30 Dicembre 2017

La famiglia? Non quella del mulino bianco!

Genitori giovani e bellissimi, ambiente da favola, due figli un maschio e una femmina… Un modello o una gabbia? La testimonianza di due sposi che non hanno avuto il dono dei figli, ma che non per questo sono infelici.
una famiglia prepara l'albero di Natale

©RosmarieWirz/Gettyimages

Le pubblicità, i film, i programmi televisivi, la cultura consumistica che domina oggi, ci hanno convinto che il Natale perfetto è quello vissuto dalla famiglia in stile mulino bianco: genitori giovani, bellissimi e sorridenti che, insieme ai figli (preferibilmente maschio e femmina per avere il top di gamma) sono felicissimi la mattina del 25 dicembre perché è arrivato il momento di aprire i regali,  sotto un albero luminoso e pieno di decorazioni colorate. Qui si respira la magia del Natale, dell'attesa, della sorpresa, questo è il senso della festività…

E tu, dopo esserti fatto contagiare da questa immagine decisamente seducente, ti scontri con la tua realtà di coppia, che parla di due sposi che non possono avere figli biologici. Di due sposi che amando la Madre Chiesa e fidandosi profondamente dei suoi insegnamenti, hanno scelto di non seguire le proposte della medicina attuale, che toglie dignità all’amore sponsale e cristiano e che non li renderebbe dono l’uno per l’altro, indipendentemente dalla loro fertilità. Due sposi per i quali l'adozione è preclusa ma nemmeno presa in considerazione per vari motivi. Due sposi che hanno già vissuto l’esperienza dell’affido, il ricordo è doloroso, e mettersi di nuovo in gioco è un pensiero lontano.

Allora secondo i canoni prescritti dalla pubblicità martellante e da questa imperante cultura, che valuta il valore dell’uomo sull’efficienza e sulla bravura nello «stare» nel copione imposto, noi non siamo degni del Natale da favola? Sembra proprio che non abbiamo i requisiti giusti. Eppure Natale è la nascita del Re della Gloria in una stalla, nel silenzio del mondo, dove non c'era acclamazione di parenti e amici che trasformano la nuova vita in un evento consumistico, dove i genitori diventano perché hanno, sono perché lo posseggono, il figlio.

Gesù è stato adorato da quelli che oggi come allora ancora disprezziamo, i pastori/i rom/gli zingari, ma proprio loro hanno accolto la preziosità di quella nascita, hanno adorato il Signore in fasce e non hanno tenuto questa gioia per se stessi. E allora anche noi possiamo distaccarci dal diktat di questo mondo, possiamo abbandonare la tentazione del paragone con la famiglia della pubblicità, possiamo scegliere di non sentirci inutili, a metà, non compiuti, svuotati secondo le regole che impone questo mondo! Siamo stati felici di festeggiare il Natale semplicemente come sposi cristiani, uniti con quel Cristo Gesù che fu bambino, che scelse di rivelarsi agli ultimi del mondo, quelli senza requisiti.

Noi che in tante situazioni percepiamo la pietà degli altri perché «poveretti non hanno figli», scopriamo di essere felici ugualmente, perché come marito e moglie ci amiamo davvero, pure nei difetti: in Lui tutto si trasforma in bene, in amore gratuito che diventa luce anche per gli altri. E ci accorgiamo, per Grazia, che Natale non è solo il 25 dicembre ma ogni giorno in cui apriamo insieme il nostro cuore a Gesù, con le gioie e le ferite, lentamente redente. Scopriamo con eterna gratitudine che quello che Lui ha pensato per noi è decisamente migliore di quello che noi pensavamo di volere. Quella famiglia del mulino bianco è solo un idolo, è un'utopia: il vero regalo è Gesù bambino che ci dice «fidatevi, siete preziosi ai miei occhi, farò della vostra vita sponsale un prodigio».

 

Lia e Mauro, collaboratori de L'Oasi Famiglia

Data di aggiornamento: 30 Dicembre 2017
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