Bullismo: non lasciamoci ingannare dai luoghi comuni

(Buona) educazione e consapevolezza sono le armi più efficaci per tenere a bada il fenomeno, che va sempre affrontato e mai evitato.
26 Gennaio 2018 | di

Mio figlio è un bullo? Lo diventerà? È vittima dei bulli? Proviamo a fare un po’ di chiarezza per evitare equivoci e luoghi comuni. Anzitutto prendiamo in esame l’utilizzo del termine in senso metaforico al pari dei litigi, dell’aggressività infantile e di ogni sorta di comportamento sbagliato. Nella letteratura scientifica il bullismo ha dei contorni molto chiari e precisi, riferendosi unicamente a situazioni di vessazione prolungata e intenzionale nei confronti di ragazzi sostanzialmente incapaci di difendersi. Si tratta pertanto di un comportamento molto grave. Non va assolutamente confuso con gli inevitabili episodi di prepotenza che da sempre si registrano tra bambini e ragazzi.

La seconda confusione riguarda l’età di riferimento. Si nota la tendenza a parlare di bulli anche alla scuola materna, se non nei nidi, e di frequente alla scuola elementare. Ma l’epoca tipica del bullismo è quella preadolescenziale e adolescenziale, quando le nuove capacità cognitive possono essere usate per accanirsi consapevolmente verso qualche compagno o compagna, specialmente usando gli strumenti digitali e i social network (cyberbullismo). Parlare di bullismo tra bambini piccoli crea un inutile allarme e impedisce di occuparsi in modo serio del problema.

Infine, negli ultimi anni sempre più le forze di polizia sono state invitate nelle scuole a parlare di questo argomento. Fortunatamente il bullismo resta un problema educativo e non giudiziario: non si tratta di cercare dei presunti colpevoli, ma di educare bene i ragazzi che fanno un cattivo uso delle loro emozioni e dei loro comportamenti. Anche la didattica ha un peso. Quella tradizionale, basata su lezioni frontali, favorisce i comportamenti clandestini dei bulli, mentre una didattica sociale basata sull’interazione e sul lavoro di gruppo favorisce l’emergere di eventuali problemi tra gli alunni stessi.

Imparare a vivere vuol dire imparare ad affrontare efficacemente le difficoltà, piuttosto che saperle semplicemente evitare. Pericoloso e inutile che i genitori si trasformino in detective specializzati in bullismo. Meglio insistere per una scuola di qualità, che sappia educare bene piuttosto che trasformarsi in una specie di tribunale. 

Data di aggiornamento: 26 Gennaio 2018
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