Una questione da sempre aperta è quella della presenza del male nel mondo. Da dove proviene? Qual è la sua origine e quale la sua causa? E ancora: perché il dolore innocente? In sintesi, come l’autore, councelor filosofico e studioso di bioetica, già sostiene all’inizio del libro, il male non ha né ragione né finalità: questo però ci interroga seriamente sulla posizione di Dio rispetto al male. Se il male è presente e non è solo apparenza (di questo facciamo esperienza concreta nella nostra vita), perché Dio non interviene fermandolo? Il tema viene affrontato sotto vari aspetti, rifacendosi alle posizioni di filosofi, teologi e pensatori che nel tempo hanno cercato delle vie per illuminare la questione.

Particolarmente interessante è la parte in cui viene confutata l’idea secondo cui il male subito serva sempre per un bene maggiore e che il dolore sia una via privilegiata per cogliere il mistero di Dio: l’analisi operata è soprattutto attenta alle dinamiche esistenziali umane, in relazione al male fisico e al male morale, alla colpa e alla sua imputabilità. La «teologia della cura per Dio», sostenuta dalla rivelazione biblica e sulla scorta del pensiero di Shelling e di Pareyson, è la proposta dell’autore per affrontare la questione: Dio si rivela come un «Dio che non sussiste impassibile senza di noi» bensì «desidera essere desiderato» e «si determina a non essere senza l’uomo», diventa il Dio-con-noi anche «grazie a noi», insieme a noi lotta contro il male, presente come una zona d’ombra che Dio ha deciso di non scegliere per sé, orientando invece la sua esistenza al bene. Il testo non pretende di dare una parola definitiva sull’argomento, ma offre degli spunti interessanti di riflessione: per essere affrontato richiede un moderato impegno e attenzione.