L’ospite sgradito
L’hanno già detto tutti, anche da sponde inattese e non propriamente religiose: la preghiera, il silenzio e la solitudine di papa Francesco, lo scorso 27 marzo, in una piazza San Pietro svuotata, delicatamente ritmata dalla pioggia e progressivamente colorata da un cielo che ha compartecipato a modo suo, con tutte le sfumature del blu, rimarranno nella storia. Qualcuno azzarda addirittura un punto di non ritorno. Molti si dicono laicamente sorpresi da questo revival di rosari comunitari, preghiere di guarigione, benedizioni urbi et orbi, indulgenze plenarie, messe affollate seppur in streaming o alla tv: già, come se le nostre paure, e alcuni dei rimedi attuati in questo periodo, tipo la quarantena, non assomigliassero a quelle e a quelli degli uomini e delle donne del Medioevo. Neanche l’umanità non fosse la stessa! Cronologicamente, ma, e lo stiamo riscoprendo in questi giorni, geograficamente, a qualsiasi latitudine…
In realtà, mi pare di poter dire, mai piazza fu strapiena come quella sera. E non mi riferisco ai pochi monsignori che timidamente, quasi vergognandosi di poter essere lì loro soli, frusciavano qua e là con gli abiti di ordinanza. E neanche alle forze dell’ordine, la cui presenza sullo sfondo si intuiva dai lampeggianti dei loro automezzi. Certo, era piena perché milioni di persone ne hanno seguita la diretta dalle proprie case, da ogni parte del mondo. No, non mi riferisco solo a questo. Ma a un’altra presenza, ai nostri occhi più inquietante, non gradita né richiesta. Un ospite che non era stato invitato: il virus, Covid-19 per la scienza, Coronavirus per i nemici che ormai si è fatto ovunque. È il ricercato numero uno, indubitabilmente la causa di tutti i mali che ci stanno capitando addosso.Eppure, non so se ci avete fatto caso anche voi, mai nominato dal Papa. Che se voleva strigliare qualcuno, l’ha fatto con noi, e non col virus.
Ma come, non è quest’ultimo il reo colpevole?! Che centriamo noi?! Certo che lo è, e per fortuna i nostri bravi scienziati, medici, infermieri e tutti gli altri, con l’indispensabile nostro atteggiamento responsabile, prima o poi lo stenderanno definitivamente. Ma il virus, in realtà, è quello che è, di per sé né buono né cattivo, e sarebbe una bella presunzione da parte nostra decidere chi meriti o meno di essere annoverato tra le «creature di Dio», a seconda, evidentemente, dei nostri gusti e interessi. Lui fa quello che è predisposto a fare, non è moralmente né penalmente imputabile per quello che combina. Così come non lo è nessun altro essere vivente, vegetale o minerale. A parte l’uomo.
E all’uomo, a ognuno di noi appunto, si è rivolto coerentemente papa Francesco. Umilmente, senza piglio da «adesso vi porto io tutti in salvo», claudicante e traballante, forse anche un po’ intimorito davanti a un Dio che, a questo punto, non è assolutamente vero che se ne sta zitto e non sta dicendoci niente: «“Perché avete paura? Non avete ancora fede?” [il Papa sta commentando il Vangelo di Mc 4,40, la tempesta sedata]. Signore, la tua Parola stasera ci colpisce e ci riguarda, tutti. In questo nostro mondo, che Tu ami più di noi, siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto. Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato. Ora, mentre stiamo in mare agitato, ti imploriamo: “Svegliati Signore!”».
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