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Alessandro Vanoli

Strade perdute

Viaggio sentimentale sulle vie che hanno fatto la storia
25 Agosto 2019 | Recensione di
Scheda
Feltrinelli
2019
Varia
€ 16,00
Alessandro Vanoli, storico e scrittore, ha lavorato come docente in diverse università. Collabora con numerosi festival culturali e si dedica tanto a progetti teatrali quanto ad attività didattiche. Si occupa prevalentemente di storia mediterranea, di rapporti tra mondo cristiano e mondo musulmano e di presenza islamica nelle Americhe.

Le nostre radici sono fatte di strade: alcune sono celebri, altre ignote.  Percorsi che portano lontano, come fossero esistiti prima dell’uomo, con la Terra stessa.  Strade tracciate dalla natura, che l’umanità ha cominciato a percorre dalla notte dei tempi.

L’autore di questo volume, intitolato «Strade perdute. Viaggio sentimentale sulle vie che hanno fatto la storia (Feltrinelli)», invita i lettori a diventare pellegrini del proprio passato, attraversando idealmente sentieri, deserti e mari, in un viaggio pieno di meraviglie.  Vi si intrecciano strade millenarie che hanno unito regioni distanti e talvolta continenti, permettendo a culture e civiltà lontane di comunicare e di scambiarsi tecniche e conoscenze.

«Spesso – sottolinea l’autore – guardiamo al passato raccontando una storia fatta soprattutto di spazi chiusi, siano essi le anguste mura di una città o gli smisurati confini di regioni, regni o nazioni.  Lo facciamo – aggiunge – perché proiettiamo nel passato le forme e le frontiere dei luoghi a cui  sentiamo di appartenere nel presente».

La storia delle strade serve proprio a questo: a ricordarci un altro modo di vedere il mondo e il nostro passato. A insegnarci che da sempre siamo il frutto di spostamenti, di incroci e di scambi. Strade che per secoli e millenni hanno unito l’umanità: l’antica via del Nilo, le rotte del Mediterraneo, le grandi strade di Roma antica, la Via della seta. E ancora: le strade dei pellegrinaggi islamici e cristiani, le rotte dell’Atlantico e le grandi vie dell’India e dell’Asia centrale.  

Forse è così che dovremmo ricominciare a guardare il mondo, sostiene l’autore: al di là di ogni confine e di ogni barriera. «Una geografia che ci dice semplicemente di rimetterci in cammino: come per secoli e millenni è sempre stato».

 E allora, seguiamo quei percorsi e guardiamo alla nostra storia dal punto di vista dei cammini che si sono intersecati. Proviamo a mettere la geografia al servizio della storia, e non viceversa. Riusciremo così a ritrovare qualcosa di noi che era perduto. Scopriremo strade che uniscono, più che dividere. Perché siamo esseri in movimento e ogni nostro cambiamento è legato a uno spostamento. A un viaggio.

Data di aggiornamento: 25 Agosto 2019