Nuove frontiere della tecnologia
«Si sente sempre più parlare di intelligenza artificiale nei programmi tv divulgativi. Ma ben poco noi ne sappiamo, salvo gli aspetti più spettacolari, come nel caso dei robot umanoidi. Di recente, nella trasmissione GEO, ho visto l’intervento di un giornalista specializzato sul tema. Ora la nuova frontiera dell’intelligenza artificiale si chiama “generativa”, dal potenziale enorme, tanto da stupire per le sue capacità di interagire “naturalmente” con l’uomo. Però si pone il tema di come questo potente strumento potrebbe influenzare la nostra “vita reale”, mostrando degli inquietanti risvolti ancora da comprendere. Non sono informata, ma mi pare che già oggi si può vedere l’anticipazione dei risvolti di cui accennavo: la nostra società “moderna” si pone di fronte alla nascita della nuova realtà del metaverso di Meta, un “mondo virtuale universale e immersivo”».
Lettera firmata
Come avrà potuto vedere sulla nostra rivista, il mese scorso abbiamo pubblicato un dossier sulla questione dell’intelligenza artificiale. È un tema molto attuale, in continua e rapida evoluzione, una realtà che ci tocca, ma che sfugge alla nostra comprensione, in quanto si basa su sistemi di apprendimento automatico che processano una quantità enorme di dati, che una mente umana non potrebbe gestire. In tal modo, queste macchine imparano a rispondere a richieste in maniera simile a quella umana, commettendo anche analoghi errori. Una differenza fondamentale rispetto all’uomo è che l’intelligenza artificiale non ha idea di ciò che sta dicendo o facendo; nonostante ciò, riesce a simulare molti tratti umani: si può tranquillamente scambiare un testo prodotto da una chat di intelligenza artificiale con uno scritto da una persona in carne e ossa. Già questo sembra preoccupante: vorremmo poter sapere se l’autore di un certo prodotto è umano o no; ancor più inquietante è la prospettiva che tali dispositivi tecnologici possano essere manipolati a piacimento da chi li ha costruiti (in particolare i colossi del web).
Per quanto riguarda il metaverso, si tratta di qualcosa di differente rispetto all’intelligenza artificiale: può essere integrato con essa, ma individua anzitutto un luogo virtuale nel quale è possibile entrare attraverso un visore o altri tipi di dispositivi, essere rappresentati da un avatar (un po’ come in un videogioco) e interagire con altri utenti. Spesso contrapponiamo il termine «virtuale» a «reale», ma non è corretto: un ambiente virtuale è reale, solo che le azioni compiute sono mediate da strumenti. È illusorio pensare che quello che facciamo, anche in ambiente virtuale, non abbia effetti e conseguenze: il metaverso è una frontiera della nostra soggettività, cioè del nostro modo di esprimere la nostra identità nelle relazioni. Piuttosto, potremmo dire che il virtuale non è pienamente umano, perché manca di una relazione fisica diretta, vissuta in presenza e di persona.
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