«Abi-Tanti» per riflettere
Una moltitudine silenziosa che, in punta di piedi (e di pennello), arriva letteralmente in ogni angolo del mondo per stimolare il dialogo e la riflessione sulla diversità e le migrazioni. È questo l’obiettivo degli «Abi-Tanti», un progetto che, come lo descrivono le ideatrici del Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli, è «un vasto work in progress collettivo itinerante che parte dal gioco». Gli «Abi-Tanti» sono dei piccoli «umanoidi» realizzati con legno e materiale di scarto predisposto da artigiani specializzati, poi assemblato e decorato dal pubblico. I divgiersi colori e le caratteristiche dipendono dalle «famiglie di appartenenza», gruppi che vengono creati nell’ambito di particolari luoghi o iniziative (per esempio rosa per il Giro d’Italia), in genere proposti come laboratori per studenti e famiglie.
Oggi si contano oltre 10 mila «Abi-Tanti» che, in questi anni, hanno girato l’Italia e l’Europa invadendo musei e «piazze con la loro presenza silenziosa. Si pongono come oggetti filosofici, capaci di produrre pensieri, curiosità, riflessioni» su un tema fondamentale, quello della migrazione. Non hanno una «casa fissa» ma si muovono con i progetti del Dipartimento Educazione del museo piemontese di arte contemporanea e, da San Salvario (quartiere multietnico di Torino), l’anno scorso hanno raggiunto l’Australia. A Melbourne hanno «invaso pacificamente» la piazzetta del Museo dell’Immigrazione e la scalinata del Parlamento statale, incontrando centinaia di bambini e ragazzi delle scuole, travalicando quei confini geografici che sembrano insormontabili per milioni di persone nel mondo.
Questi manichini di legno non occupano «semplicemente uno spazio», ma gli donano «nuovo senso con il loro stare eretti seppure fragili, simili e al contempo unici» spiegano le ideatrici. Realizzarli o semplicemente incontrarli permette di confrontarsi attraverso un gioco semplice, attraverso creatività e immaginazione, con tematiche attualissime: «L’identità, la differenza, l’incontro con l’altro, che forse è strano, perché straniero». Viene automatico chiedersi quali siano le loro storie, le loro origini e chi li abbia creati.
«L’idea di disseminarli nel mondo – spiega Anna Pironti del Castello di Rivoli – è un modo per affrontare in maniera creativa, pacifica ma anche forte, il tema della migrazione... è un modo per sensibilizzare la gente. Purtroppo le decisioni non spettano a noi, però proprio perché come i nostri abitanti siamo in una posizione di debolezza, abbiamo il potere dell’immaginazione per animare il dibattito». In attesa di arrivare magari un giorno a San Pietro, gli «Abi-Tanti» continuano silenziosamente a mostrarsi ovunque vengano invitati e a interagire. La speranza è di diventare talmente numerosi da costringere i potenti del mondo a fare delle scelte, ad ascoltarli, non potendoli più ignorare.