23 Maggio 2025

Canada 28º membro dell’UE?

In Canada e in Europa si allarga il dibattito sulla possibilità di un avvicinamento tra il Paese degli aceri e il Vecchio continente per arginare le mire espansionistiche degli Stati Uniti. Un obiettivo ambizioso e complesso.
Canada 28º membro dell’UE?

© microstockhub / Getty Images

Sarà pure fantageopolitica, ma l’idea che il Canada possa tenere rapporti sempre più stretti e integrati con l’Unione Europea, fino a diventarne il 28° Paese membro – a scapito della minaccia del presidente Donald Trump di farne il 51° Stato americano – è uno scenario che suscita sempre più interesse nell’opinione pubblica internazionale. Sebbene la geografia, il legame con la Gran Bretagna attraverso il Commonwealth, e le rigide regole di adesione rendano l’ipotesi una suggestione, per ora, piuttosto irrealistica, è indubbio che, con gli Stati Uniti sempre più orientati verso una politica nazionalistica, il Paese degli aceri e il Vecchio continente abbiano tutto l’interesse a convolare a nozze. Le due sponde dell’Atlantico sono già più vicine grazie al CETA, l’accordo di libero scambio entrato in vigore in via provvisoria nel 2017. Ora avanza addirittura la possibilità che il Canada possa aderire formalmente all’UE. Una teoria sostenuta da diversi esperti e politici.

La sfida è stata lanciata il 2 gennaio scorso da un articolo del settimanale inglese «The Economist», a firma di Stanley Pignal. A fine febbraio, Sigmar Gabriel, ex ministro degli Esteri tedesco, ha dichiarato: «Invitiamo il Canada nell’UE». Il limite geografico non appare invalicabile, come dimostrano i precedenti di Marocco, Turchia, Cipro e Georgia. L’economista Charlemagne, editorialista del «The Economist», ha affermato: «L’Europa ha bisogno di spazio e risorse, il Canada ha bisogno di persone. Facciamolo». A marzo è intervenuto anche l’ex commissario europeo al Commercio, Pascal Lamy: «È più probabile che il Canada diventi il 28° Stato dell’UE che il 51° Stato Usa». Un’ipotesi che piace agli stessi canadesi. Secondo un sondaggio condotto da Abacus Data tra il 20 e il 25 febbraio scorsi, il 46% si è detto favorevole all’adesione. Abbiamo interpellato in merito alcuni esponenti della Comunità Italo-Canadese.

«L’adesione all’UE è un’opzione da prendere in considerazione – dichiara la senatrice canadese Sandra Pupatello, figlia di emigrati friulani –. Sarebbe fantastico se il Canada si unisse all’Europa, dove ogni Paese conserva la sua identità e indipendenza. Su cultura, valori, lingue, storia e principi democratici siamo già vicinissimi. L’appartenenza al Commonwealth, poi, non sarebbe un ostacolo. Mentre il Regno Unito si è ritirato dall’infrastruttura commerciale europea, il Canada la sta rafforzando attraverso il CETA. Non sarebbero un problema nemmeno le distanze. Ci sono città dell’Est del Canada più vicine all’Europa che all’Ovest del Canada. Di sicuro rafforzeremo i rapporti con Paesi europei che non hanno mai approfittato di tutto ciò che abbiamo da offrire, come il gas naturale che, attraverso un impianto in costruzione sulla costa orientale, potrebbe presto essere esportato in Germania. Con gli Stati Uniti che mettono in discussione organizzazioni come la NATO e il NORAD (Comando per la difesa aerospaziale del Nord America), è necessario rivedere il nostro approccio globale, e un Canada nell’UE potrebbe rappresentare una possibilità strategica. Ci sono ancora dei punti di frizione, per esempio sul grano, ma niente di insormontabile. Anche sul piano militare la sinergia con l’Europa è destinata a rafforzarsi. Oggi l’equipaggiamento richiesto non è più quello di trent’anni fa, e il Canada eccelle in tecnologia e innovazione. Gli Stati Uniti non sono più un alleato affidabile e dobbiamo considerare tutte le opzioni, compresa quella di aderire all’Unione Europea».

Rafforzare intese e business reciproco

Dal canto suo, Angelo Iacono, deputato federale e presidente del Gruppo interparlamentare Canada-Italia considera «l’Unione Europea un partner strategico privilegiato grazie al CETA, l’accordo di libero scambio che semplifica le pratiche burocratiche e riduce i costi per le imprese, incrementando gli scambi reciproci». In un contesto globale in continua evoluzione, accentuato dalla guerra tariffaria degli Stati Uniti, «il Canada ha l’opportunità di diversificare e rafforzare le proprie relazioni economiche. Il Canada ha già tratto vantaggio da solide relazioni commerciali con Paesi come Giappone, Taiwan e India, dove gli scambi hanno portato benefici reciproci, stimolando la crescita in vari settori. Un rafforzamento delle relazioni internazionali con l’UE e altri Paesi-chiave è fondamentale per il Canada. I risultati positivi sono già evidenti, con scambi in crescita e nuove sinergie. Continuando su questa strada, il Canada potrà consolidare la propria competitività e promuovere lo sviluppo reciproco a lungo termine». Niente adesione, quindi, ma relazioni rafforzate.

