Una serata indimenticabile
Nella ricorrenza del tempo liturgico quaresimale un gruppo di Nepi, accompagnato dalla concittadina Stefania Falasca, nota vaticanista di «Avvenire», su invito del Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie S.E. Mons. Diego Giovanni Ravelli, ha partecipato alla Celebrazione dei Vespri solenni in Cappella Sistina. Non ci sono abbastanza parole per descrivere tanta bellezza e tutte le emozioni che si susseguono quando si partecipa a un evento di questo genere; si è trattato di un’occasione unica. Varcare il Portone di Bronzo, attraverso il quale si accede al maestoso Scalone che porta ai piani alti della Curia e alla Cappella Sistina, dà un senso di imperiosa importanza e quasi mette in soggezione chi lo sale, conscio di trovarsi al cospetto dell’arte e della religione ai massimi livelli.
Siamo entrati senza subire l’interminabile coda d’ingresso ai Musei Vaticani, unica possibilità di accesso per tutti alla Sistina. Appena superata la piccola porta, l’atmosfera di questo luogo benedetto e meraviglioso ti inebria immediatamente. I presenti non erano cosi numerosi come i tanti turisti che normalmente la affollano e hanno pochi minuti per visitarla. A noi, invece, terminata la funzione, è stato concesso di osservare bene gli affreschi michelangioleschi che, per quanto siano riprodotti ovunque, visti con i propri occhi continuano ad essere strabilianti. Abbiamo potuto scrutare bene anche il meraviglioso pavimento cosmatesco della Cappella, con rombi, quadrati, triangoli composti da miriadi di pezzetti di marmi colorati pregiatissimi.
La Sistina è per sua natura un’aula liturgica e, come tale, quando si contempla durante una preghiera sembra apparire ancora più bella, autentica, perché si rivela in tutta la sua ricchezza di significati. Mons. Diego Giovanni Ravelli ha presieduto la celebrazione dei Vespri nella II settimana di Quaresima; egli è Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, presenza discreta ma importante sempre a fianco di papa Francesco, responsabile della Cappella musicale Pontificia Sistina, Arcivescovo di Recanati e Delegato Pontificio per la Basilica di sant’Antonio in Padova. Negli anni Novanta, quando era un giovane sacerdote, è stato viceparroco di Nepi (VT) e poi reggente della stessa parrocchia, prima di essere inviato a Roma. Si è dedicato alla pastorale vocazionale diocesana, spendendosi molto per le attività parrocchiali nepesine, grazie alle sue grandi capacità, l’incessante impegno profuso in ogni iniziativa e lo spirito di accoglienza, tanto da conquistare tutti, al punto che ancora oggi molti nepesini lo ricordano con forte affetto e gratitudine. A lui va innanzitutto il nostro ringraziamento per averci onorato della sua presenza e per il dono a tutti noi di una omelia specificamente quaresimale molto significativa.
Mons. Ravelli ha voluto riprendere due itinerari quaresimali tracciati da papa Francesco nel 2020, quando aveva parlato del simbolo della polvere e delle ceneri. Il primo percorso indicato è «dalla polvere alla vita», è quello da seguire e su di esso si è incentrata la meditazione del 1 marzo, mentre quello contrario «dalla vita alla polvere» è da evitare e verrà trattato tra due settimane. Il primo itinerario è stato spiegato dal Papa collocandolo nella Creazione e il simbolo della polvere sul capo nel mercoledì delle ceneri ci ricorda che veniamo dalla Terra e che in Terra ritorneremo; siamo cioè deboli, fragili, mortali, polvere nell’Universo. Ma, detto ciò, il Papa ha aggiunto che, anche se siamo polvere, se ci lasciamo plasmare dalle mani di Dio diventiamo una meraviglia.
Secondo mons. Ravelli possiamo ritrovare questo primo percorso tracciato da papa Francesco «dalla polvere alla vita» nel famoso affresco della creazione dell’uomo nella volta michelangiolesca. Il genio di Michelangelo, nel raccontare la creazione, ci offre una singolare interpretazione per farci capire in cosa consiste la grandezza di essere creati a immagine di Dio. In essa, infatti, rappresenta la mano del Padre con il dito teso, perché vuole essere il segno della volontà di Dio di raggiungere in ogni modo la creatura per riempirla di vita, mentre il braccio di Abramo, al contrario, non è teso, ma quasi rilassato e il dito non è allungato, e questo è il segno della liberta dell’uomo. Dio offre ad Abramo – che rappresenta il primo uomo – il suo amore, la sua vita, ma non impone la sua volontà e spetta solo all’uomo e alla sua libertà di accogliere l’amore di Dio o di rifiutarlo.
Mons. Ravelli, ha concluso ricordandoci come il poco che noi siamo abbia un valore infinito agli occhi di Dio; noi siamo la sua gloria, la sua speranza, il suo tesoro. Riflessioni importanti accompagnate e arricchite dalla suggestiva esecuzione di Salmi, Inni, Antifone della Liturgia da parte di un magnifico coro, sostenuto e indirizzato da un organo eccezionale, sempre con lo sguardo fisso sul Giudizio Universale di Michelangelo, uno dei più grandi capolavori dell’arte occidentale. Al termine della celebrazione, Stefania Falasca ci ha accompagnato a salutare mons. Ravelli, il quale ci ha accolto con grande gioia, ricordando la realtà di Nepi ricca di fede, storia e cultura.
Tra i momenti più significativi della serata quello in cui la Falasca ci ha guidato nello splendore dei Palazzi Vaticani, spiegandoci con un grande senso di rispetto le particolarità di questi luoghi magnifici che conosce sin da bambina e che oggi frequenta spesso per le sue attività di giornalista e scrittrice di vari libri, alcuni dedicati al magistero di papa Francesco e papa Luciani, che seguiamo con ammirazione, ricoprendo anche il prestigioso incarico di vice presidente della Fondazione Giovanni Paolo I di cui è stata vice postulatore della causa di beatificazione. È per questo che vogliamo esprimere gratitudine a Stefania per la sua generosità e per il dono di una serata indimenticabile ricca di emozioni.