Una fede infrangibile
Sua nonna credeva nelle chiromanti, o meglio, in «una» chiromante. Fin da piccola, infatti, quando Elena stava con lei, la nonna la trascinava su per una stradina ripida per andare a far visita a Luna, la «maga» del paese. Elena non sapeva decidere se questa cosa le piacesse o meno. Certo la inquietava abbastanza la semioscurità in cui Luna le riceveva, quell’odore di chiuso e di polvere che permeava la stanza arredata con poltrone di velluto vecchio e tende pesanti, dove sembrava che la luce e l’aria fresca non entrassero mai. Aveva grandi occhi verdi, Luna, e molte rughe su un viso scuro e con labbra rossissime. Ma, soprattutto, aveva una voce profonda e suadente che ti entrava dentro e non usciva più, insieme a mani grandi, ossute e scure con unghie sempre laccate di viola. Unghie che, con ansia evidente della nonna, toccavano i bordi dei tarocchi prima di rigirarli, per svelare l’arcano di quale piega avrebbe preso la situazione sulla quale la maga era stata interpellata.
Quello però che metteva ancor più a disagio Elena era come cambiava la nonna in quei pomeriggi di visita. Le faceva pena vedere come fosse nervosa prima di andare dalla «maga», anche un po’ brusca con lei, mentre di solito era dolcissima e tenera. Penoso anche vedere come stesse male durante la «seduta» e come fosse dipendente dal responso, spesso oscuro, di quella donna: se era positivo, la prendeva un’allegria quasi isterica, se era negativo o anche solo confuso, sprofondava in uno sconforto che per tutto il pomeriggio non l’abbandonava più. In quest’ultimo caso capitava anche che sulla strada del ritorno le scendessero lacrime silenziose sul viso e, una volta a casa, si dimenticasse perfino di prepararle la merenda, mentre telefonava alle amiche e, con frasi cifrate, riferiva loro che cosa le aveva detto la «maga».
Alla sera, poi, alcune volte, quando la mamma tornava e trovava la nonna in quello stato di prostrazione, Elena l’aveva sentita dirle: «Non l’avrai portata anche oggi da quella donna? Mamma, lo sai che non voglio e… dico sul serio, la figlia è la mia!». Non sentiva la risposta della nonna, che forse spesso non arrivava proprio. Ma, si domandava, perché la nonna non rispondeva? La stessa domanda si era ritrovata a porsela anche ora, nonostante avesse ormai 18 anni e la nonna non ci fosse più da un pezzo. Era capitato dopo che con Luca, il ragazzo col quale stava ormai da due anni, era successa una cosa bruttissima: un pomeriggio aveva letto, per caso, uno scambio di messaggi nel cellulare di Luca, tra lui e la sua migliore amica, Giulia. È vero, era stata Elena stessa a presentarli e si era accorta che tra loro scherzavano spesso, ma le sembrava tutto normale. Perché allora dovevano scriversi in privato? Luca nella chat le diceva cose molto carine, e Giulia sembrava «starci» abbastanza. Il mondo le era crollato addosso, ma aveva deciso di non dire niente a Luca e neppure a Giulia, che era pur sempre la migliore amica a cui fino a poco prima raccontava tutto. Alla sera era tornata a casa e si era chiusa in camera a piangere.
Era stato allora che le era affiorato quel pensiero: che Luna, la «maga», fosse ancora viva? Si mise a cercarla e la trovò: due giorni dopo aveva già l’appuntamento fissato. Mentre percorreva la stessa salita fatta tante volte con la nonna – un po’ a disagio perché non aveva più la nonna accanto e, soprattutto, perché ora quella nervosa e in pena era diventata proprio lei –, le venne un’illuminazione: ecco forse perché la nonna non rispondeva mai alla mamma, magari voleva lasciarle in eredità la conoscenza di quella donna strana... Chissà?! Mentre ancora era immersa in questi pensieri, arrivò a casa di Luna e questa la ricevette subito: era più vecchia di come la ricordava, ma aveva sempre le stesse unghie viola «sapienti». Le disse che Luca e Giulia avevano una storia segreta, le carte erano chiare a proposito, mentre per lei c’era in serbo un futuro luminoso con un uomo bello che le avrebbe cambiato la vita… Elena uscì da quella stanza buia sentendosi un automa: a lei dell’uomo bello in arrivo non interessava proprio nulla, pensando alla storia tra Luca e Giulia voleva solo morire.
