Una «compagna di viaggio»
Che si tratti di un’infezione, di un tumore, o di qualsiasi altro disturbo, la malattia, quando la incontriamo, preoccupa sempre. Se poi è poco conosciuta e difficile da diagnosticare spaventa ancora di più. Alessia Zama lo sa bene, lei che con il suo personale «mostro bianco» ha dovuto imparare a convivere. «All’inizio la vedevo come un’incognita, col tempo è diventata una compagna di viaggio». Il paragone non è casuale, perché Alessia, che soffre di bipolarismo, è riuscita davvero a far coesistere la patologia con la sua grande passione per i viaggi. Il frutto di questa convivenza si chiama «Bipolarismo in viaggio», il blog che la ragazza ha aperto qualche anno fa con l’intento di dimostrare che «il bipolarismo non è un limite», ma che, al contrario, «il vero limite è pensare che lo sia». Risale al 2019 il primo incontro di Alessia con la malattia mentale, anche se allora le vengono diagnosticate una forte depressione e una psicosi con episodi di allucinazioni. In quel periodo lavora come hostess di volo in Ungheria. Una vita senza orari e troppo stressante. «Mi ammalavo di continuo, ho dovuto lasciare l’impiego e farmi ricoverare in un centro psichiatrico».
Risalire dal tunnel è un’impresa difficile e dolorosa, ma Alessia poco alla volta la porta a termine. Giorno dopo giorno ricomincia a vivere, a notare la bellezza della vita, ad assaporare tutti i piccoli dettagli del quotidiano. Nonostante l’epidemia di covid, la ragazza decide di coronare la propria vittoria con un viaggio di sola andata in Australia. Si sente forte e libera, pur nella consapevolezza che la malattia, come la vita stessa, ha alti e bassi. Quando, però, Alessia torna in Italia e affronta la morte del padre, l’equilibrio dentro di lei si rompe di nuovo. In un moto di ribellione, nega la propria malattia e smette di prendere le medicine. In poco tempo il bipolarismo torna a bussare alla porta e a chiedere il conto. Alessia perde il lavoro di receptionist che aveva in un hotel di Ravenna, perde casa e tanti rapporti umani. Dopo nove giorni di ricovero, torna a ricostruire la propria esistenza. Ogni volta è come ripartire da zero. Ma la ragazza non si arrende, neppure quando, nel 2023, entra in una nuova fase maniacale.
Oggi Alessia ha ritrovato la propria stabilità. Sa che non importa quante volte cadi, perché quel che conta è imparare a rialzarsi sempre. Con l’aiuto della consapevolezza maturata nel suo percorso. Un percorso fatto di viaggi in solitaria, appunto – Canada, Australia, Marocco, Andalusia… –, ma anche di relazioni autentiche. Come quelle che ha saputo stringere su Facebook con gli oltre duemila membri del gruppo «Bipolarismo: vivere la normalità nonostante il malessere psicofisico». «Mi hanno accolto a braccia aperte e salvato dall’oblio» racconta la ragazza. «Con alcuni ci incontriamo anche in videocall e, di tanto in tanto, dal vivo». Anche se l’incontro più bello forse Alessia l’ha fatto con un’altra Persona…«La connessione con Dio è stata cruciale nel mio percorso. Ricordo un episodio in particolare. Stavo male e, guardandomi allo specchio, mi sono fatta una promessa: “Non so come e quando ma ne verrai fuori”. In quello stesso momento ho sentito una forza che mi ha invaso. Sapevo che Lui mi era vicino». Forte di questa convinzione, oggi Alessia si sente «padrona della propria vita» e ricaricata dalla speranza, «un’onda di pace» che la accompagna nei suoi tanti impegni e progetti. Non ultimo, la pubblicazione del suo romanzo Le rose crescono sulle altalene (in realtà ha scritto anche altri due libri), e l’organizzazione del prossimo viaggio previsto per novembre. Direzione: Thailandia. Se siete curiosi non vi resta che seguirla su bipolarismoinviaggio.com!
Questo articolo fa parte di un dossier dedicato alla malattia. Puoi leggere l'intero servizio nel numero di febbraio del «Messaggero di sant'Antonio» e nella versione digitale della rivista. Provala ora!