In cerca di una panetteria
Il piccolo avviso è attaccato con lo scotch sulla porta a vetri di un negozio in una strada del centro di Padova. Non so nulla della sua storia, mi colpisce, ogni tanto venivo qui a comprare il pane. Tutto qui. «Cessata attività, il panificio non riapre». Sembra una resa definitiva. Ma poi c’è una speranza: «Ma ci rivediamo per un’altra avventura. Grazie a tutti». Un addio che cerca di essere un arrivederci. Non ammainano la bandiera questi ex-panettieri, mi auguro che non sia solo una consolazione per i suoi clienti-orfani, ma quanti altri piccoli negozi hanno chiuso in Italia senza avere voglia o possibilità di riaprire? Quanti droghieri o macellai vanno in pensione e non trovano eredi?
A scorrere i dati di un recente rapporto di Confesercenti, in dieci anni, tra il 2014 e il 2024, sono scomparse dalle nostre città, e soprattutto dai nostri paesi, 140 mila piccole imprese commerciali. E 46.500 sono considerate «di base», cioè «essenziali» per una comunità, per un quartiere, per un paese: alimentari, bar, edicole, distributori di benzina. Attenzione è il numero successivo che fa allarmare: 26 milioni di italiani hanno visto sparire almeno un negozio «di vicinato», come si direbbe al Sud. In 565 comuni, poco meno di 4 milioni di persone non hanno più la possibilità di acquistare il pane recandosi a piedi al forno. E anche gli ortolani, le macellerie e perfino i minimarket sono diventati quasi una rarità nei paesi più piccoli: tra il 2019 e il 2024 hanno abbassato la saracinesca 6374 esercizi commerciali. Il pesce fresco è diventato un miraggio per oltre due milioni di persone. Meglio non leggere il dato delle edicole, è il settore che ha subito l’emorragia più rilevante, ne sono scomparse più di un terzo: tre milioni e mezzo di cittadini se vogliono comprare un giornale devono andare in un altro comune. Tra chi vende alimentari sono le macellerie (ne sono sparite 5247), le pescherie e le panetterie le più colpite da questa epidemia, provocata da cambiamenti radicali nei modi di fare la spesa, nei costumi, nelle abitudini.
Come un paradosso, ci sono due tipi di esercizi in controtendenza: le farmacie nei comuni con meno di cinquemila abitanti sono 7200, dieci anni fa erano seimila. È un settore che ha alcune protezioni ed è una necessità vitale per comunità sempre più anziane. E aumentano anche le tabaccherie (634 in più), perché oggi assomigliano a negozi multiservizi: vi si pagano bollettini, si gioca al lotto e ai vari gratta-e-vinci (passateci una giornata e vedrete come in molti affidano le loro speranza a un improbabile fortuna), si trasferisce denaro, si ricevono pacchi, si ricarica il cellulare.
A proposito di pacchi: tutti gli operatori dei trasporti, Amazon Italia Transport in testa, hanno visto impennarsi i propri fatturati, 906 milioni i pacchi consegnati nel 2023. Come se ognuno di noi avesse ricevuto, in un anno, quindici pacchi. Solo in Lombardia sono stati recapitati 167 milioni di pacchi. Da vertigine la crescita nazionale: il 204% in più rispetto a otto anni fa, 600 milioni di pacchi in più in sette anni. Alcuni esempi: in terra di Grosseto, Toscana del Sud, si è passati, in dieci anni, da venti aziende di commercio online a 120. In Romagna, in venti anni (allora si contavano anche le vendite per tv), le attività commerciali online sono passate da 90 a 700. Sei acquisti di regali natalizi su dieci sono stati fatti online. Netcomm, consorzio che riunisce oltre 480 aziende di e-commerce, calcola che in Italia gli acquirenti «digitali» sono oltre 33 milioni.
Cambiano le geografie delle città e dei paesi. Un argine alla desertificazione commerciale sono i negozi aperti da stranieri. I più intraprendenti sono gli uomini e le donne provenienti dal Bangladesh: nel 2023 si contavano tremila e quattrocento minimarket con proprietari bangladesi. Quasi tremila in più rispetto a dieci anni fa. Sono, per la maggior parte, botteghe piccole e stipate, aperte fino a tarda notte, specializzate nella vendita soprattutto di alimentari. I cinesi, invece, hanno scelto la vendita al dettaglio e dimensioni ben più grandi: oltre tredicimila negozi forniti di casalinghi, elettronica, prodotti per la pulizia, ferramenta, cosmetici. D’altra parte, si calcola che oltre quattro milioni di persone abbiano lasciato il Bangladesh negli ultimi cinque anni. Oltre 160 mila, nel 2023, erano in Italia. Roma ospita la più vasta comunità bangladese d’Europa, 40 mila persone. Molti di loro, oltre 30 mila a livello nazionale, hanno trovato nel commercio il proprio lavoro e un cammino per l’integrazione.
Il presidente Sergio Mattarella ha voluto partecipare, lo scorso autunno, all’assemblea annuale di Confesercenti: «Il commercio di vicinato è la spina dorsale dell’economia italiana. I piccoli negozi sono un presidio di resilienza del nostro Paese». Mattarella ha lanciato il suo appello e il suo grido: «Non va lacerato il tessuto dei piccoli esercizi e dei negozi storici delle città e dei paesi. Va interrotto il circolo vizioso del declino demografico e la desertificazione commerciale».
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