Una bicicletta per due
Ho fatto molte esperienze nella mia vita, ho preso treni, aerei, navi, moto, elicotteri, tutti mezzi di trasporto affascinanti… Ma la «bicicletta cargo» mi mancava. Ho dovuto attendere fino allo scorso giugno per provarne una, per la precisione quando sono andato alla comunità Arche di Granarolo Emilia (BO). Ma che cos’è questa «bicicletta cargo»? È un mezzo a tre ruote, cioè un triciclo, e nella parte anteriore ha una pedana dove poter caricare una carrozzina con tanto di ospite. A dire il vero, all’inizio ho avuto un po’ di resistenza a provare questo strano mezzo di trasporto, ma mi sono fidato delle parole di un amico di vecchia data, Luca Errani: «Dai Claudio, prova a salire!». E così ho fatto. Allora non sapevo ancora che quelle parole sarebbero state le ultime che Luca mi avrebbe rivolto: dopo due giorni, infatti, è salito al Padre.
Luca era un educatore oltre a essere il padre molto creativo di Chiara, una ragazza che ha un ritardo cognitivo. A lui, infatti, si deve la creazione della Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA), una comunicazione a simboli che è una vera rivoluzione, perché è adatta non solo per il mondo delle persone con disabilità, ma per tutti quelli che hanno difficoltà di comunicazione, come, per esempio, un alunno straniero che non parla bene la lingua della classe. Buona parte del lavoro che si svolge nel Centro di Documentazione Handicap di Bologna consiste nella traduzione dei libri tramite questa tecnica. La CAA è un ottimo strumento di comunicazione, di relazione e di inclusione e Luca lo aveva capito. Come aveva capito che andare in bicicletta è un modo bello e inclusivo.
Oltre alla «bicicletta cargo», Luca aveva inventato anche un altro modo per andare in bicicletta con Chiara, un tandem un po’ modificato secondo le esigenze della figlia e questo mezzo aveva stuzzicato la mia curiosità, perché l’educazione non è altro che trovare un equilibrio per tutti e due gli attori in gioco: entrambi devono dosare le fatiche nella strada sia nelle salite che nelle discese, entrambi pedalano per raggiungere un obiettivo e la meta finale è il risultato delle pedalate di entrambi. Un educatore non è solo quello che guida e decide, ma è anche colui che viene guidato: la decisione e la responsabilità sono divise in parti uguali. Luca aveva ben chiaro questo concetto, per tutta la vita lo aveva divulgato e coinvolgeva tutti e tutte per diffondere una cultura dell’inclusione.
Lui ha anche messo in scena a teatro un lavoro tratto da una delle mie favole, Re 33 e suoi 33 bottoni d’oro, rinominandolo I bottoni del re, un vero cavallo di battaglia della comunità L’Arche. È uno spettacolo divertente, rivolto ai bambini, che racconta di un re che per capire la giustizia nel suo regno fa un viaggio fin sulla Luna! Anche in questo lavoro ha usato la CAA, così il pubblico, fin dal lontano 2012, ha potuto conoscere direttamente questa tecnica a teatro. Tutto questo è Luca Errani. La frase «Tanta Roba!» che aveva fatto stampare sulle t-shirt blu che indossava quando andava in tandem con la figlia, la porto sempre dentro di me, perché ha davvero fatto tanto!
E voi avete mai usato il tandem? Mi raccontate un po’ la vostra esperienza? Scrivete a claudio@accaparlante.it oppure sulle mie pagine Instagram e Facebook.
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