10 Aprile 2020

Il tempo della Resurrezione e delle patate

Il mondo ha troppo dolore addosso per quello che abbiamo vissuto, per quello che stiamo vivendo. Vorrei una Resurrezione immediata. Lotteremo per una Resurrezione. Come questi contadini, una intera famiglia intenta a zappare...

Famiglia di contadini rumeni.

Giorni di Pasqua. Dovrei cercare foto delle processioni dolorose del Venerdì Santo, attendere il passaggio della Madonna Addolorata fra i vicoli della Città Vecchia di Taranto oppure inseguire i vattienti a Verbicaro nelle Calabrie. Niente di tutto questo: il mondo ha troppo dolore addosso per quello che abbiamo vissuto, per quello che stiamo vivendo. Vorrei una Resurrezione immediata. Ora. Subito. Lotteremo per una Resurrezione. Come questi contadini, una intera famiglia intenta a zappare.

Ricordavo questa foto. Scattata anni fa in un angolo della Romania. Quella terra si chiama Maramures, era considerata una delle regioni più povere del Paese. Là, mi raccontavano quando vi andai la prima volta – ci sono tornato molte altre volte – i contadini erano stati capaci di resistere alla tirannia di Ceausescu. Erano lontani da Bucarest e non possedevano niente. Non interessavano al potere. Avevano solo piccoli frammenti di terra. Avevano i bufali o i cavalli per tirare gli aratri a chiodo. E se non possedevano animali, erano le donne ad agganciarsi al vomero. Le case erano di legno, si dormiva in una stanza colma di tappeti: era facile scaldarla. I bagni erano casotti all’aperto, un buco per terra. Si seminavano cipolle e patate. La grappa, distillata dalle susine, era ben conservata. Entro poche settimane, le greggi delle pecore sarebbero partite per i pascoli più alti.

La gente di quelle valli ha resistito anni e anni. E, alla fine, ha vissuto la Resurrezione. La libertà, ma, almeno fino a quando, con insistenza sono andato là, volevano continuare a essere contadini. Costruivano casa in mattoni, con il bagno, ma continuavano a vivere in quelle di legno. Credo che, ancor oggi, in questi giorni stiano zappando, seminando e trapiantando. E a Pasqua non attenderanno l’alba davanti alla chiesa, non è ancora tempo: le uova saranno benedette nelle case, con i gesti dei contadini. E con la consapevolezza che, a luglio, le cipolle ci saranno, e poche settimane dopo si potranno raccogliere anche le patate. Nemmeno il virus può impedirlo.

 

Data di aggiornamento: 10 Aprile 2020
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