touch. I presenti sono stati introdotti con aneddoti storici e di cronaca contemporanea ai concetti di big data, algoritmo, infosfera, intelligenza artificiale… Il giornalista ha egli stesso riassunto l’intervento in pochi concetti chiave: “Il confine online e offline non esiste più, siamo in unica realtà, senza frontiere. È un bene o un male? Né l’uno né l’altro. Ci siamo in mezzo, dobbiamo farci i conti”. La seconda “picconata” è arrivata per l’idolo tecnologia, perché – ha spiegato Riotta – “La rivoluzione non è tecnologica, ma culturale. Non è il mezzo, ma il contenuto a fare la differenza”. Commovente poi il racconto dell’incontro con il cardinal Martini, che “mi ha rimesso in carreggiata”, nelle parole del giornalista, offrendogli due chiavi di interpretazione del web a partire da due versetti del Vangelo di Giovanni: “voi conoscerete la verità e la verità vi renderà liberi” e “gli uomini preferirono le tenebre alla luce”. “È così on line” secondo Riotta. “La verità c’è e rende liberi, anche se c’è pure molta tenebra, preferita da tanti. La sfida è separare bene e male, verità e menzogna. Sta a noi prendere il timone e guidare la barca nella giusta direzione”.