22 Febbraio 2018

Crescere in due

Un dubbio, un consiglio, un parere sul tema delle relazioni familiari? Scrivete a Edoardo e Chiara: vi risponderanno sul "Messaggero di sant'Antonio".
Illustrazione: una famiglia, come una matrioska. All'esterno l'aspetto felice, all'interno quello triste.

@ illustrazione di Giuliano Dinon

Cari Edoardo e Chiara nell’ultimo anno ho ricevuto parecchie grazie dal Signore. Il sacramento del matrimonio ad aprile, l’aver trovato casa e la gioia di rimanere incinta di una bambina sin da subito. Nel giro di poco tempo la mia vita è stata stravolta, come da sempre desideravo, ma non è facile entrare appieno in una realtà di vita che si è completamente trasformata.

Ora mi scontro con una realtà in cui le cose vanno fatte in due e quindi ecco comparire la difficoltà di accettare certi modi di fare e di essere di mio marito, diversi dai miei, che si presentano nella quotidianità. Devo ammettere la fatica ad accogliere la sua diversità e spesso vorrei che lui mi capisse di più.

Secondo voi esiste un modo concreto che mi possa aiutare ad amare il modo di fare di mio marito o devo accettare che la vita di coppia sia un riprendersi continuo anche nelle banali cose di vita quotidiana?.

Federica

 

Cara Federica, ti ringraziamo per la tua domanda e per essere la prima a scrivere a questa nuova rubrica del «Messaggero di sant'Antonio», inaugurandola.

La questione che poni non è di facile soluzione. Richiede un cambiamento, prima che nel tuo modo di fare o agire, nel tuo modo di essere e quindi di rapportarti alla tua persona e alla realtà (di cui tuo marito ora fa parte).

La nostra struttura psichica si adatta alle situazioni che vive, e trova un modo di viverle che le permetta di poterci stare il più comodamente possibile, senza dover più di tanto spendere energie fisiche, emotive e cognitive. Eppure quella situazione di tranquillità, una volta conquistata, dopo poco non ci basta più: il nostro cuore (almeno che non sia sclerotizzato) desidera un di più, una vitalità maggiore. Anche tu da single desideravi un uomo con cui condividere la tua vita e grazie al quale poter essere madre. Questi sogni ti hanno permesso di rischiare la tua vita verso una nuova avventura. Eri certa che questo progetto, una volta realizzato, ti avrebbe reso felice, e una volta raggiunto l’obiettivo, saresti stata pienamente appagata. Ma era un’illusione. Quello che invece ti sei ritrovata a riscontrare, infatti, è che, insieme a molte cose belle, la tua attuale vita porta con sé anche molte fatiche, molte insoddisfazioni. Un primo problema, quindi, non è la tua quotidianità ma l’illusione che avevi coltivato su di essa e la conseguente delusione (a ogni illusione consegue sempre una delusione).

Una volta accertato che la realtà che sei chiamata ad abitare è più o meno questa, ed è quindi imperfetta, non ti resta che provare a lavorare attorno all’unica vera leva sulla quale hai un minimo di controllo: te stessa. In genere, per farlo è necessario cambiare gli interrogativi che ci facciamo (le domande, in questo caso, sono più importanti delle risposte). Innanzitutto è bene zittire quella voce interiore che ci chiede perché ci troviamo in questa storia così faticosa e frustrante invece che in una tranquilla e godibile, e che vorrebbe sapere che cosa e chi attorno a noi dovrebbe cambiare per soddisfare i nostri bisogni di benessere. La domanda più utile che ciascuno di noi può porre a se stesso per ricentrarsi è: questa fase di vita (nel tuo caso: appena sposata, con un figlio piccolo e con un marito diverso da me), in che cosa mi sta chiedendo di crescere? A quale evoluzione sono chiamato? Quale parte di me devo coltivare, nutrire e integrare? Invece di chiederci quali sono le cause della nostra insoddisfazione, domandiamoci in quale direzione ci spinge il momento presente. Assumere un principio di finalità (qual è il fine delle cose?) ci permette di avere un atteggiamento più propositivo e meno lamentoso. Vale a dire: invece di attendere che la vita ci venga incontro adattandosi ai nostri bisogni, ridiventiamone protagonisti.

Cara Federica, non sappiamo che cosa tu sia chiamata a mettere in discussione e che cosa, invece, ti sia chiesto di far crescere: forse devi abbandonare il tuo ideale di famiglia e di marito per imparare ad amare quello reale; forse devi lasciar andare la fretta che tutto si sistemi secondo i tuoi tempi e abbracciare l’arte della pazienza che sa attendere; forse sei chiamata a governare la tua frustrazione imparando a chiedere a tuo marito un maggior aiuto, con più fiducia e amorevolezza. Prova a chiedertelo.

Un’ultima cosa, ricordati che nessuno parte per una scalata senza la giusta attrezzatura. Datti un modello, un esempio da seguire: il migliore, secondo noi, è Gesù di Nazareth. Leggi la Parola di Dio, prega e se non hai una guida spirituale cercane una e mettiti in cammino.

Tutto questo non significa che devi fare tutto tu; ovviamente anche tuo marito, se lo vorrà, è chiamato a questa messa in discussione di se stesso per imparare ad abitare la real­tà in modo evolutivo.

Buon cammino a entrambi.

Edoardo e Chiara

 

Volete scrivere a Edoardo e Chiara? Potete spedire le vostre mail a:redazione@santantonio.org; segnalando nell'oggetto la rubrica Cari Edoardo e Chiara

oppure le vostre lettera a:Edoardo e Chiara, Messaggero di sant’Antonio, via Orto Botanico 11, 35123 Padova.  

Data di aggiornamento: 22 Febbraio 2018
Lascia un commento che verrà pubblicato