Vaccinarsi ai tempi del Covid-19

La recente epidemia di morbillo dilagata nelle Isole Samoa deve ricordarci i rischi di abbassare la guardia nei confronti delle malattie infettive più comuni, anche quando l’interruzione delle vaccinazioni è giustificata.
06 Luglio 2020 | di

L’anno scorso, nelle Isole Samoa, in soli quattro mesi sono morti di morbillo settanta bambini. L’epidemia è dilagata dopo che la percentuale di piccoli protetti dalla malattia con la vaccinazione era bruscamente crollata al 31 per cento, ben sotto la soglia del 95 per cento richiesta per fare da barriera anche ai pochi non vaccinati. Tutto è cominciato con un tragico incidente: l’errore di due infermiere nella preparazione del vaccino, rivelatasi fatale per due bambini. Le due operatrici sono state arrestate e il governo ha sospeso per otto mesi il programma vaccinale per accertare le cause dei decessi. Quando la campagna vaccinale è ripresa, le famiglie avevano comprensibilmente sviluppato paura e diffidenza, e si rifiutavano di sottoporre i loro figli alla vaccinazione. È bastato così l’arrivo di una persona infetta dalla Nuova Zelanda per scatenare l’inferno nel paradiso polinesiano nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico: quasi 6 mila casi su meno di 200 mila abitanti, poco meno di 2 mila ricoveri, un’ottantina di vittime tra adulti e bambini.

Mai abbassare la guardia

L’esperienza di Samoa deve ricordarci i rischi di abbassare la guardia nei confronti delle malattie infettive più comuni, anche quando l’interruzione delle vaccinazioni è giustificata. Il caso polinesiano, tanto lontano da noi, rischia di ripetersi in seguito a quel che è accaduto in alcune zone d’Italia nelle fasi più drammatiche della pandemia, dove i servizi vaccinali sono stati sospesi sia per la necessità di dislocare immediatamente risorse sul fronte dell’emergenza, sia per evitare occasioni di contagio nei centri vaccinali.

Quando la situazione è tornata sotto controllo, i servizi, che in aree meno colpite hanno sempre continuato a operare, hanno ripreso ovunque a lavorare, richiamando le famiglie i cui bambini durante il lockdown erano rimasti indietro rispetto al calendario vaccinale. A questo punto, però, sono talvolta subentrati i dubbi dei genitori: «Sarà il caso di portare il mio bambino in una struttura sanitaria, dove si potrebbe infettare? Non sarà vero che il vaccino indebolisce il sistema immunitario e quindi espone il mio piccolo a maggiori rischi, se venisse a contatto con il nuovo coronavirus? E se per caso stesse già incubando covid-19, la vaccinazione non può essere pericolosa?». No, se anche il bambino incubasse covid, la vaccinazione contro altre malattie non può danneggiarlo, e gli appuntamenti sono presi in modo da ridurre al massimo i contatti.

False credenze

Ma la più importante falsa credenza da sfatare, perché proprio senza alcun fondamento, è che la vaccinazione in qualche modo possa compromettere le difese dell’organismo. Per sua natura, al contrario, le risveglia. Lo fa per lo più in maniera specifica, nei confronti della malattia contro cui è diretta, ma si segnalano anche casi di un certo grado di protezione crociata. Il morbillo, invece, anche quando si risolve per il meglio, senza complicazioni e senza esiti permanenti, lascia il soggetto molto più fragile ed esposto ad altre infezioni.

È fondamentale, quindi, riprendere le vaccinazioni, mettendosi eventualmente in pari con le dosi perse, il prima possibile, seguendo le indicazioni del pediatra o del proprio centro vaccinale. Un bambino non vaccinato potrà avere anche molte più occasioni di dover essere portato in ospedale o all’ambulatorio del pediatra per condizioni da cui poteva essere protetto. In questo modo, in caso di una seconda ondata, sia lui o lei, sia chi li accompagna, saranno più esposti al contagio. Meglio fare il possibile per evitarlo.

 

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Data di aggiornamento: 06 Luglio 2020

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