Piangendo di rabbia, tornò a casa da sua madre: sapeva di aver fatto una delle cose che potevano rattristarla maggiormente, per questo non parlò, né la salutò. Solo dopo un lungo silenzio, però, scoppiò a piangere, raccontandole tutto. Elena vide la mamma divenire scura in viso: Luna era tornata nella loro vita! Ma questo ritorno, pur ferendola, accentuava ancora di più il suo essere una donna matura e credente, con una fede profonda consolidata e consapevole che nella vita non era possibile prendere scorciatoie, come pensava invece la nonna in modo infantile. Solo «stringendoci a Dio, col nostro coraggio e la nostra speranza, possiamo fare la differenza nelle nostre scelte» disse la mamma a Elena. Non le parlò di Luca e Giulia, non cercò di consolarla, anche perché, forse, non era nemmeno possibile. Le parlò invece della forza che aveva in lei per superare quel grande dolore, le disse che un nuovo ragazzo bello non sarebbe stata la soluzione, perché la bellezza a cui doveva aggrapparsi era solo quella nascosta dentro di lei.
Poi raccontò a Elena un fatto, un «miracolo» lo aveva definito, spiegando che i miracoli operati dai santi non erano mai scorciatoie pericolose (come invece quella di rivolgersi a Luna), ma occasioni che la vita ci offre per farci sentire maggiormente l’amore che Dio ha per noi, la sua vicinanza e il suo aiuto anche in quella fatica di vivere che nessuno può toglierci mai. «Tanto tempo fa – iniziò la mamma – un uomo che non aveva fede, giunto a Padova, voleva burlarsi di sant’Antonio e della sua santità. Lo “sfidò”, pertanto, davanti ad altre persone, dicendo a tutti che avrebbe creduto in Dio solo se il bicchiere che aveva in mano non si fosse rotto se lo avesse gettato a terra. Insomma, voleva una sorta di “prova”, un miracolo da parte del Santo. Quindi prese il bicchiere e lo scagliò con forza sul pavimento ed esso, miracolosamente appunto, non si ruppe. Quell’uomo non solo restò stupito e raccontò a tutti, anche ai frati confratelli del Santo, quanto gli era successo, ma si convertì pure e da quel momento in poi cambiò vita».
Elena ascoltò, ma si irritò molto: che cosa c’era di diverso nel suo interpellare Luna? Non era forse come sfidare il Santo, e Dio, lanciando uno stupido bicchiere a terra? Rimase quindi in silenzio. Ma la mamma non aveva fretta, sapeva di doverle lasciare il tempo di riflettere su quanto accaduto e su quanto le aveva detto. Passarono così alcuni giorni e una sera, mentre apparecchiava la tavola, Elena all’improvviso disse, rivolgendosi alla madre: «Avevi ragione, credo che la nonna e Luna si sbagliassero… Quel tipo del bicchiere ha fatto un gesto stupido, ma forse ne aveva bisogno per capire: dopo quell’evento, infatti, ha preso la sua vita in mano da solo, con l’aiuto di Dio. A che cosa serve farsi pilotare la vita da “sentenze” che arrivano chissà da dove, e ti rendono schiavo come schiava diventava la nonna? A che cosa serve, se poi tu non capisci più che cosa vuoi veramente? Io adesso so che Luca non voglio perderlo e, se mi spiegherà che cosa è successo con Giulia, ci penserò se voglio stare ancora con lui. Che senso ha dare tutto per certo senza parlarne, esprimere già un giudizio senza capire e aspettare che qualcuno, non so chi, rimetta le cose a posto? Voglio decidere io nella mia vita!».
La mamma sorrise: comprese con sollievo che anche Elena ormai aveva scelto una vita più libera e piena. Eppure, come un flash, in quel momento nella sua mente apparve la stradina in salita che portava alla casa di Luna, la stessa che anche lei da bambina aveva percorso tante volte con sua madre. Ma questo Elena non doveva saperlo, e non lo avrebbe saputo mai!
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