A Montréal Alessandra Attias è consulente in materia di immigrazione canadese, e osserva che «per entrare nell’UE, il Canada dovrebbe riconoscere i flussi migratori legati alla libera circolazione, ma ciò sarebbe incompatibile con il sistema normativo vigente. L’immigrazione canadese si basa su criteri di selezione legati alle esigenze del mercato del lavoro. Oggi, complice la chiusura di diversi programmi di immigrazione e un tasso di disoccupazione considerato elevato, questo scenario appare improbabile». Secondo Attias esistono già alcune possibilità che permettono una mobilità, seppur limitata, a giovani e lavoratori. «Anche nei trasferimenti intra-aziendali è necessario dimostrare un chiaro beneficio economico, sociale o culturale per il Canada, oltre a garantire che il permesso di lavoro non entri in concorrenza con la manodopera canadese. Inoltre per garantire un concreto flusso migratorio tra i Paesi, è essenziale facilitare il riconoscimento dei titoli di studio, consentendo ai professionisti di esercitare la propria professione senza ostacoli».

Cultura e valori condivisi

Sul fatto che il Canada sia storicamente legato all’Europa è d’accordo anche il professor Antonio Serrafiore, docente di Lingua e cultura italiana all’Istituto Italiano di Cultura di Montréal. «Canada ed Europa condividono la stessa tradizione culturale e linguistica. Questi legami continuano a favorire la cooperazione in ambito politico ed economico. Entrambi i contesti condividono il sistema sanitario pubblico, così come valori quali la democrazia, i diritti umani, la giustizia sociale, facilitando i rapporti di collaborazione su questioni relative a temi globali quali il cambiamento climatico, la sicurezza internazionale e la gestione delle migrazioni. L’approccio al multiculturalismo rappresenta un ulteriore punto di contatto. Il modello canadese d’integrazione può offrire spunti all’Europa che affronta sfide sempre più complesse in quest’ambito. Nonostante la possibilità di un’adesione del Canada all’Unione Europea sia improbabile, i rapporti economici e politici si stanno consolidando con il Paese nordamericano che rappresenta un partner strategico per il Vecchio continente».

Opportunità e ostacoli giuridici

Un approccio cauto è quello di Bob Sacco, responsabile del commercio e delle dogane per la KPMG (agenzia che opera in Canada in ambito audit, assicurazioni e servizi fiscali), nonché presidente della Fondazione CIBPA (Canadian Italian Business Professional Association) di Toronto per l’Educazione: «È importante diversificare i mercati. Il Canada non ha bisogno di diventare il 28° membro dell’Unione Europea poiché entrambe le parti sono firmatarie del CETA – osserva Sacco –. Il Canada è l’unico Paese del G8 ad avere un accesso preferenziale a due dei mercati più grandi del mondo: quello dell’UE con il CETA, e quello degli Stati Uniti, con il CUSMA. Insieme costituiscono un bacino di 800 milioni di persone e un mercato di circa 2 trilioni di dollari. Le imprese canadesi hanno già accesso a queste opportunità e dovrebbero concentrarsi su come massimizzare i benefici». Per il Canada, che esporta oltre il 75% dei suoi beni verso gli Stati Uniti, l’UE continua a rappresentare un’opportunità strategica. «Le imprese canadesi devono confrontarsi con regolamenti complessi e ostacoli linguistici. È fondamentale semplificare la burocrazia per rendere più agevole l’accesso al mercato europeo». C’è poi il capitolo delle grandi opere pubbliche che rappresentano un’ulteriore opportunità. «In Canada – conclude Sacco – questo mercato vale oltre 200 miliardi di dollari, mentre quello dell’UE è ancora più ampio».

A fare i conti con l’attuale normativa è Salvatore Cimmino, co-fondatore di AIOT Canada (organizzazione che supporta la crescita e la competitività delle imprese) e membro del Consiglio di amministrazione della Canadian Chamber in Italy: «Secondo la portavoce della Commissione europea, Paula Pinho, gli attuali trattati dell’UE stabiliscono che solo i Paesi europei possono aderire all’UE, rendendo improbabile un ingresso del Canada, almeno per ora – sottolinea Cimmino con realismo –. Ma, come si suol dire, se c’è la volontà politica, un modo si trova. Canada e UE possono migliorare il CETA semplificando le procedure di esportazione per le piccole e medie imprese. Inoltre, collaborando su minerali critici ed esplorando progetti di esportazione energetica, potremmo diversificare i mercati e ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti. Il Canada può svolgere un ruolo chiave in settori come la tecnologia, le energie rinnovabili e l’agricoltura. L’enorme sconvolgimento delle attuali politiche commerciali degli Stati Uniti, caratterizzate da dazi e protezionismo, sta spingendo il Canada a rafforzare i suoi legami economici con l’Europa e, perché no, anche con l’Asia, bilanciando così la sua posizione strategica nelle relazioni economiche transatlantiche».

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Data di aggiornamento: 23 Maggio 2025

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