Casa di Anna, casa della città
In dieci anni, di strada ne ha fatta moltissima. Dimostrando come, nella vita, la visione, il coraggio e la tenacia valgano molto per superare certi ostacoli. Con una convinzione: è il lavoro il vero strumento di emancipazione di ogni individuo, persone fragili e disabili comprese. E con un’aggiunta non da poco: forse non c’è ambito più potente e benefico per l’inclusione sociale del lavoro immersi nella natura.
È partendo da queste profonde convinzioni che Piero Pellegrini ha ideato la sua creatura più straordinaria: «Casa di Anna», una fattoria sociale dove persone con diverso grado di disabilità e di svantaggio trovano un’occasione di riscatto attraverso la produzione agricola. A partire da sua figlia: Anna, per l’appunto.
Cambiare per vivere
Pellegrini è il cognome di una nota famiglia di imprenditori veneziana. Dopo tanti anni trascorsi in azienda, è arrivata la decisione di cambiare vita per andare meglio incontro alle esigenze della figlia gravemente disabile, in una città come Venezia, piena di barriere architettoniche, scale in casa che murano dentro e ponti in strada che impediscono di spostarsi. Ecco, allora, la scelta di trascorrere gli anni della pensione in campagna, in una fattoria immersa nel verde, interamente accessibile. Non solo: Piero e la moglie Carla non desiderano per la loro figlia una splendida dimora nel verde dove vivere in isolamento. No, perché sanno quanto sia importante per lei la relazione con altre persone. Ed è così che nasce l’idea di trasformare la loro casa di Zelarino, alle porte di Venezia, in una vera e propria fattoria didattica e sociale, dove coltivare ortaggi rigorosamente biologici che vengono lavorati, trasformati, venduti e proposti anche nel ristorante.
È così che, nel 2014, nasce «Casa di Anna». Che in pochi anni diventa un’oasi: campi coltivati, serre, alberi da frutto e una vigna; un agriturismo con camere dove è possibile pernottare, una sala polifunzionale per congressi ed eventi aziendali; il negozio di ortaggi per la vendita diretta con un banco ai mercati cittadini della zona, ma anche con consegna a domicilio; feste di compleanno, uscite didattiche, progetti con anziani malati di Alzheimer, che stimolano la memoria nell’orto aromatico; tanti bambini che partecipano alle attività didattiche proposte e Anna, la padrona di casa, sempre circondata da tante persone che frequentano la sua casa, vi lavorano e la rendono viva e accogliente, pronta ad aiutare altre persone in difficoltà.
La dignità di un lavoro
Da quando è stata fondata, la struttura ha accolto oltre 250 persone fragili o in condizione di svantaggio (disabili, minori, carcerati, nuove povertà), alle quali è stata offerta l’opportunità di lavorare in un contesto protetto e immerso nella natura, contribuendo a innescare un circolo virtuoso di sostenibilità e solidarietà con un’importante ricaduta su tutto il territorio veneziano. È, questa, l’unica fattoria sociale del Veneto a operare in tutti gli ambiti di iscrizione all’elenco, cioè inserimento socio-lavorativo, disabilità, benessere della persona e giustizia.
L’azienda ha per la maggior parte lavoratori sotto i 40 anni, la metà sono donne. Attualmente ci sono 13 dipendenti a tempo indeterminato e 17 stagionali. La dedizione di Carla e Piero è instancabile. «Abbiamo scelto – spiega la direttrice Alice Pietropolli – di lavorare solo con contratti regolari, un impegno gravoso e in un certo senso “in controtendenza” rispetto a molti nostri competitor, ma è una scelta etica coerente con i nostri valori fondanti». Aggiunge: «Nei nostri campi, come nel nostro laboratorio di trasformazione, nel magazzino o nel negozio, lavorano persone con diverso grado di disabilità o provenienti da differenti condizioni di fragilità, come persone che stanno concludendo un percorso giudiziario, oppure donne vittime di violenza. Tutte operano quotidianamente insieme, membri di uno stesso processo produttivo, piccoli tasselli di un puzzle che compone l’intera esistenza di «Casa di Anna». In questo contesto di frammentazione del lavoro, ognuno può contribuire nella misura in cui può, sentendosi comunque parte del tutto, importante, degno».
Ed è qui che si esprime il valore di autodeterminazione dell’individuo attraverso il lavoro: a differenza di altre esperienze e realtà che fungono più da «parcheggio», infatti, qui la persona svantaggiata trova la propria dimensione di realizzazione, sentendosi davvero utile: fosse anche solo per aver realizzato le etichette dei prodotti in vendita. Attraverso il lavoro agricolo, «Casa di Anna» si pone come un ponte tra il mondo della fragilità e la comunità locale, creando spazi di crescita e autonomia per chi vi partecipa. Questi percorsi di inserimento non sono pensati in modo isolato, ma sono frutto di una stretta collaborazione con le istituzioni del territorio, tra cui l’Ulss 3 Serenissima, i Servizi sociali del Comune di Venezia e l’Ufficio esecuzione penale esterna di Venezia e Treviso. Grazie a questa sinergia, la struttura è in grado di offrire un ambiente di lavoro protetto e inclusivo, dove i partecipanti possono sviluppare le proprie competenze, accrescere la propria autostima e costruire un futuro più autonomo e dignitoso.
Nell’ottica di questa sinergia territoriale tra enti e istituzioni, sono sorti anche dei progetti trasversali di ortoterapia e ecopedagogia che hanno messo insieme bambini delle scuole dell’infanzia e anziani delle case di riposo, al lavoro nell’ortogiardino aromatico. Ma anche tante iniziative culturali ed enogastronomiche che hanno avvicinato a questa realtà la cittadinanza, trasformando la «Casa di Anna» in una vera e propria casa della città. Il sogno dei coniugi Pellegrini, infatti, è quello di condividere questa loro creatura con tutto il territorio, perché esso se ne prenda cura, e perché questo loro progetto possa continuare la sua opera benefica per tante altre persone. «Combattiamo ogni giorno – sottolinea Piero – per la nostra sopravvivenza, cercando in tutti i modi di essere autosufficienti e di dare continuità ai progetti e al lavoro delle persone. Lo facciamo proprio attraverso il lavoro, la qualità del nostro servizio e dei nostri prodotti, che devono essere venduti nel mercato competendo con quelli realizzati da personale non disabile. Non è facile, ma sappiamo che è possibile e ci mettiamo tutti l’anima».
E, così, un’idea dopo l’altra, un progetto dopo l’altro, un risultato dopo l’altro, «Casa di Anna» esplora sempre nuove dimensioni, come quella, tra le più recenti, della realizzazione, in collaborazione con Ais (Associazione italiana sommelier) Veneto, di un vigneto inclusivo coltivabile anche da persone disabili; nonché di un vigneto «Piwi», cioè che prevede la messa a dimora di vitigni particolarmente resistenti alle malattie fungine, riducendo così il numero di trattamenti. Il progetto si prospetta trentennale e, soprattutto, ben rappresenta le intenzioni di «Casa di Anna» per il prossimo futuro: continuare a offrire lavoro, ma soprattutto essere un luogo di benessere, davvero per tutti.
Per maggiori informazioni: www.casadianna.net
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