Insieme ci si salva

Davanti a una pandemia che ruolo può avere la religione? Al di là dell'aspetto consolatorio, la fede è una relazione, un affidarci che ci trasforma dal di dentro.
11 Maggio 2020 | di

Sono stati toccanti gli appelli di papa Francesco a pregare insieme durante l’emergenza Covid-19: il Rosario, il Padre nostro detti insieme, nello stesso momento, ciascuno nel suo isolamento ma uniti nella preghiera; la Messa del mattino da Santa Marta, accessibile a tutti. Preghiera ha la stessa radice di precarietà: non c’è tempo né motivo di pregare quando ci sentiamo padroni delle situazioni.

La nostra fragilità, improvvisamente evidente, ci fa comprendere invece che la vita e la morte sono compagne di viaggio, intrinsecamente connesse al nostro esserci. E che non bastiamo a noi stessi. Né bastano a salvarci le nostre meravigliose innovazioni tecniche.

Davanti a situazioni come le pandemie globali, che ruolo può avere la religione? Non può essere solo consolatorio, quasi magico. Lo scriveva già Romano Guardini: «Credere non significa soltanto contare su possibilità soprannaturali. Non significa cercare di aggrapparsi in alto quando il nostro aldiqua fallisce». La fede non è una certezza, un possesso, ma una «combattuta fiducia», in questo «deserto che chiama».

Fiducia e fede vengono da fides: corda, legame. La fede è una relazione, un affidarci che ci trasforma dal di dentro, rendendoci audaci. La scommessa non è identitaria, ma antropologica: in un mondo in cui la libertà ha preso la forma dello slegamento, questo tempo ci insegna che solo uniti si vive, solo il legame ci salva. 

 

Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»! 

Data di aggiornamento: 11 Maggio 2020
Lascia un commento che verrà pubblicato