Una rete tra la strada e il SSN
Il diritto alla salute, sancito dall’articolo 32 della Costituzione è sotto attacco, e l’Italia è uno dei fanalini di coda in Europa per spesa sanitaria. Non stupisce quindi che proprio le persone più fragili, i migranti, i senza fissa dimora o in genere chi per varie ragioni perde la residenza, rischiano l’esclusione dall’assistenza sanitaria, perché è proprio la residenza che apre l’accesso ai diritti e ai servizi nel nostro Paese. In questo contesto si pone un’iniziativa in controtendenza, nata anche in altri territori a partire dagli anni ‘80, ma che in Veneto ha raggiunto una maggior sistematicità.
Si tratta della Rete veneta degli ambulatori Ets, un sistema di presidi medici, gestito in diverse città e centri minori, dagli enti del terzo settore, come le caritas, la Croce Rossa, le Cucine economiche popolari, ong come Emergency e altri tipi di associazioni come Medici in strada o Cesaim. L’assistenza è garantita da 437 volontari, 23 dipendenti, 156 medici specialistici e 107 volontari di segreteria, in collaborazione con le Usl e la Regione Veneto. È l’ultimo baluardo per chi non ha accesso al servizio sanitario nazionale ma anche per chi è disorientato rispetto al percorso di cura da intraprendere e non ha i mezzi conoscitivi o economici per curarsi.
La sanità di mezzo
Il 24 gennaio scorso, nel corso di un convegno, organizzato presso la sede della Provincia di Padova, la rete delle Ets veneta, composta da 19 ambulatori, ha presentato, per la prima volta in Italia, un rapporto che fotografa negli anni il tipo di assistenza, di pazienti, di servizi prestati, ma anche rilevato criticità, bisogni, lacune legislative, problemi di procedure, mentre la platea delle persone che hanno necessità di questo tipo di intervento è in continuo aumento.
«Gli ambulatori del volontariato – afferma Marco Baldini, della Società italiana di medicina delle migrazioni (SIIM) – sono un ponte tra la strada e il servizio sanitario nazionale, sempre più necessario. Oltre a essere punti di riferimento per i più fragili, sono anche i sensori del territorio che permettono di cogliere i bisogni e di trovare possibili soluzioni. È a questo scopo che è nata negli anni ‘80 la SIIM, per raccogliere le esperienze su tutto il territorio nazionale, metterle in relazione, produrre analisi tecniche da sottoporre ai decisori politici».
Servizi erogati e sfide per il futuro
Tutti gli ambulatori veneti offrono servizi di medicina generale, ma 9 su 17 offrono diverse prestazioni specialistiche: odontoiatria, oculistica, ginecologia, otorinolaringoiatria. Gli utenti seguiti dalla fondazione dei servizi sono 39 mila, circa 4600 all’anno. Nel 2022 c’è stato però un notevole balzo, con 5800 nuovi utenti registrati e 15.500 prestazioni erogate. Il numero è in aumento sia tra gli stranieri regolari che hanno un lavoro ma non una residenza e tra gli italiani che hanno perso la residenza e quindi la possibilità di accedere al servizio sanitario nazionale.
Da qui l’appello alle istituzioni di farsi carico di soluzioni ad hoc e di lungo periodo, per esempio agevolando da parte dei comuni la concessione di residenze fittizie. Nonostante gli sforzi ancora 81 mila persone in Veneto sui 5 milioni di abitanti non hanno accesso alla sanità, e ciò nonostante il servizio sanitario regionale sia un’eccellenza in Italia.
Un appello colto da Emanuela Lanzarin, Assessore regionale alla Sanità e Servizi sociali, che ha ricordato gli interventi fatti in precedenza su questo fronte dalla Regione- tra cui il DGRn.1030, 28 luglio 2021, che ha promosso iniziative per facilitare l’accesso alle cure di persone particolarmente vulnerabili -, ha assicurato il sostegno anche per gli anni a venire, riconoscendo alla rete veneta degli ambulatori Ets un grande valore sociale ma anche di indirizzo, per ripensare alcune politiche sanitarie.
Per un inquadramento sul tema sanità, consulta l’articolo pubblicato nel numero di ottobre 2023 del «Messaggero di sant'Antonio».