Il sindaco green delle Hawaii
Le isole statunitensi dell’arcipelago vulcanico delle Hawaii sono considerate da sempre un paradiso tropicale, meta di surfisti e vacanzieri di tutto il mondo. Location di famose serie televisive poliziesche di successo, come Magnum P.I. e Hawaii Five-0, oggi la posizione geografica delle Hawaii e le condizioni ambientali ne fanno un caposaldo strategico della geopolitica dell’Indo-Pacifico, e uno Stato pioniere nella lotta all’inquinamento e nella resilienza ai cambiamenti climatici.
Il primo cittadino di Honolulu, città-capitale che conta quasi un milione e mezzo di abitanti, è un americano di origine italiana, Rick Blangiardi, cresciuto a Cambridge, in Massachusetts, e veterano della Riserva della Marina degli Stati Uniti. Dopo aver ottenuto un Bachelor of Science allo Springfield College in Massachusetts, Blangiardi ha conseguito un Master in Educational Administration all’Università delle Hawaii. Per oltre quarant’anni ha lavorato nel settore dei mass media ricoprendo posizioni dirigenziali tra Seattle, New York, San Francisco e Los Angeles fino a diventare presidente di Telemundo Holdings Inc., la seconda rete televisiva di lingua ispanica più grande degli Stati Uniti. Sportivo da sempre, Blangiardi ha iniziato la sua carriera da allenatore di football nei primi anni Settanta all’Università del Connecticut, per poi passare all’Università delle Hawaii. Inoltre si è sempre impegnato nell’attività delle principali organizzazioni no-profit, nelle istituzioni educative e nei programmi di sviluppo giovanile dell’arcipelago. Blangiardi vive a Honolulu con la moglie Karen Chang, ha tre figli: Matt, Ryan e Laura, e cinque nipoti.
Msa. Come sindaco di Honolulu, quali sono i problemi che deve affrontare?
Blangiardi. I problemi principali riguardano i senzatetto, la mancanza di alloggi a prezzi accessibili, le infrastrutture obsolete, l’assistenza agli anziani in un territorio che deve fare i conti con il crescente invecchiamento della popolazione, e poi politiche e procedure antiquate nel funzionamento della città.
A parte il turismo, quali sono le principali risorse economiche delle Hawaii?
La popolazione hawaiana è molto diversificata sul piano culturale, ed è molto resiliente e laboriosa. Poi l’attrattiva naturalistica non ha bisogno di presentazioni. C’è anche una notevole presenza militare. E certamente la nostra posizione geografica incide sulla geopolitica dei rapporti con la Cina.
Oahu, l’isola dell’arcipelago delle Hawaii in cui si trova Honolulu, è tristemente famosa per l’attacco giapponese a Pearl Harbor, il 7 dicembre 1941, in seguito al quale gli Stati Uniti entrarono nella Seconda guerra mondiale. Oggi è la Cina a dimostrare tutte le sue ambizioni imperialiste nell’area dell’Indo-Pacifico, e non solo. E il vostro arcipelago è anche alla portata dei missili balistici della Corea del Nord.
Qui alle Hawaii abbiamo la seconda più grande presenza militare di qualsiasi città degli Stati Uniti, fatta eccezione per Washington DC. Penso che sia giusto dire che dalla Seconda guerra mondiale non c’è mai stato, finora, il tipo di minaccia e di tensione che la Cina ha posto in essere insieme alla capacità militare della Corea del Nord.
Le isole Hawaii come stanno reagendo agli effetti deleteri del riscaldamento globale?
Stiamo affrontando la minaccia molto concreta dell’innalzamento del livello del mare, della siccità, dell’aumento delle temperature, degli incendi boschivi, della diminuzione dei venti alisei. Stiamo facendo tutto il possibile per mitigare queste minacce, per esempio con una migliore gestione delle coste, puntando sui veicoli elettrici, sull’impiego dell’energia solare e di fonti di energia derivanti dall’oceano e dalla geotermia. Stiamo realizzando piste ciclabili quasi ovunque sull’isola di Oahu, e anche il nostro primo sistema ferroviario autonomo, completamente elettrico, primo nel suo genere anche negli Stati Uniti.
Il crescente inquinamento dell’Oceano Pacifico rischia di compromettere gli habitat marini e le barriere coralline. Pensiamo alle tonnellate di plastica provenienti dalle coste dell’Asia, trascinate dalle correnti, o alla riduzione del cibo per la fauna ittica, spinta sempre più spesso, qui come altrove, verso le coste. È il caso, per esempio, degli squali. Come affrontate questa situazione?
Eliminare la plastica monouso è il modo più semplice per ridurre questo tipo di rifiuti. Lavorando con il mondo dell’impresa e con altri soggetti interessati, abbiamo implementato la Disposable Food Ware Ordinance, che riduce l’inquinamento da plastica monouso nell’isola di Oahu eliminando gradualmente le stoviglie in polistirene e quelle di plastica utilizzate nel settore della ristorazione. Inoltre, Honolulu collabora con lo Stato delle Hawaii e con altri partner attraverso la partecipazione alla Hawai’i Green Growth e alla sua Sustainable Business Roundtable, nonché all’iniziativa Climate Hawai’i della Hawai’i Executive Conference. Si tratta di partnership pubblico-private impegnate a promuovere obiettivi economici, sociali e ambientali sostenibili. Nonostante il nostro «isolamento geografico», è evidente che a causa dei rifiuti e dell’inquinamento da plastica siamo tutti collegati attraverso l’aria e gli oceani. Così i cambiamenti climatici e l’inquinamento hanno un impatto diretto su tutti noi e sui luoghi che amiamo.
Lei è stato un importante top manager televisivo. Pensa di aver realizzato il suo «sogno americano»?
Certo, ma le sfide non sono mai state così grandi come nel mio impegno di sindaco. Stiamo lavorando ogni giorno per risolvere i difficili problemi che affliggono Honolulu e le nostre municipalità, quindi il mio «sogno americano» è ancora, in gran parte, un work in progress.
Lei ha ascendenze italiane. Dove sono nati i suoi familiari?
Mio padre, Salvatore John Blangiardi, è nato qui negli Stati Uniti, ma il nonno paterno Agrippino (Peter) era nato a Mineo, in Sicilia. Mia madre Rose Irene Spera è nata negli Stati Uniti, ma i nonni materni, Sabato Spera ed Ermelinda erano di Napoli.
Parla ancora l’italiano?
Oggi no, ma da bambino sì. La mia educazione è stata bilingue: inglese e italiana.
Cosa le è rimasto delle sue radici italiane?
L’eredità italiana scorre nelle mie vene, ma vivere qui alle Hawaii ha i suoi limiti nella possibilità di onorare la mia appartenenza etnica rispetto, ad esempio, al fatto di vivere nel Nord-est degli Stati Uniti, a Boston o a New York. Comunque sono in contatto con la comunità italo-americana di Honolulu.
Ha ancora parenti in Italia?
I miei figli mi hanno detto che ne hanno rintracciati parecchi attraverso Facebook.
In famiglia conoscete la figura di sant’Antonio di Padova?
Sì, mia madre nella sua vita faceva costantemente riferimento a sant’Antonio, e lo pregava ogni volta che perdeva qualcosa.
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